Cnpr: risultato assestato 2023 + 108,62 mln di euro

(Adnkronos) – L’assemblea dei delegati della Cnpr (Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili), presieduta da Luigi Pagliuca, ha approvato l’assestamento del preventivo 2023 e il bilancio di previsione per l’anno 2024. Il 2023 è influenzato da una discreta ripresa dei rendimenti del patrimonio mobiliare e da un buon incremento della contribuzione da parte degli iscritti; la ripresa delle quotazioni dei mercati è frutto del contenimento della volatità nella seconda parte dell’anno e della stabilizzazione della politica monetaria delle banche centrali che sembrano aver terminato la fase di rialzo dei tassi.  

Sul fronte contributivo il rialzo dei redditi e dei volumi d’affari degli iscritti hanno consentito una crescita significativa, rispetto alla previsione iniziale, del gettito della contribuzione soggettiva ed integrativa. Gli eventi geopolitici hanno pesato meno sul conseguimento dei risultati finanziari e anche l’attenuazione dell’inflazione nel mese di ottobre consente di registrare tassi reali positivi. I mercati hanno registrato una breve fase di consolidamento dei risultati nel mese settembre e nel mese di ottobre anche a seguito del nuovo fronte di scontro in Medio Oriente tra Israele e i miliziani di Hamas.  

Il budget assestato sottoposto all’approvazione dell’assemblea rileva un risultato al lordo delle poste di rettifica, iscritte all’insegna della prudenza, positivo per euro 108,62 milioni e un risultato netto positivo di 33,31 milioni. Le rettifiche, che influenzano il risultato netto, sono legate all’incremento di 15 milioni della svalutazione delle attività finanziarie che esprimono un dato assestato di 44 milioni e alla riduzione della svalutazione dei crediti per 4 milioni, che portano la svalutazione dei crediti iscritti nell’attivo circolante a 31,3 milioni.  

Il budget assestato non tiene conto delle variazioni positive derivanti dal riaccertamento delle maggiori sanzioni e interessi pregressi, già svalutate in passato, che saranno oggetto della consuntivazione tutt’ora in corso a seguito della decadenza di qualche centinaio di iscritti dal provvedimento straordinario di incentivazione alla regolarità contributiva per il mancato pagamento delle somme in unica soluzione, ovvero per il mancato rispetto del piano dilazione scelto in fase di adesione.  

Il bilancio di previsione assestato evidenzia una leggera crescita delle entrate contributive pari a 5,2 milioni che portano l’assestamento delle entrate per contributi a 320,61 milioni, a fronte di una morosità che al mese di settembre era di poco superiore al 15% rispetto all’accertamento della contribuzione dovuta. La spesa per le prestazioni previdenziali e assistenziali si assestano a 258,37 milioni con un incremento di 2 milioni, mentre le prestazioni assistenziali si incrementano di 0,300 milioni, con una previsione di fine esercizio pari a 7,95 milioni di euro.  

Il Preventivo per l’esercizio 2024 pronostica un risultato al lordo delle rettifiche di valore pari a 86,86 milioni (20,46 milioni il risultato netto). Sono stime all’insegna della significativa prudenza, che valutano un leggero incremento della contribuzione degli iscritti, in considerazione dell’adeguamento della contribuzione minimale per effetto dell’inflazione in misura pari al 8,821%. La contribuzione è stimata in 322,34 milioni riferita ad una popolazione tra iscritti attivi e pensionati che proseguano l’attività di 27.708 soggetti.  

La spesa per le prestazioni istituzionali anche essa in crescita per l’effetto della perequazione delle prestazioni dal 1° gennaio 2024 in misura pari al 8,821%, stima un costo di 277,75 milioni riferito ad una stima di 11.903 pensionati (con un incremento di 392 prestazioni), con un maggior costo rispetto al budget assestato di 19,38 milioni di euro. I proventi lordi derivanti dagli investimenti sono stimati in 85,8 milioni, di cui 23,8 derivanti da investimenti immobilizzati e 63,0 milioni dagli investimenti iscritti nell’attivo circolante, con un decremento di 8,0 milioni rispetto al budget assestato. Gli oneri derivanti dagli investimenti iscritti nel circolante sono stimati in 22,87 milioni, con una contrazione di 4,9 milioni di euro rispetto al budget assestato. Il risultato netto derivante dalla gestione finanziaria degli investimenti si stima pari a 62,92 milioni di euro contro i 66,10 milioni di euro indicati nel budget assestato. Il patrimonio mobiliare investito relativamente alla quota in delega di mandato alle gestioni patrimoniali, da inizio anno al 10 novembre 2023, registra un rendimento finanziario positivo del 4,33% per una valorizzazione a mercato pari a euro 1.004,38 milioni.  

