PATI metropolitano: quale sostenibiltà ambientale?

Il Piano di Assetto Territoriale Intercomunale (PATI) dell’area metropolitana di Padova, adottato di recente, non garantisce la sostenibilità ambientale. Lo afferma il presidente onorario di Legambiente, Sergio Lironi, osservando che l’attuazione del piano comporterà, rispetto alla situazione attuale, un aumento delle emissioni di CO2 del 23,45% per quanto riguarda le attività produttive e del 40% per quanto riguarda il traffico automobilistico.
Rispetto alle scelte operate dal Piano di Assetto Territoriale Intercomunale dell’area metropolitana di Padova, non tutte condivisibili, ci sarà modo d’intervenire puntualmente nella fase delle "Osservazioni", ma per quanto riguarda la sua sostenibilità ambientale, alcuni dati di fondo, desumibili dalla Relazione progettuale, dalle Norme Tecniche e dal Rapporto Ambientale (VAS – Valutazione Ambientale Strategica), consentono già di fare una prima valutazione complessiva.

Va a questo fine innanzitutto ricordato che il PATI è stato introdotto dalla Legge Urbanistica Regionale 11/2004, che pone il principio della sostenibilità ecologica e della salvaguardia delle risorse ambientali a fondamento dei nuovi piani, consentendo l’utilizzo di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente. L’art. 13 della Legge urbanistica impone inoltre un preciso limite quantitativo alla trasformabilità (urbanizzazione) del territorio agricolo classificabile come SAU (superficie agricola utilizzata).

Dagli studi per il PATI risulta che nel territorio metropolitano di Padova, oltre ad una grande quantità di capannoni abbandonati, esistono oltre 3 milioni di mq di aree ancora inutilizzate anche se da tempo destinate dai PRG dei diversi Comuni ad attività produttive, commerciali e direzionali. Ci si poteva aspettare che il nuovo piano – in coerenza con le finalità della legge urbanistica – riducesse drasticamente dette esorbitanti previsioni urbanistiche. Di fatto, invece, oltre a confermare la quasi totalità delle precedenti destinazioni d’uso, il PATI prevede 1.446.315 mq di nuove aree di trasformazione. Per superare quanto prescritto dall’art. 13 della Legge urbanistica, si è persino utilizzato l’espediente di individuare un "Polo produttivo di Padova" (comprendente anche aree dei Comuni di Saonara e Ponte San Nicolò) non computato nel lim ite quantitativo massimo della SAU trasformabile dai Comuni in quanto classificato come "intervento di rilievo sovracomunale".

Complessivamente dunque oltre 4 milioni e mezzo di aree (aree nuove + aree confermate dal PATI) che si prevede vengano urbanizzate nel prossimo decennio a fini commerciali e produttivi, il che comporterà – secondo il Rapporto Ambientale – nuove emissioni di CO2 pari a circa 617.000 tonnellate / anno, con un incremento di circa il 23,45 % rispetto alle emissioni attuali dovute agli insediamenti esistenti (valutate in 2.634.421 t/a). Per ridurre il danno, il PATI consiglia l’utilizzo di nuovi criteri edilizi e di energie alternative, ma – mentre in diverse nazioni europee già oggi si realizzano nuovi quartieri virtualmente ad emissioni zero -le Norme di piano si limitano solo alla irrisoria richiesta di una "compensazione di almeno il 10 % della CO2 prodotta" dai nuovi insediamenti, che può anche essere monetizzata con oneri da versare ai Comuni e che i Comuni stessi potranno utiliz zare per interventi di rimboschimento di aree destinate a verde pubblico.

Ancor più preoccupante è la stima effettuata dal Rapporto ambientale in relazione al traffico automobilistico. Il PATI conferma tutti i progetti di nuove superstrade previsti dal recente Piano Territoriale Provinciale: dal GRA – Grande Raccordo Anulare, alla camionabile sull’Idrovia, alla Bovolentana, …e gli effetti si vedono! In dieci anni si prevede che dallo scenario attuale di 1.538.004 tonnellate di CO2 prodotte annualmente si passi tendenzialmente a 2.235.332 t/a. Sempre il Rapporto ambientale calcola che alcuni interventi infrastrutturali mitigatori previsti dal PATI possano ridurre le emissioni di un 4 % rispetto allo scenario tendenziale (non rispetto allo scenario attuale!), ovvero ad un valore stimato di 2.153.431 t/a, che corrisponde ad un incremento del 40 % rispetto alla situazione attuale!

Se al + 23% di emissioni dovute ai nuovi insediamenti produttivi e commerciali ed al + 40% dovuto al traffico, si dovranno sommare le nuove emissioni dovute alle nuove urbanizzazioni residenziali lasciate all’iniziativa dei diversi PAT comunali in fase di elaborazione (per il solo Comune di Padova – in cui le stime demografiche non ipotizzano alcun significativo aumento di popolazione sino al 2020 – si stanno programmando almeno 1.280.000 mc di nuova edilizia, che si aggiungeranno ai 1.765.000 mc costituenti la capacità residua dell’ultima Variante di PRG) e se si ricorda che la Comunità Europea si è posta l’obiettivo di ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020, non possiamo non chiederci quali siano i reali elementi di sostenibilità del piano e quale relazione esista tra le altisonanti dichiarazioni di principio della legge regionale e dei documenti programmatici e le concret e scelte pianificatorie definite dal PATI.

Sergio Lironi – Presidente Onorario Legambiente Padova

(tratto da Ecopolis, newsletter socioambientale di Legambiente Padova)+

 

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