Prostituzione: «Il metodo-Padova non risolverà il problema»

Diplomatica Delia Murer, assessore al Comune di Venezia alle Politiche sociali: «E’ sempre bene, affidandosi anche ai risultati di una recente ricerca europea, reprimere la domanda senza criminalizzarla».
Insomma: dialogo, persuasione, confronto. O anche, volendo, niente multe e minacce ai clienti. Più diretta Luana Zanella, referato alla Cultura e impegnata a livello nazionale nel lavoro di una nuova legge in tema di prostituzione: «Multare i clienti con la minaccia di far arrivare a casa il verbale non mi sembra una soluzione, nonostante dal caso-Padova siano già stati sbandierati dati che parlano di un calo istantaneo pari addirittura al 50 per cento. L’esperienza mi insegna che questo è solo un modo per spostare il problema, non per risolverlo». Ovvero, dalla strada alla casa: «Dove il fenomeno diventa molto meno gestibile, e se si consumano violenze diventa impossibile controllarle. Nelle case inoltre si suggella un patto infernale tra cliente e protettore: paradossalmente, la donna è ancora più esposta e più fragile».

La ricetta del sindaco Flavio Zanonato contro la prostituzione (pugno di ferro in guanto di vigile urbano) non raccoglie consensi tra le colleghe veneziane. «Ricorda molto il modello svedese, un errore dal quale da quelle parti non sanno più come venir fuori, e che viene sconsigliato dagli stessi amministratori che l’hanno applicato».

Zanella e Murer concordano: la lotta alla prostituzione è un percorso, non una fiammata. E se Murer mette le mani avanti per buon vicinato e assicura che «su questo argomento nessuno può dare lezioni», Zanella è indulgente sull’emergenza. «Quando il commercio del sesso è particolarmente esibito, si crea una situazione di disagio e di degrado rispetto alla quale i cittadini chiedono con immediatezza una risposta. Allora ci vuole la manifestazione eclatante. La cittadinanza può trovarsi a chiedere anche interventi sgangherati, repressivi, demagogici. A quel punto, mentre avvia un percorso destinato a essere produttivo nel medio e lungo termine, l’amministratore una risposta deve pur darla».

Zanonato potrebbe aver anche esagerato, visto che ha fatto accorrere a Padova le televisioni di mezza Europa, esattamente come è accaduto lo scorso agosto quando, dalla sera alla mattina ha tirato su il muro di via Anelli le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.
Venezia, al contrario, va fiera del suo lavoro silenzioso. Il pugno di ferro l’ha usato molto poco e raramente; ha preferito mandare sulla strada gli operatori e così facendo in dieci anni ha tolto dal marciapiede 200 ragazze che non ci sono più tornate: non sono poche. Ha tolto il fenomeno dagli androni dei cittadini, anche se adesso tocca a Marghera alzare la voce. Nessuno, in Comune, si stupisce più di tanto della protesta di questi giorni da viale Fratelli Bandiera: gli operatori del settore lo definiscono un fenomeno stagionale, le ragazze sono le stesse di ogni sera, ma ora le giornate si allungano, le si nota semplicemente di più.

Sarebbe perfetto se la prostituzione non esistesse – dicono – ma poiché questo non è possibile, allora si tratta di governarla: evitando alle donne situazioni di violenza e schiavitù, evitando provvedimenti che fanno chiasso per una settimana. Indelicato, ma inevitabile: se in ogni convegno il modello Venezia è indicato come quello da seguire in tutta Europa, Zanonato non poteva semplicemente affacciarsi alla finestra, guardare e copiare?

«Padova ha un progetto silenzioso, di recupero – dice Luana Zanella – Noi lo sappiamo, perché ne vediamo i dati. Ma quando il fenomeno sfugge di mano, serve il segnale forte. Io lo capisco, perché capisco che i cittadini premono, ma sono perplessa. Lo slancio clamoroso, in linea di massima, manifesta impotenza. E non è mai un bel messaggio».
(16 maggio 2007)

Anna Sandri

Tratto da "La Nuova di Venezia" del 16 maggio 2007

Be the first to comment on "Prostituzione: «Il metodo-Padova non risolverà il problema»"

Leave a comment