Lavoro, Nuova Collaborazione: “Ripensare quello di cura con prospettive fiscali e occupazionali”

(Adnkronos) – Le dinamiche del lavoro di cura in Italia restano molto complesse e diversificate. Nel 2022, il paese ha registrato un totale di 894 mila lavoratori domestici, con 429 mila badanti e 465 mila colf, come riportato dagli ultimi dati Inps. Questo settore si adatta costantemente ai cambiamenti della società: l’aumento delle badanti riflette l’invecchiamento della popolazione italiana e la crescente richiesta di assistenza. In Piemonte i lavoratori domestici sono stati 74.996, di questi la prevalenza è rappresentata dalle donne, (61.912 contro 6.322 uomini) mentre la composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia la prevalenza di lavoratori stranieri: che si sono attestati su 46.604 contro 21.630 di nazionalità italiana.  

Una fotografia importante, caratterizzata da dati e proposte di intervento significative, quella descritta nella tavola rotonda ‘Il potenziale del lavoro domestico. Ripensare il lavoro di cura secondo nuove prospettive fiscali e occupazionali’ organizzata da Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico) questa mattina presso il Centro Einaudi di Torino, per presentare alle associazioni e alle istituzioni, lo studio ‘Il potenziale del lavoro domestico, proposte di intervento’ realizzato sempre dal Centro Einaudi.  

“La mancanza di politiche di welfare strutturate in Italia – ha dichiarato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione (associazione nazionale datori di lavoro domestico) – ha reso i lavoratori domestici sempre più indispensabili per le famiglie italiane. Uno degli aspetti evidenziati nel nostro osservatorio ‘Il potenziale del lavoro domestico – Proposte di intervento’ è proprio la mancanza di sostegno effettivo e di agevolazioni fiscali per il lavoro di cura. Le politiche attuali non coprono, infatti, i costi del lavoro domestico come nel caso delle badanti per le persone non autosufficienti o delle babysitter per i bambini piccoli Come associazione datoriale chiediamo, da tempo, che il Governo prenda in considerazione la deducibilità totale del costo del lavoro domestico – retribuzione e contributi – per tutte le famiglie che decidono di assumere regolarmente un assistente familiare”. 

“Lo studio – ha commentato Filippo Breccia Fratadocchi, vice presidente di Nuova Collaborazione -ha evidenziato anche un altro fattore molto importante: il peso del lavoro di cura ricade ancora principalmente sulle spalle delle donne. Troppo spesso vediamo brillanti professioniste costrette a rinunciare alle proprie carriere per prendersi cura dei propri cari. È un segno inequivocabile del persistente squilibrio di genere nella nostra società. Ecco perché dobbiamo fare di più per riconoscere il valore del lavoro di cura e supportare coloro che lo svolgono”. 

Lo studio svela infatti una realtà preoccupante sul panorama lavorativo italiano: circa il 18% degli individui tra i 20 e i 64 anni è assente dal mercato del lavoro per motivi diversi da studio o pensionamento. Il dato si aggrava al 27% per le donne, contro un 8% degli uomini. Questa inattività femminile è principalmente imputabile alle responsabilità domestiche e di cura, che vedono il 53% delle donne non cercare attivamente lavoro per poter sostenere esigenze familiari. Il fenomeno non è omogeneo su tutto il territorio nazionale: il Mezzogiorno registra un preoccupante 25% di inattività contro il 15% del Nord e il 13% del Centro. La sottoccupazione, ovvero l’impiego in part-time, si attesta su un 20% generale, ma scava un divario marcato tra i generi, con una percentuale del 32% per le donne, a fronte di meno dell’8% per gli uomini.  

Dal punto di vista fiscale, nello studio viene presentata una proposta inedita: l’introduzione di un intervento fiscale di assistenza bambini, progettato per sostenere i genitori nel mercato del lavoro e nella formazione e una proposta di zainetto fiscale.  

Il piano proposto, punta ad estendere i confini dell’attuale sistema di bonus per l’infanzia, ampliandolo al pagamento per servizi di assistenza domiciliare fino al raggiungimento dei 12 anni di età dei figli. La novità più significativa è l’introduzione di una condizione innovativa: il beneficio sarà legato non solo al parametro Isee, ma anche all’impegno lavorativo o formativo dei genitori, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione attiva al mercato del lavoro, in particolare per le donne, tradizionalmente più impattate dalle esigenze di cura dei figli.  

In particolare, la copertura del costo per l’assistenza dei figli è prevista ridursi proporzionalmente in base alla percentuale di ore lavorate durante il mese di riferimento, rispetto ad una situazione occupazionale full-time. Con analoga cornice, viene proposto lo stesso schema di intervento per l’assunzione di personale badante. Alla presentazione della domanda dovrà essere fornita l’eventuale documentazione attestante l’iscrizione a corsi di formazione o la registrazione presso servizi pubblici per l’impiego – in caso di disoccupazione. 

Nelle ipotesi formulate, l’Inps giocherebbe un ruolo centrale nell’implementazione di questo piano, erogando un assegno mensile calibrato sulla situazione economica e di lavoro di ciascun nucleo familiare.  

(Adnkronos – Lavoro)

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