Persone, non reati che camminano. Ripensare la pena

La recente ricerca realizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, offre finalmente delle solide basi scientifiche per una riflessione sul valore rieducativo della pena e sulle politiche penali che offrono effettivamente sicurezza alla società.

La recente ricerca realizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, secondo la quale la recidiva scende sotto il 20 per cento quando i detenuti godono dei benefici di legge e vengono accompagnati in un graduale reinserimento nella società, contro lo storico 70-80 per cento di recidiva che si registra tra i reclusi che scontano interamente la propria pena con un trattamento esclusivamente "intramurario", offre finalmente delle solide basi scientifiche per una riflessione sul valore rieducativo della pena e sulle politiche penali che offrono effettivamente sicurezza alla società.

In questo senso l’anno appena iniziato vede una congiuntura non solo favorevole, ma forse addirittura irripetibile per una riflessione su questi argomenti dalla quale scaturiscano proposte sensate, che possano effettivamente trovare riscontro in una risposta politica concreta.

Oltre al recente indulto, infatti, che ha riportato gli istituti di pena a livelli di vivibilità, il Governo si appresta a varare il nuovo Codice penale e in Parlamento è stato depositato un progetto di riforma dell’Ordinamento penitenziario. Nel frattempo, da più parti vengono sottolineate le ulteriori esigenze di riforma del sistema giustizia, dalle quali si auspica possa perlomeno scaturire un processo più rapido ed efficace.

Insomma, forse per la prima volta nella storia repubblicana si offre l’occasione non solo di armonizzare il sistema delle pene e il sistema dell’esecuzione delle pene stesse in base al dettato costituzionale, ma anche di poter mettere da subito in atto le riforme grazie alla “deflazione” degli istituti di pena conseguente l’indulto. E di trovare, se possibile, il coraggio per fare quell’amnistia, necessaria perché la Giustizia possa davvero cominciare a funzionare in modo decente.

Appare allora quasi doveroso cercare di far incontrare i maggiori esperti di questi argomenti, sul fronte della riforma del Codice penale da una parte, e dall’altra dell’esecuzione della pena, e di una possibile riforma dell’Ordinamento penitenziario, impostando la discussione sulla necessità di un’azione di riforma congiunta e razionale che punti all’effettivo recupero dei detenuti, incidendo in modo significativo sulla recidiva, senza condizionamenti da parte di un’opinione pubblica, disinformata ad arte su questi argomenti, che sono invece fondamentali per definire la civiltà di una nazione.

Hanno già dato la loro disponibilità a intervenire alla Giornata di Studi

· Alessandro Margara, magistrato, presidente della Fondazione Michelucci, autore di una proposta di riforma dell’Ordinamento penitenziario
· Mauro Palma, presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura
· Luciano Eusebi, Ordinario di Diritto penale nella Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza e membro della commissione di studio per la riforma del Codice Penale
· Carlo Alberto Romano, criminologo, presidente dell’associazione “Carcere e territorio” di Brescia
· Laura Cesaris, Università di Pavia, Dipartimento di Diritto e procedura penale
· Paolo Canevelli, Magistrato di Sorveglianza dell’Ufficio di Sorveglianza di Roma
· Pietro Buffa, direttore della Casa circondariale di Torino
· Lucia Castellano, direttrice della Casa circondariale di Bollate
· Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia con delega per le carceri

Sono stati invitati a intervenire i Magistrati di Sorveglianza di Padova e il Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia.

Orari: Entrata ore 9.00. Inizio convegno ore 9.30. Pausa ore 12.30 (buffet multietnico).
Ripresa lavori ore 13.30. Conclusione lavori ore 16.30

Be the first to comment on "Persone, non reati che camminano. Ripensare la pena"

Leave a comment