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Sanit: bitonci, ok a grande polo ospedaliero a padova

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Padova, 9 ott. ”Due ospedali, per la citt e per tutta la Regione, in centro, a 600 metri l’uno dall’altro, vicini allo Iov e agli Istituti universitari, collegati all’autostrada da un nuovo sistema di viabilit che consentir di alleggerire il traffico della Stanga, grazie ad un ponte che collegher via Corrado con via Longhin. Questa la proposta che oggi abbiamo illustrato per la Grande Sanit padovana. Una proposta che non prevede ulteriore consumo del suolo e rischiose pratiche di esproprio – dichiara Massimo Bitonci – Sull’area giustinianea potr insediarsi l’Ospedale della citt, con il Sant’Antonio, con 1000 posti letto”.

“In via Corrado, dove ora si trovano gli impianti sportivi del Cus e gli uffici di Acegas-Aps (ex Gasometro), su un’area di quasi 200.000 metri quadri, con possibilit di un ampliamento per altri 50.000 metri quadri sui prospicienti terreni di propriet del Comune, in via Longhin, sorger il Policlinico universitario – prosegue il sindaco di Padova – Aspettare qualche settimana, dopo anni di immobilismo, stato vantaggioso sia per la Regione, che per i padovani. L’Amministrazione ha prontamente raccolto l’offerta del presidente Zaia, che prevede di mantenere in citt, e vicini fra loro, due ospedali e lo Iov. L’abbattimento degli edifici obsoleti, presenti nell’area giustinianea, consentir inoltre di liberare nuovi spazi, a disposizione dell’Universit, per la realizzazione di Istituti di ricerca e per l’ampliamento delle rete, gi esistente, del Campus universitario”.

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Sanit: zaia, per nuovo ospedale padova non c’e’ tempo da perdere

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Venezia, 9 ott. ”Accogliamo con piacere la nuova proposta del Sindaco di Padova, che trovo interessante e degna di nota”. E’ questo il primo commento ”a caldo” del Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, rispetto alla nuova proposta di riorganizzazione dell’edilizia e della strutturazione sanitaria di Padova illustrata oggi.

”Ad una prima impressione – aggiunge Zaia – mi pare un buon progetto, che interconnette strutture come l’ospedale, il policlinico universitario e il campus ma, soprattutto, va nella direzione della proposta regionale, che prevedeva un ospedale territoriale, tipo Treviso o Vicenza, con mille posti letto, l’accorpamento del Sant’Antonio e dello Iov nell’attuale area di Via Giustiniani, e un polo clinico-universitario, con altri mille posti letto, da realizzare ex novo”.

”Trasmetter immediatamente questo nuovo progetto all’attenzione dei tecnici regionali per l’avvio di un’istruttoria che voglio sia approfondita ma anche portata a termine nel pi breve tempo possibile. Non c’ tempo da perdere – conclude Zaia – nell’interesse dei padovani ma anche in quello pi generale della sanit veneta e italiana, perch stiamo ragionando di un’evoluzione di valenza quanto meno nazionale”.

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Ebola: zaia, veneto con volontari padovani del cuamm in sierra leone

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Venezia, 8 ott. ”I padovani Giovanni Putoto e Matteo Bottecchia e tutti gli altri coraggiosi volontari del Cuamm che si stanno prodigando per fronteggiare Ebola e curare le persone colpite in Africa sappiano che la Regione del Veneto e sar orgogliosamente al loro fianco i ogni modo possibile”. Con queste parole il Presidente Luca Zaia commenta la notizia che altri due operatori volontari sono partiti dal Veneto per raggiungere la Sierra Leone dove il Team del Cuamm si sta prodigando per fronteggiare l’epidemia di Ebola nel distretto del Pujeun.

”Questi uomini e donne ammirevoli – aggiunge Zaia – stanno combattendo una durissima battaglia per la vita e se, come Regione, potremo essere loro utili, basta che ce lo facciano sapere. Il Veneto, per tutto quanto possibile, risponder ci siamo”.

”Per ogni istituzione del mondo, piccola o grande – conclude Zaia – un dovere morale adoperarsi perch questo incubo mortale possa finire e il Veneto, terra di volontariato per antonomasia, popolata da gente generosa, di sicuro non si tira indietro”.

