Tumori, genetista Cortesi: “Test genetico Brca alla diagnosi di cancro al seno”

(Adnkronos) – “Il test genetico va eseguito quando la paziente ammala di un tumore triplo negativo a qualunque età o quando la paziente ha un tumore al recettore ormonale positivo e Her2-negativo con uno stadio avanzato ad alto rischio per recidive, quindi uno stadio terzo oppure uno stadio secondo che effettua una chemioterapia neoadiuvante. L’esame può essere prescritto dall’oncologo, dal chirurgo o dal genetista, che diventano responsabili anche di informare adeguatamente la paziente sugli aspetti genetici collegati ai risultati”. Lo ha detto Laura Cortesi, responsabile della Ss di Genetica oncologica al Dipartimento di Oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, commentando, oggi a Milano nel corso di una conferenza stampa, l’approvazione alla rimborsabilità della terapia mirata olaparib in pazienti adulte con cancro della mammella allo stadio iniziale ad alto rischio, negativo per il fattore di crescita epidermico umano (Her2-negativo) e con mutazioni nella linea germinale Brca1/2.  

A proposito dell’efficacia, “lo studio Olympia – spiega Cortesi – ha dimostrato un beneficio non solo in termini di riduzione del rischio di recidiva, che si aggira intorno al 48%, ma anche in termini di miglioramento della sopravvivenza e questo è un miglioramento che, a 4 anni, è assolutamente significativo: parliamo di pazienti che tendenzialmente non moriranno per questa malattia nell’89% dei casi. Quindi c’è un beneficio che nessun altro tipo di trattamento in questo set di malattia ha dimostrato, cioè un beneficio di sopravvivenza globale”. 

“Sono candidate al trattamento con olaparib – ricorda Cortesi – le pazienti con tumore del seno triplo negativo con mutazione Brca che non abbiano raggiunto una risposta patologica completa alla chemioterapia neoadiuvante, oppure, se operate direttamente, in presenza di tumori superiori ai 2 centimetri o con almeno un linfonodo positivo. In pazienti affette da tumori a recettori ormonali positivi, i criteri di rischio sono costituiti da almeno 4 linfonodi ascellari interessati oppure dall’assenza di risposta patologica completa alla terapia neoadiuvante con un punteggio Cps-Eg maggiore o uguale a 3”. 

(Adnkronos – Salute)

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