California, la legge non fa sconti a Elon Musk sulla segretezza di X

Un giudice federale degli Stati Uniti ha recentemente emesso una decisione riguardante la legge californiana AB 587, che influisce sulle politiche di moderazione dei contenuti dei social media. La legge AB 587, approvata l’anno scorso, impone alle grandi aziende di social media di divulgare le loro strategie per moderare i contenuti nocivi, come discorsi d’odio, razzismo, estremismo, disinformazione, molestie e interferenze politiche estere. La società precedentemente nota come Twitter, ora rinominata X, ha tentato di bloccare temporaneamente questa legge, ma senza successo. Il giudice distrettuale degli Stati Uniti, William Shubb, ha respinto la richiesta di X per un’ingiunzione preliminare della legge, sostenendo che i requisiti di segnalazione imposti dalla legge non sembrano ingiustificati o eccessivamente onerosi nel contesto del Primo Emendamento.

Il giudice Shubb ha evidenziato che i rapporti richiesti dalla AB 587 sono puramente fattuali e non controversi. Questi rapporti richiedono alle aziende di social media di identificare le loro politiche esistenti di moderazione dei contenuti, se presenti, relative alle categorie specificate. X, che ha subito tagli significativi nel suo personale dopo che Elon Musk ha assunto il controllo l’anno scorso, ha sostenuto contro la AB 587 che è “difficile definire in modo affidabile” cosa costituisca discorso d’odio, disinformazione e interferenza politica, e che la legge potrebbe costringere le piattaforme di social media a “eliminare” alcuni contenuti protetti dalla Costituzione.

X è attualmente sotto esame anche in Europa. L’Unione Europea ha avviato un’indagine formale su X questo mese per determinare se ha violato l’Atto sui Servizi Digitali (DSA) del blocco. Una preoccupazione chiave dell’indagine, secondo la Commissione Europea, è “la diffusione di contenuti illegali nel contesto degli attacchi terroristici di Hamas contro Israele”. Questa è la prima volta che la commissione ha avviato procedimenti formali di infrazione sotto il DSA, che mira a limitare le attività illegali e la disinformazione online e che è entrato in vigore quest’anno.