Camusso: “Non pensavo si potesse peggiorare la Fornero, ma ho visto anche questo”

Non si sta facendo abbastanza per mettere il lavoro e la famiglia al centro della politica economica. Questo il pensiero della senatrice Pd Susanna Camusso, intervenuta oggi all’evento “Lavoro e welfare a misura di famiglia”

Non si sta facendo abbastanza per mettere il lavoro e la famiglia al centro della politica economica. Questo il pensiero della senatrice Pd Susanna Camusso, intervenuta oggi all’evento “Lavoro e welfare a misura di famiglia” organizzato da Adnkronos per il progetto Demografica al Palazzo dell’Informazione di Roma.
“È difficile vedere una prospettiva futura da tutti i punti di vista. – esordisce Camusso – Non c’è un’idea di politica industriale, non è proprio un tema del dibattito, al massimo ci solo posizioni di tipo negazionista, come il non credere alla transizione ecologica e quindi ostacolare tutto ciò che in qualche modo possa guardare quella prospettiva”.
Sul lavoro, l’ex sindacalista Camusso afferma che “Vengono vantati numeri crescenti dell’occupazione, che però corrispondono a meno ore lavorate, il che vuol dire che non è vero che la nostra condizione occupazionale è migliorata. C’è ormai un esercito di lavoratrici e lavoratori lavorano 20 ore alla settimana, ci sono part time involontari e altre forme di lavoro che dimostrano come ci sia una richiesta di lavoro a cui non corrisponde un’offerta altrettanto adeguata”.
Il dibattito sul salario minimo
Camusso sottolinea come il lavoro sia strettamente legato alla questione demografica: “Abbiamo un’amplissima area di lavoro povero ma è stato negato il fatto che il salario minimo fosse una risposta. Il salario minimo – sottolinea la senatrice – riguarda soprattutto le lavoratrici. Poi abbiamo un tema di cui non ci occupiamo affatto, perché siamo terribilmente preoccupati dall’idea che ci siano misteriose invasioni in corso del nostro paese e in realtà in particolare nel Mezzogiorno ma anche sempre più al Nord, abbiamo intere coorti di giovani e di giovani donne che sono andati all’estero e non intendono tornare nel nostro paese. Ovviamente questo influisce anche sulle prospettive demografiche del paese”.
A fronte della crescente emigrazione, Camusso ammonisce che in Italia “Abbiamo paura della migrazione e quindi non affrontiamo ciò che potrebbe compensare una serie di aspetti critici per la nostra demografia.
L’assenza dei servizi
“C’è anche un tema che riguarda il lavoro e i servizi nel nostro paese. – continua Susanna Camusso – l’Italia non è fatta di grandissime città ma di territori che ora chiamiamo aree interne e che sono collegati sempre peggio con il resto della penisola. Abbiamo una parte sempre crescente del paese che si sta spopolando per assenza di servizi, di connessioni. La pandemia ci ha dimostrato che un po’ di connessioni permetterebbero opere di popolazione e di rivitalizzazione di questi territori”. Finita l’emergenza pandemica, però, “abbiamo tolto le connessioni e ricominciato a tagliare i fondi pe rle scuole. Non abbiamo nessuna idea di come le persone, in particolare i più giovani, possano restare nel territorio pur avendo esperienze di lavoro e attività di lavoro che non siano nel proprio territorio.
Susanna Camusso sulla legge di bilancio
Alla domanda del vicedirettore Fabio Insenga su come valuti le misure della legge di bilancio, la senatrice Pd risponde: “Nella legge di bilancio c’è poco sui problemi effettivi. Pensiamo a una cosa che piace molto alla Presidente del Consiglio su cui insiste molto, che è l’idea che le donne sono madri. Intanto le misure proposte non guardano al futuro perché sono soluzioni pensate su famiglie con due o tre figli e quindi sono a compensazione di una condizione data e non sono un’ipotesi di innovazione, sono basate su una logica del tutto antica che è quella di pensare che il problema sia che le donne concilino con loro stesse e non ci sia invece una forma di condivisione che riguarda la paternità ma anche come funziona la struttura delle città e dei territori intorno a questo elemento”.
Sull’utilizzo delle risorse, Camusso sostiene che “Si potevano fare cose più concrete, anche con meno soldi di quelli investiti. Penso a una cosa di cui abbiamo parlato tutti: in questi giorni sono usciti i dati sulle dimissioni volontarie, dove si conferma una quota prevalente delle lavoratrici che si dimettono per impossibilità. Perché? Per i divari delle politiche di contrattazione, della flessibilità che permetterebbero invece a quelle lavoratrici di poter conciliare il lavoro e la famiglia invece di dare per scontato che l’unica soluzione sia quella dell’uscita dal mercato del lavoro. Il problema di costruire un ambiente favorevole al fatto che si possa lavorare e curare una famiglia – continua l’ex sindacalista – oltre ad essere caratteristica non necessariamente esclusivamente femminile, non richiede straordinarie risorse, richiede di fare delle scelte di indirizzo che siano precise”.
Sul congedo parentale
“Tra i grandi paesi europei siamo l’unico che non ha ancora un significativo congedo paritario e che non ha l’obbligatorietà del congedo paritario. Questa – ammonisce Camusso – è una delle cose che ti può raccontare qualunque giovane lavoratore che ha provato a chiedere i congedi e si è sentito rispondere: ‘ma non hai una moglie?’ Questo è il pensiero ancora e tuttora dominante”.
Infine, la senatrice Pd sottolinea l’importanza della legge per cambiare il background culturale:
“La legge può anche servire a cambiare i costumi e a determinarne in modalità diverse, anche non particolarmente costose, ma bisognerebbe avere in mente questo, cioè bisogna avere in mente che politiche di qualità del lavoro e di flessibilità contrattata del lavoro sono necessarie alle possibilità di conciliare lavoro e vita personale. Dobbiamo però essere consapevoli – sostiene Camusso – che per farlo bisogna decidere che quella è la scelta nella quale ci si muove, ma mi pare che questo non accada. Questo mi pare che non ci sia”, chiosa Camusso.
Sulle pensioni
“Mi aspettavo di tutto tranne che peggiorare la legge Fornero e invece abbiamo visto anche questo. Il grande tema a cui dobbiamo guardare è l’incertezza pensionistica per tutti coloro che hanno dai 40-45 anni in giù. Se si cominciasse a pensarci adesso e non quando queste persone arriveranno alla pensione, saremmo in grado di affrontarlo, ma non ne vedo la volontà”, ha dichiarato Camusso concludendo il proprio intervento.

(Adnkronos)