Nomadi, a Padova controlli stretti e case in “autocostruzione”

Come far allontanare i nomadi sgraditi perché al margine della legalità tempestandoli di controlli, e come aiutare nell’inserimento stanziale quelli che rimangono offrendo loro in affitto case comunali che loro stessi si sono costruiti, dopo un corso di formazione.

E’ la strada percorsa dal Comune di Padova, che sta realizzando dodici alloggi ‘in autocostruzione’ per altrettante famiglie sinti. "Ci piacerebbe che il ministro Maroni venisse alla inaugurazione – dice il vicesindaco Claudio Sinigallia – e vorremmo spiegare alla Lega che qui si tratta di un esempio di ‘buone prassi’. Fra i nomadi bisogna distinguere, e la nostra esperienza dimostra che è possibile recuperarli coinvolgendoli, come abbiamo cercato di fare in questi anni".

Dal 2004, quando si è insediata l’amministrazione di centrosinistra del sindaco Flavio Zanonato, i nomadi sul territorio comunale si sono ridotti da oltre 200 ad un’ottatina. E questo da una parte "attivando percorsi per farli rientrare nel paese d’origine", spiega Sinigallia, dall’altra monitorando i campi con la collaborazione delle forze dell’ordine. "Questa storia delle impronte digitali mi fa ridere – osserva il vicesindaco – noi sapevamo sempre tutto di loro, con il nostro monitoraggio continuo e con l’aiuto dell’Opera nomadi".

Alcune famiglie provenienti da Brescia, "un po’ violente – precisa – siamo riusciti a farle allontanare, con i nostri controlli continui". E i nomadi alla fine rimasti sono quelli di un insediamento di una cinquantina di rom la trentina di sinti coinvolti nel progetto dell’autocostruzione. Nomadi sì ma italiani da generazioni, sottolinea Sinigallia, e i cui figli frequentano la scuola "già dalla materna". Quanto all’autocostruzione, "é una strada diversa da quella percorsa per il campo nomadi di Mestre – spiega il vicesindaco di Padova -. Lì si tratta infatti ancora di un campo nomadi, seppur con servizi annessi alle roulottes. Da noi invece si sta costruendo alloggi da dare in affitto e che, nel caso di rottura del contratto, tornano al Comune". I sinti che vi lavorano, dopo essere stati formati al lavoro di muratore e con l’aiuto dei capomastri forniti dall’amministrazione, ricevono un salario da 800 euro, "300 dei quali – precisa – li accontoniamo noi per l’affitto".

A lavori ultimati, la prossima primavera, gli alloggi si chiameranno Villaggio della Speranza e saranno dedicati a Marta Cimento, la psicologa veneta e vicepresidente dell’Opera nomadi morta nel dicembre scorso a Padova. La strada percorsa a Padova "é l’unico sistema per ridurre tutte le problematiche – ha detto il sindaco Zanonato – che a volte creano insicurezza e degrado: a questo scopo utilizziamo un fondo avuto dallo Stato".

(ANSA)

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