Una verità che interpella

Mercoledì 13 marzo 2024 la Facoltà teologica del Triveneto, nella sede di Padova, aprirà ufficialmente il diciannovesimo anno accademico con il Dies academicus (info). A tenere la prolusione è stato invitato il nuovo segretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, mons. Giovanni Cesare Pagazzi, che svilupperà il tema “Le esperienze comuni e l’unico necessario. Teologia ed evangelizzazione”. «Il teologo – anticipa don Andrea Toniolo, preside della Facoltà – porrà l’accento sul ruolo essenziale della teologia, non solo all’interno della chiesa, ma anche nel contesto culturale e sociale attuale, richiamando i fondamenti della persona (la dimensione spirituale, etica, relazionale) e gli elementi essenziali della vita sociale (il dialogo, l’apertura, l’integrazione, sempre fondati sul vangelo). Ci aiuterà a capire anche quali sono i compiti della teologia».

Quali sono le prospettive di una facoltà teologia, e in particolare di quella del Triveneto, in questo tempo?
«La prima prospettiva si può sintetizzare così: il volto pubblico della fede. La teologia è chiamata a trovare quei linguaggi che riescono a rendere significativa e credibile, nel contesto culturale, anche laico, anche non credente, la verità della fede o i valori ispirati al vangelo».

Un esempio di questa traduzione di senso per rendere credibile la verità di fede nell’oggi?
«La dottrina sociale della chiesa, ad esempio, traduce i valori della fede nel principio di sussidiarietà, del bene comune. Altri temi possono essere quelli del dialogo e dell’accoglienza dell’altro: la cultura della solidarietà e della prossimità sono profondamente radicate nel vangelo. E ancora c’è la dimensione costituiva spirituale religiosa della persona, ma anche di una comunità, di una società; fra i temi antropologici spiccano la questione della vita, della morte, la domanda di senso. Sono le questioni centrali di una società e quindi della teologia, cui spetta mostrare che la verità di fede non si rivolge solo all’interno della chiesa, ma interpella ogni persona».

Su questi aspetti quali sono i fronti di lavoro aperti in Facoltà?
«Uno dei progetti in cui ci impegneremo è quello dell’intelligenza artificiale, affrontata da una prospettiva antropologica, perché il tema chiama in causa la visione dell’uomo e la sua responsabilità etica di fronte alla tecnologia. Un altro ambito di ricerca è la realtà giovanile di fronte alla religione: come intercettare la domanda di spiritualità dei giovani? E poi la famiglia, che costituisce la realtà generativa e formativa più importante di una società. Affronteremo inoltre la nuova articolazione della presenza di chiesa nella nuova evangelizzazione, dalla trasformazione delle parrocchie alla valorizzazione dei ministeri laicali».

Questo primo gruppo di progetti incarna quindi il tema della teologia come volto pubblico della fede, come sapere aperto al mondo laico. A livello istituzionale quali sono le prospettive?
«Su questo secondo fronte l’attenzione è rivolta a dare all’impostazione dei percorsi di studio una sempre più alta incidenza formativa e – anche qui – una rilevanza maggiore a livello pubblico».

Qualche esempio?
«Ogni sapere oggi non è mai isolato e quindi è importante favorire l’interdisciplinarità, cioè l’interazione della teologia con la filosofia e le scienze, quelle umane in particolare. Anche il rapporto tra il percorso di teologia e quello di scienze religiose va ripensato, mettendo a fuoco ulteriormente la specificità delle scienze religiose, che intendono studiare il fenomeno del religioso nella società».

Un sapere universitario, oltre a essere interdisciplinare, vive anche di relazioni internazionali. Come si pone la Facoltà su questo fronte?
«L’internazionalità è per noi un terzo aspetto fondamentale di sviluppo. Da un lato, corrisponde alla realtà di un cristianesimo e di una chiesa che assumono sempre più una configurazione mondiale, plurale, globale; dall’altro, ci inserisce nel mondo universitario che oggi favorisce la mobilità e il confronto con istituzioni universitarie fuori dal continente europeo. Da parte nostra, abbiamo già realizzato per i nostri studenti e studentesse una summer school in Thailandia (dove la collaborazione con le istituzioni locali è ormai consolidata), e sono allo studio progetti di collaborazione con università africane. L’internazionalità si esprime anche con la presenza in Facoltà di un numero significativo di studenti provenienti da tutto il mondo, e in particolare da America Latina, Africa, India, Thailandia».

A chi è rivolta la proposta formativa della Facoltà?
«Con i suoi sette Istituti superiori di Scienze religiose collegati e quattro Istituti teologici affiliati, la Facoltà è una proposta formativa accademica aperta a tutti: non solo seminaristi, religiosi e religiose, ma anche laici e laiche, sia come investimento formativo di un giovane sia per la formazione personale e professionale permanente».

Soprattutto ai giovani, che investono in anni di formazione, quali prospettive professionali offre lo studio della teologia e delle scienze religiose?
«Innanzitutto va detto che i titoli accademici rilasciati dalla Facoltà hanno un riconoscimento civile da parte dello Stato; siamo inoltre inseriti nel Processo di Bologna, cioè di omologazione degli studi universitari europei. La prima spendibilità certa dei titoli è nell’insegnamento della religione cattolica a scuola, di cui c’è oggi grande necessità. Nei prossimi cinque anni in Veneto ci sarà un turn over del trentatré per cento degli insegnanti di religione, a motivo dei pensionamenti. È inoltre stato finalmente annunciato il tanto atteso concorso pubblico che permetterà di inserire in ruolo tanti precari».

Oltre alla scuola?
«Come per qualsiasi laurea di tipo umanistico, anche una preparazione in teologia o in scienze religiose può essere valorizzata in diversi ambiti lavorativi pubblici quali il settore sociale, la mediazione interculturale, la cooperazione, le risorse umane, il campo editoriale e giornalistico, l’ambito politico…».

E nella chiesa?
«La valorizzazione dei laureati e delle laureate nelle realtà pastorali delle nostre chiese è un punto fondamentale e va sostenuto e incrementato. Penso ai servizi legati alle attività educative rivolte ai giovani e alle famiglie, ad esempio. Certo, il servizio – oggi prezioso e domani indispensabile – dovrà trovare forme di riconoscimento e di remunerazione per poter essere sostenuto dai lavoratori e dalle lavoratrici».

Paola Zampieri

(Facoltà Teologica del Triveneto)