Reni di maiale impiantati in uomo, mix farmaci noti può evitare rigetto

(Adnkronos) – Un mix di farmaci comunemente utilizzato dai medici dei trapianti e già approvato dalla Fda può evitare che i reni di maiale impiantati in un essere umano vengano rigettati. A scoprirlo è stato un team di ricercatori pionieri degli xenotrapianti che aggiunge questo nuovo passo avanti a un percorso iniziato diversi anni fa dagli scienziati dell’University of Alabama a Birmingham (Uab). Si tratta della terza scoperta messa a segno dallo stesso gruppo di ricerca che a inizio 2022, aveva annunciato sull”American Journal of Transplantation’, di aver trapiantato con successo reni di maiale geneticamente modificati in un uomo in morte cerebrale.  

Quel report riconosceva come valido per valutare sicurezza e fattibilità di tali trapianti il cosiddetto modello Parsons, sviluppato dall’Uab con l’ente no-profit Legacy of Hope. Un modello che prende il nome da Jim Parsons, donatore di organi, primo uomo ad aderire al primo studio su xenotrapianti al mondo dell’Uab. Parsons viene dichiarato cerebralmente morto dopo un incidente in moto da cross a fine settembre 2021, e sebbene i suoi organi non fossero idonei alla donazione ha avuto la possibilità di lasciare un’eredità utile per le migliaia di persone in lista d’attesa per una donazione. Il 30 settembre 2021, infatti, la sua famiglia ha accettato che Parsons diventasse la prima persona a cui sono stati trapiantati 2 reni di maiale geneticamente modificati nell’addome dopo rimozione dei suoi reni nativi.  

Questi reni, ottenuti da un maiale in una struttura di livello clinico esente da agenti patogeni e trasportati all’Uab, erano stati opportunamente ingegnerizzati con 10 modifiche genetiche chiave che li hanno resi adatti all’uso terapeutico negli esseri umani. E quando trapiantati filtravano sangue e producevano urina, senza venire immediatamente rigettati. Sono rimasti vitali fino alla conclusione dello studio, 77 ore dopo il trapianto. Il processo ha dimostrato che un trapianto di questo tipo può funzionare, fornendo allo stesso tempo dati cruciali. Il nuovo passo avanti descritto dagli autori sul Journal of Clinical Investigation è stato ora la definizione del giusto mix di farmaci immunosoppressori che con l’aggiunta di un inibitore del complemento – spiegano gli scienziati – rappresentano il regime immunosoppressivo ottimale per gli xenotrapianti di rene da maiale a uomo.  

Si tratta, evidenzia l’autore principale dello studio, Jayme Locke, professore di chirurgia nella Marnix E. Heersink School of Medicine dell’Uab, “di un regime di trattamento con cui i medici trapianti lavorano ogni giorno. E’ un regime già approvato dalla Fda e che utilizziamo abitualmente per l’allotrapianto da uomo a uomo”. I risultati portano dunque un po’ più vicina alla meta la promessa dello xenotrapianto come terapia per curare potenzialmente la malattia renale allo stadio terminale – proprio come può fare l’allotrapianto da uomo a uomo – e affrontare la crisi mondiale della carenza di organi renali. Solo negli Usa, per dare un’idea, più di 800mila persone convivono con una insufficienza renale e 90mila sono in attesa di trapianto di rene. 

Gli autori dello studio hanno esaminato una serie di 3 casi di xenotrapianti eseguiti dal team di Locke su 3 persone decedute. Nel primo modello hanno utilizzato una immunosoppressione standard e anche se le biopsie dei reni dei suini erano istologicamente normali il primo giorno dal trapianto, hanno cominciato a mostrare alcuni segni di rigetto il giorno successivo. Con il secondo e terzo modello allora i ricercatori hanno utilizzato l’immunosoppressione standard con l’aggiungta di un inibitore del complemento, che è già un regime comune per i pazienti con una malattia renale rara nota come sindrome emolitico uremica atipica o Ahus.  

Questa aggiunta ha impedito al sistema immunitario di formare un fenomeno noto come ‘complesso di attacco alla membrana’, che funziona come un microscopico ariete che sfonda le difese di una cellula, causando infine il collasso dell’organo. Risultato: quando veniva utilizzato l’inibitore del complemento, i reni di maiale trapiantati non venivano rigettati ed erano in grado di fornire funzioni di sostegno vitale. “È come creare uno scudo di forza attorno al rene”, dice Locke. “Questa scoperta è un’ottima notizia. Sappiamo che il paziente può tollerare il regime immunosoppressivo usato. Questo è un altro elemento fondamentale che spero porterà presto all’approvazione della Fda per uno studio clinico di Fase I su esseri umani viventi”. 

(Adnkronos – Salute)

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