Web economy: vero libero mercato

In questi giorni ci si arrovella giustamente nel trovare le giuste misure in grado di poter affrontare questa crisi impellente. Il FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha rivisto le ipotesi di PIL per quest’anno attestando il valore ad un  -2,2% , piena recessione. L’economia reale pende dalle scelte del nostro Governo, in cui le liberalizzazioni dovrebbero dare il giusto impulso alla crescita. Ma a parte alcune perplessità sull’orizzonte temporale in cui tali effetti saranno visibili, crediamo che i settori toccati siano di importanza marginale per le tasche delle nostre famiglie o per la ripresa delle nostre aziende. A ben guardare ci sono degli ambiti economici che possono portare a benefici collettivi in tempi più brevi , primo tra tutti lo sviluppo serio dell’e-communication e dell’ e-commerce.

Le cifre del web sono tra le poche in controtendenza, con crescita in doppia cifra. Nel 2011 il tasso di crescita in Italia dell’e-commerce si è attestato ad un +23%, un valore ben al disopra della media europea (+13%). Il mercato italiano segna  ben 8 miliardi di euro di fatturato nei vari settori . Una fetta molto importante proviene dalla vendita di servizi trai quali spiccano quelli assicurativi. Ma anche i prodotti di largo consumo sono in netta crescita (+17%). Da una classifica stilata da Audiweb al primo posto tra i portali su cui si sono verificati il maggior numero di transazioni ci sono Mediaworld (Elettronica di Consumo), Amazon (editoria ed altro) e Decathlon (sport).

Il nostro Paese mostra un continuo trend di crescita anche in questo periodo recessivo , proprio perché il mercato offre un offerta amplissima , con i vari brand che stanno sempre più investendo in questi canali distributivi. I vantaggi dal lato del consumatore sono facilmente intuibili, nelle varie vetrine ci sono sconti che arrivano, a seconda della categoria prodotto, anche oltre il 30% rispetto ai prezzi a scaffale. Questo poiché non ci sono costi connessi alla distribuzione organizzata che in media su un prodotto pesano per un buon 40% . Questo permette al produttore di risparmiare risorse ed investirle parzialmente nel prezzo al consumatore finale.

Il comparto sta naturalmente strutturandosi man a mano che i volumi crescono, anche perché vi sono delle resistenze connesse alla gestione dei dati , alla gestione della sicurezza dei pagamenti on line e alla certificazione di quei siti che possano garantire i livelli di garanzia di un prodotto che non verifichiamo fisicamente a priori.

La stessa comunicazione pubblicitaria si sta sempre più orientando al web per due ordini di motivi essenziali: i costi sono nettamente inferiori alla pubblicità tradizionale , gli effetti della comunicazione sono misurabili e possono essere targettizzati alle esigenze del committente. I valori assoluti sono ancora minimi , ma i trend sono di crescita assoluta con un +42% nel solo 2010. Oggi sono ancora pochi gli operatori in grado di lavorare in termini di comunicazione su una piattaforma web, li tradizionali agenzie pubblicitarie stanno ora dedicando qualche attenzione ma naturalmente essendo nati sul canale mass media tradizionale risulta per loro complicato muoversi in altro ambito.

Non tutto è veicolabile su internet, occorre verificare alcuni aspetti che riguardano sia l’azienda in quanto organizzazione che il prodotto. Oggi giorno mancano delle strategie in tal senso. Molte hanno un sito ma poche sanno cosa farne del sito, come questo possa diventare veicolo di comunicazione e di sviluppo commerciale se costruito in una certa maniera e soprattutto veicolato in modi idonei. Lo stesso utilizzo dei social network ci pone davanti ad un mercato di milioni di clienti potenziali che devono essere però approcciati in una certa maniera che non è quella dell’economia tradizionale.

Secondo un’analisi di Nettcom (Consorzio del commercio elettronico italiano)  il costo connesso all’acquisizione di un cliente sul web è pari a circa 27,00 euro (ci sono dei settori in cui si arriva anche a 40 euro) con un margine per l’azienda , a parità di costo a scaffale, pari ad un 60-70 % di media. Questo dimostra che ove si investa seriamente sul web si possano ottenere dei risultati in grado di garantire quelle risorse necessarie ad investire nell’innovazione e nello sviluppo prodotti . Anche settori come l’autotrasporto in questo momento di tensione ne beneficerebbero. Infatti investimento essenziale per un buon commercio elettronico è proprio la struttura logistica , non a caso in questi giorni importanti vettori stanno dialogando con portali quali Amazon alla ricerca di intese che possano alimentare il business futuro.

Luigi Del Giacco

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