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Ebola: cuamm padova invia altri due operatori italiani (3)

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– Medici con l’Africa Cuamm continua dunque a sostenere i due centri di isolamento: uno nell’ospedale di Pujehun, l’altro a Zimmi, una delle aree focolaio dove stato fatto uno sforzo logistico considerevole per costruire l’isolamento e dotarlo di acqua corrente, toilette e inceneritore.

“Questo quello che cerca di fare Medici con l’Africa Cuamm a Pujehun e a Zimmi dove le fiamme dell’epidemia continuano ad elevarsi, spavalde e minacciose – conclude Putoto – Ci siamo con la nostra presenza, il nostro aiuto tecnico e materiale, la nostra determinazione a non mollare. Il lavoro molto e faticoso: pazienti Ebola da assistere in modo professionale e umano, personale sanitario da affiancare nelle sfide quotidiane, comunit impaurite da incoraggiare. Una speranza da costruire passo dopo passo, sfida dopo sfida, con loro”.

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Ebola: cuamm padova invia altri due operatori italiani (2)

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– Ed ecco come si presentata Freetown, la capitale della Sierra Leone, agli occhi di Matteo Bottecchia appena arrivato nel Paese ” un paese disorientato quello che accoglie il nostro arrivo, in un aeroporto deserto. La presenza di Ebola si legge fin dai primi passi fuori dall’aeromobile, accolti da acqua clorinata per lavarsi le mani, materiale informativo sull’infezione, check point sanitari appena dopo i controlli doganali. La macchina della prevenzione al primo impatto pare ben rodata, funzionante, ma resta nell’aria una sensazione d’attesa, di timore e incertezza”.

Secondo Bottecchia “L’infezione ha trovato una breccia tra le ferite di un Paese sovrastato da problemi profondi, con un sistema sanitario fragile e impreparato ad un compito cos grande come combattere quest’epidemia senza precedenti. Sono donne e uomini forti e motivati quelli che stanno portando avanti la quotidiana battaglia contro il virus, ma ogni giorno si confrontano con enormi difficolt tecniche, specialmente nelle aree pi periferiche come Pujehun, dove le vie di collegamento tra una miriade di piccoli centri sparsi sul territorio sono al limite della praticabilit, e il materiale di protezione e trattamento per il Centro di Salute di Zimmi, il pi vicino all’attuale focolaio d’Ebola, arriva solo attraversando il fiume Moa a bordo di una barca a remi”.

“Sembra una lotta impari, quella tra la rapidit di diffusione del virus e la lentezza a cui si costretti anche per fornire servizi sanitari di base. E il grande rischio che l’apparente insormontabilit degli ostacoli porti rassegnazione, ovvero un’altra porta aperta per Ebola”, conclude.

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Ebola: cuamm padova invia altri due operatori italiani

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Padova, 8 ott. Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanit aggiorna i dati sulle vittime di Ebola in Africa Occidentale in un triste conteggio che vede salire a 3439 i morti su un totale di 7492 casi (con la giornata nera di sabato scorso 4 ottobre che ha registrato 121 morti e 81 nuovi casi in sole 24 ore), Medici con l’Africa Cuamm invia altri due operatori italiani a rinforzo del team che sta fronteggiando l’epidemia nel distretto di Pujehun a sud della Sierra Leone.

Si tratta del dottor Giovanni Putoto, responsabile Programmazione Cuamm e del dottor Matteo Bottecchia, inviato con funzioni di assistente al capo progetto. Entrambi padovani, sono partiti con preoccupazione ma anche con grande determinazione. La loro presenza va ad affiancare quella degli altri 4 operatori Cuamm presenti a Pujehun che coordinano un gruppo di circa 200 operatori locali.

” come un’ossessione insopprimibile che non ti abbandona e non ti d pace – dichiara il dottor Putoto all’arrivo nel paese – Non la vedi, ma dappertutto che ti insegue e ti perseguita. l’epidemia dell’Ebola che ha sequestrato le vite e le menti della gente della Sierra Leone. I dati si rincorrono uno dopo l’altro e sono sempre pi negativi. I casi di Ebola aumentano anche se in uno stato di perfetta equit. Non ci sono disuguaglianze sociali, di genere o di generazione in questa malattia. Le vittime sono lo specchio dell’umanit di sempre: uomini e donne, bambini e anziani, laici e chierici, ricchi e poveri, contadini o abitanti delle citt. In una dimensione esistenziale che non pi la stessa di prima, tutti indistintamente cercano un segno di speranza, un segno positivo, una prospettiva semplice: tornare ad una vita normale, dignitosa, pacificata con la natura”.

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