Musica, gli artisti contro piattaforme streaming e social: “La musica non è gratis”


E’ acceso il dibattito e James Blake su X accusa: ‘TikTok non paga adeguatamente’. In Italia anche il rapper Salmo si era esposto: ‘Non c’è più libertà di espressione’
Roma, 5 mar. – Negli ultimi anni, le piattaforme di streaming hanno reso l’intrattenimento più accessibile e personalizzato, rivoluzionando il modo in cui consumiamo cinema e musica. Tuttavia, dietro questa comodità digitale si nasconde un acceso dibattito riguardo ai compensi per gli artisti. E dopo gli attori, con i famosi scioperi di Hollywood, anche i protagonisti del panorama musicale iniziano a farsi sentire. L’ultimo sfogo è quello di James Blake, il cantante e producer inglese, che in una serie di tweet su X non risparmia nessuno sottolineando che gli artisti meritano un compenso adeguato per il loro lavoro creativo: “Il lavaggio del cervello ha funzionato e ora la gente pensa che la musica sia gratuita”.
“Se vogliamo musica di qualità qualcuno dovrà pagare per averla. I servizi di streaming non pagano adeguatamente, le etichette vogliono una fetta più grande che mai aspettando che l’artista diventi virale, TikTok non paga adeguatamente e i tour stanno diventando proibitivi per la maggior parte degli artisti”, continua Blake che raccoglie l’appoggio anche di Kanye West che accusa le etichette di pensare solo al profitto. Se da un lato, dunque, le piattaforme di streaming hanno reso la musica accessibile a livello globale, dall’altro hanno creato un nuovo modello di remunerazione per gli artisti che vedono il loro duro lavoro sminuito da compensi minimi. E la situazione, secondo Blake, non può che peggiorare con l’intelligenza artificiale. La produzione di musica ‘sintetica’, infatti, potrebbe portare a una eccessiva standardizzazione con impatti negativi sulla creatività e l’originalità della musica.
In Italia a sollevare la questione dei pagamenti insufficienti da parte delle piattaforme di streaming, ci ha pensato qualche giorno fa il si è scagliato anche contro le limitazioni imposte dai social media. Le piattaforme social, infatti, spesso limitano la durata dei video promozionali, impedendo agli artisti di condividere la loro musica in modo efficace. E non solo, accusa Salmo: “devi stare attento a quello che dici nelle canzoni, alle foto che posti, ai video che fai, altrimenti te lo bloccano. L’arte allora, ragazzi, è da buttare. Non c’è più libera espressione”.

(Adnkronos)