Gatti (Steel Spa): “Decarbonizzazione, l’introduzione del Cbam preoccupa le imprese tra burocrazia e scarsa informazione”

Il meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere è attivo da ottobre, dal 2026 scatterà l’obbligo di pagamento

Piacenza,15/12/2023 L’Unione europea punta con decisione sulla decarbonizzazione con il Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), il nuovo meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere, che – una volta a regime – prevederà il pagamento di una quota percentuale sulle importazioni di acciaio, alluminio, cemento, energia, ferro, fertilizzanti e idrogeno da paesi esterni all’Ue. L’obiettivo è fare in modo che gli sforzi messi in atto per ridurre le emissioni di gas serra in ambito Ue non siano vanificati all’aumento delle emissioni fuori dai confini. Del resto l’Europa si è data scadenze ambiziose: ridurre le emissioni in atmosfera del 55% rispetto al 1990 entro il 2030 e raggiungere la piena neutralità carbonica per il 2050.

Il Cbam entrerà in funzione gradualmente: la fase transitoria (iniziata il primo ottobre) prevede l’obbligo per le imprese di comunicare su un apposito registro online informazioni sulla quantità e la qualità dei prodotti importati, compresa una valutazione delle emissioni incorporate, mentre con l’avvio definitivo (a gennaio 2026) scatterà l’obbligo di pagare il corrispettivo stabilito per ogni tonnellata di Co2 emessa per produrre le merci importate.

“L’obiettivo del provvedimento è giusto e condivisibile, ma ci sono ancora tante incognite sull’applicazione pratica dello strumento e sulle dinamiche che potrà innescare con l’attivazione completa” afferma Marco Gatti, amministratore delegato di Steel Spa, azienda piacentina specializzata nella distribuzione e nella lavorazione dell’acciaio. I dubbi riguardano sia le procedure burocratiche da seguire per caricare le informazioni, alcune piuttosto complesse da reperire, sia le conseguenze pratiche della nuova misura.

“Il corrispettivo da pagare dovrebbe essere tra il 10 e il 15 per cento del valore delle merci. I clienti potrebbero decidere di acquistare direttamente dai fornitori stranieri il prodotto finito, che al momento non sembra rientrare in alcun vincolo. Le ripercussioni in questo caso sarebbero sulla filiera produttiva locale, che, eliminando le diverse lavorazioni effettuate oggi per passare dal materiale al prodotto, si ridurrebbe – aggiunge Gatti – Senza considerare che la nuova disposizione riguarda solo alcune tipologie di prodotti, il che evidentemente crea disparità sul mercato”. Il tema è complesso da gestire, soprattutto in queste prime fasi in cui le indicazioni su come procedere risultano ancora lacunose e le imprese che lavorano l’acciaio si trovano in difficoltà. “Da parte nostra – prosegue Gatti – cerchiamo di essere sempre al passo con le ultime novità introdotte e siano in contatto con le aziende clienti per rispondere, per quanto possibile, ai loro dubbi e domande”.

Contatti: http://www.steelacciai.com/