Per l’anno 2023, l’ente prevede di conseguire proventi finanziari in crescita con il budget assestato, ben superiori al dato consuntivato nel bilancio del 2022, prevedendo un miglioramento dei rendimenti sia sulla componente obbligazionaria che sulla componente azionaria investita. Prosegue nell’assestamento della previsione 2023 e nella previsione del risultato 2024, la politica del prudente apprezzamento dei crediti verso gli iscritti, che portano l’ente a svalutare sensibilmente i crediti contributivi per 30,8 milioni nel 2023 e 26,9 milioni nel 2024. L’ente sta proseguendo le azioni dirette alla regolarizzazione delle posizioni contributive, con l’intensificazione di azioni esecutive da attuarsi nel corso del 2024, sulle posizioni irregolari oggetto di rivendicazione riguardanti le annualità contributive fino al 31/12/2019 che ha comportato una mole di oltre 7.800 decreti ingiuntivi con una massa di oltre 277,00 milioni di crediti per contributi, interessi e sanzioni ingiunti.  

Nonostante l’intensificarsi delle procedure di recupero, che vede ad oggi la morosità corrente pari al 15% dei contributi accertati, resta da intensificare l’azione di contrazione della morosità originatesi negli anni più recenti, in parte avviata nel corso del 2022. La situazione impone la necessità di proseguire la valutazione di una prudente e cospicua politica di accantonamento del rischio sui crediti. La svalutazione, che alla fine del 2024 registrerà l’ammontare complessivo di 254,9 milioni di euro, non consiste nella rinunzia al recupero, che prosegue nei confronti di tutti i debitori. Essa è una posta contabile che intende tutelare il rischio di inesigibilità derivante dal consolidarsi di posizioni accumulate negli anni, ed anche a eliminare dal bilancio tecnico le influenze che i crediti – potenzialmente non esigibili – possono avere.  

Nel corso dell’adunanza il comitato ha provveduto ad approvare la verifica e “fine tuning” dell’Asset Allocation Strategica valevole per il triennio 2023 -2025. L’analisi della strategia di investimento del prossimo triennio si pone il perseguimento di una sensibile accelerazione del processo di contrazione della componente immobiliare che è prevista alla fine del periodo 2025 pari 29,4%, in riduzione rispetto al posizionamento al 30/06/2023 pari 32,4%. L’obiettivo di rendimento reale è fissato al 3,1% netto, mentre quello nominale è posizionato al 5,2% a seguito di una maggiore inflazione stimata sul triennio (2,3%). L’indice di sostenibilità è in miglioramento registrando sulla scorta dei valori a mercato al 30/06/2023 un funding ratio pari a 91,2% e un valore atteso alla fine del 2023 identico. La crescita del funding ratio rispetto alla precedente analisi migliora del 1,6%.  

L’allocazione del patrimonio mobiliare approvata per il 2024 vede una conferma del posizionamento sui mercati azionari al 30% (29,3% il posizionamento attuale), un consolidamento della classe d’investimento alternativa declinata complessivamente al 12%, 2% la componente liquida e 10% quella illiquida (il posizionamento al 30/06/2023 è del 2,4% per la componente liquida e del 6,5% per la componente illiquida), un assestamento delle asset class obbligazionarie al 51,5% (51,9% il posizionamento attuale) e una leggera crescita delle partecipazioni dal 3,5% al 4%.  

La Cnpr ha inoltre approvato il nuovo bilancio tecnico attuariale redatto sulla base dei dati al 31/12/2022, che attesta la sostenibilità a 50 anni del fondo previdenziale, nonché il rispetto dei requisiti richiesti dalla legge 335/1995 in tema di equilibrio finanziario a 30 anni.  

 

(Adnkronos – Lavoro)

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