Sanità, pediatri: “Picco Rsv a dicembre-gennaio, prevenzione arma in attesa vaccino”

(Adnkronos) – “I dati australiani, cileni e argentini, Paesi dove le stagioni sono invertite rispetto alle nostre, lasciano ipotizzare che” in Italia “il picco del virus respiratorio sinciziale (Rsv) sarà raggiunto a dicembre-gennaio, tornando così alla situazione pre-Covid. E i casi, sebbene sempre numerosi, non dovrebbero essere quelli di un’ondata eccezionale”. E’ il quadro prospettato da Fabio Midulla, presidente della Simri (Società italiana malattie respiratorie infantili) e ordinario di Pediatria all’università di Roma La Sapienza. Un quadro che per questo inverno alle porte è atteso come meno movimentato, dopo stagioni molto difficili a causa dell’effetto Covid sugli altri virus respiratori e dopo l’ondata di Rsv e bronchioliti che ha messo alla prova le Pediatrie del Paese. 

E’ comunque importante non abbassare la guardia, avverte l’esperto facendo il punto in occasione del 78esimo Congresso della Società italiana di pediatria (Sip) a Torino, e ricordare che il virus Rsv è l’agente principale della bronchiolite, prima causa di ospedalizzazione nei bambini sotto l’anno di vita. “La bronchiolite – illustra Midulla – all’inizio è come una malattia influenzale. Quindi, il bambino può avere il raffreddore, la tosse e un po’ di febbre. La cosa più importante è controllare l’alimentazione, che comincia a ridursi 24 ore prima della comparsa del distress respiratorio. Se il piccolo comincia a non mangiare, bisogna stare attenti, è quello il campanello d’allarme. Normalmente i sintomi più gravi si presentano tra il terzo e il quinto giorno”.  

In Italia – ricordano i pediatri – non c’è un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale, ma è disponibile un anticorpo monoclonale indicato solo per un ristretto gruppo di bambini fragili (palivizumab). E nuove armi sono in arrivo. E’ stato recentemente approvato dall’Agenzia europea del farmaco Ema e dalla statunitense Fda un nuovo anticorpo monoclonale (nirsevimab) per l’Rsv, che verrà utilizzato in questa stagione in 4 Paesi europei (Francia, Spagna, Germania, Lussemburgo) per immunizzare tutti i nati a termine e pretermine, sani e con displasia broncopolmonare. Negli Usa, oltre all’anticorpo monoclonale, sono stati approvati e verranno usati in questa stagione 3 vaccini anti-Rsv, 2 per gli over 65 e uno per le donne in gravidanza durante il terzo trimestre. “In Italia non si è ancora concluso l’iter autorizzativo per il nuovo monoclonale e non è ancora iniziato quello per i 3 vaccini. Speriamo di averli anche da noi il prossimo anno”, auspica Midulla. 

Nel frattempo, indicano dunque i pediatri, l’arma migliore resta la prevenzione primaria. Sip e Simri, in occasione del 78° Congresso di pediatria hanno realizzato un vademecum, pubblicato sui siti delle due società scientifiche per conoscere più da vicino il virus respiratorio sinciziale (patogeno che ha circa 5 giorni di incubazione), con una parte divulgativa rivolta ai genitori e una parte più tecnica rivolta ai pediatri. I sintomi da tenere sott’occhio? La malattia esordisce più frequentemente con raffreddore per 1-3 giorni e una sempre più marcata inappetenza. L’eventuale difficoltà respiratoria compare solo in un secondo momento. Nella bronchiolite la febbre alta è poco comune (è presente solo in un bambino su 3) e, si legge nella guida, questo aspetto porta a dover valutare altre possibili malattie respiratorie (come la polmonite).  

Fra i punti che vengono messi in evidenza c’è il consiglio di evitare di esporre i bambini più piccoli a fratellini o adulti raffreddati. Ricordando che il contagio passa più spesso dal contatto diretto attraverso le mani, e meno frequentemente attraverso la trasmissione respiratoria, le principali raccomandazioni sono: favorire la corretta igiene delle mani, evitare la condivisione degli utensili, detergere correttamente le superfici contaminate, evitare l’esposizione del bambino al fumo di sigaretta, senza dimenticare che il latte materno ha un effetto protettivo nei confronti dei virus respiratori in generale grazie a proteine antivirali come la lattoferrina e il lisozima.  

(Adnkronos – Salute)

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