Prostituzione: le regole della strada

Pubblichiamo la seconda parte dell’inchiesta curata dalla nostra Alessandra Franceschi sul fenomeno della prostituzione di strada a Padova.

(segue dalla prima parte dell’inchiesta)

A prescindere da qualunque opinione si possa nutrire nei confronti dell’attività prostitutiva, un fatto è chiaro, anche se spiacevole da affermare: la prostituzione è un grande affare commerciale con regole proprie.

L’obbligo per le prostitute di pagare l’affitto del marciapiede è un’usanza ancora presente e molto radicata. Si peccherebbe d’ingenuità a pensare di potersi mettere sulla strada e di non dover nulla a nessuno. In Italia, Padova compresa, il principale gestore delle strade della prostituzione è la ‘ndrangheta. Essa è così coinvolta in quest’attività che a livello nazionale riesce a raggiungere un fatturato di circa 2740 milioni di euro l’anno. In questa cifra rientra anche la gestione degli appartamenti in cui spesso viene consumata la prestazione sessuale.

L’affitto del marciapiedi viene corrisposto all’‘ndrangheta in vario modo. Se il pagamento riguarda le ragazze dell’Est Europeo vi provvedono direttamente le organizzazioni criminali che controllano le ragazze. Di solito non pagano in contanti, ma attraverso uno scambio, diciamo così, di favori. Per esempio, se il racket albanese vuole piazzare sulla strada delle proprie ragazze, allora si preoccupa di far arrivare in Italia dall’Afganistan armi e droga che concede gentilmente alla ‘ndrangheta in cambio di un pezzo di strada o di un’intera zona. Se invece il pagamento riguarda le persone autonome, ragazze sudamericane o transessuali, allora questo viene corrisposto direttamente in contanti. In media il costo giornaliero di un posto sulla strada è di 50 euro per ogni giorno dell’anno, indipendentemente dal fatto che sia un giorno festivo o che la ragazza non lavori. Inoltre, le ragazze sudamericane devono anche pagare l’affitto della camera dove lavorano, poiché hanno l’abitudine di fornire la prestazione al chiuso, e sono altri 100 euro al giorno.

Chi invece non sembra dare nulla alla malavita nostrana è la mafia nigeriana, semplicemente perché ha adottato lo stratagemma di concentrare le proprie ragazze in zone di “scarso interesse commerciale”, quelle più limitrofe, adiacenti alle grandi strade del sesso, cioè la zona industriale di Padova (ZIP), considerata come una zona marginale poco appetibile. Visto lo scarso valore commerciale di quelle zone è difficile che la ‘ndrangheta vada a chiedere qualcosa ai nigeriani, a meno che non voglia sperimentare di nuovo il territorio da un punto di vista commerciale.

A Padova zone molto appetibili da un punto di vista commerciale, perché in posizione strategica tra il centro della città e le arterie che la collegano alla provincia, sono: l’Arcella, con un recente calo delle presenze nelle vie T. Aspetti e Guido Reni, e le zone limitrofe a essa: via d’Avanzo, via Annibale da Bassano, viale Po, e viale Plebiscito. Questo, attualmente si è ripopolata proprio a seguito dello svuotamento delle vie che attraversano il quartiere Arcella. Altre zone della città storicamente dedicate alla prostituzione di strada sono: tutta la zona di via Venezia, zona fiera e retro fiera. Altra zona cittadina di vecchia tradizione prostitutiva, in cui l’offerta di sesso s’intreccia ancora con quella dello spaccio di droga, è il quartiere del Portello, con via Loredan in testa. Per le caratteristiche urbanistiche, questo rione della città si è sempre prestato benissimo alla prostituzione di tipo maschile. Quartiere vivo di giorno, ma vuoto di notte, nel cuore della città e nello stesso tempo appartato garantisce quel tipo di contesto “protetto” di cui la prostituzione maschile per natura sente il bisogno.

Logicamente, nelle aree commercialmente più valide si troveranno quelle persone che sono più richieste dal “mercato” e quindi possono chiedere tariffe più alte. Possono permettersi un tariffario dai 50 euro in su le sudamericane e i transessuali, grazie a un aspetto molto curato e a un’importante esperienza pregressa. Grazie al loro forte potere contrattuale possono permettersi di scegliere i clienti. Cifre importanti e buona capacità di contrattazione hanno anche i ragazzi che si prostituiscono.

La situazione più drammatica è vissuta dalle ragazze nigeriane. Quest’ultime, oppresse dall’enormità delle cifre che devono restituire ai criminali che le controllano, devono lavorare 10 ore al giorno e tutti i giorni della settimana, indipendentemente che faccia caldo o freddo, in condizioni igieniche spaventose. Chiedono 20 – 30 euro per la prestazione sessuale perché sono poco “richieste” a causa del colore della pelle e perché devastate dai ritmi lavorativi. Estinguere debiti di 60.000 euro a 30 euro alla volta le rende soggetti molto vulnerabili, indebolite nella contrattazione dall’ignoranza dell’italiano e dalla necessità di dover dire di sì anche a quel cliente che chiede rapporti non protetti, e senza nessuno che dica loro dei pericoli sanitari in cui rischiano d’incorrere. La prostituzione nigeriana sta assumendo caratteristiche sempre più violente e pericolose.

A Padova le ragazze arrivate di recente sembrano essere davvero molto giovani, per diverse di loro c’è il sospetto che siano minorenni. Inoltre iniziano a essere controllate in modo molto più stretto, sono inavvicinabili da tutti coloro che non siano clienti. In altre città, come a Verona, alle ragazze che si prostituiscono viene anche fornita droga sia per il consumo personale, sia, e soprattutto, per lo spaccio.

Alessandra Franceschi

(clicca qui per leggere la terza e ultima parte dell’inchiesta)

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