Cosa fare in caso di apnea notturna

L’apnea notturna, causata da ostruzioni delle vie respiratorie superiori o da problemi legati al tronco encefalico, può provocare, se trascurata per lungo tempo, spiacevoli conseguenze.

Il primo passo da compiere, laddove si sospetti di soffrire di questo problema, consiste nel rivolgersi al proprio medico curante. Quest’ultimo potrà indirizzare il paziente verso lo specialista più adatto a diagnosticare il problema. A seconda della causa, si potrà essere seguiti da uno pneumologo, un neurologo, un otorino e via dicendo.

Sarà poi lo specialista, in base ai risultati degli esami e alla diagnosi effettuata, a decidere la terapia più adatta a risolvere o tenere sotto controllo il problema. A seconda dei casi, potrà consigliare l’utilizzo di dispositivi cPAP o BiPAP, prodotti, insieme ad altri accessori e apparecchi professionali, da aziende specializzate come Respiraire, la quale si occupa anche di vendita, noleggio e installazione, oppure potrà consigliare interventi chirurgici, assunzione di farmaci e via dicendo.

Apnee notturne: come vengono diagnosticate

Nel momento in cui ci si rende conto di soffrire di stanchezza diurna, sonnolenza, difficoltà di concentrazione ed emicrania anche dopo un sufficiente numero di ore di sonno, è necessario correre ai ripari.

Le cause potrebbero essere numerose e, tra le tante, rientrano anche le apnee notturne. Queste sono in particolare caratterizzate da alcuni sintomi aggiuntivi, come russamento, costanti risvegli notturni e risveglio con senso di soffocamento.

Il medico, dopo un’attenta anamnesi, potrà prescrivere una serie di esami volti a individuare le cause del problema. Tra i principali rientra la polisonnografia, effettuabile anche a domicilio e utile per rilevare apnee e ipopnee, nonché per comprenderne la tipologia (ostruttiva, centrale o complessa). Questo esame consente inoltre di rilevare le fasi del sonno in cui si verificano le apnee notturne, le alterazioni del battito cardiaco e il livello di saturazione del sangue.

Altri esami che possono aiutare il medico specialista a formulare una diagnosi corretta sono la poligrafia respiratoria, l’elettromiografia degli arti e l’elettroencefalogramma.

I trattamenti principali

In base ai risultati degli esami effettuati, il medico stabilirà una terapia volta a migliorare la qualità del sonno del paziente riducendo o eliminando il rischio di apnee notturne.

Tra queste rientrano:

  • l’uso del cPap, un dispositivo di ventilazione che, grazie a un flusso d’aria immesso nelle vie aeree, mantiene libere le vie aeree durante il riposo notturno;
  • l’impiego di un BiPap, dispositivo simile al precedente, ma in grado di emettere flussi d’aria differenti a seconda che il soggetto che indossa la maschera stia inspirando o espirando;
  • la terapia posizionale, prescritta a quei pazienti che presentano Apnea Ostruttiva posizionale, ossia causata o peggiorata dalla postura assunta durante la notte. Questo tipo di terapia prevede l’uso di prodotti che favoriscono l’assunzione della posizione laterale anziché supina;
  • i dispositivi orali, ossia i MAD (dispositivi per l’avanzamento della mandibola) e i TDR (per bloccare la lingua), utili per mantenere libere le prime vie aeree grazie all’avanzamento, rispettivamente, di mandibola o lingua.

In alcuni casi, il medico potrà consigliare un intervento chirurgico, volto a risolvere il problema alla radice, oppure potrà prescrivere una terapia farmacologica.