Vera Gemma: ”La mia corsa agli Oscar senza pudore”


L’attrice all’Adnkronos ripercorre la sua vita tra eccessi e delusioni: ”I registi italiani non mi hanno mai voluta, questa è mia rivincita”
Roma, 20 nov. E’ una Vera Gemmache si è “spogliata completamente di ogni pudore” quella nei panni di sé stessa nella pellicola diretta da Tizza Covi e Rainer Frimmel candidata dall’Austria alla corsa agli oscar 2024 per il miglior film internazionale: ”Ho dovuto rivivere i momenti più dolorosi della mia vita, non è stato facile – racconta Vera Gemma in una intervista in esclusiva all’Adnkronos – c’è sempre questa idea che fare se’ stessi sia facile ma in realtà è difficilissimo perché tendi a riprodurre una idea di te stessa migliore di quella che realmente è perché devi dimostrare che sei una brava attrice e che sei carina. Invece io mi sono detta che dovevo mostrare veramente chi soni, spogliandomi completamente di ogni forma di pudore, è stato faticoso, stressante ma anche molto terapeutico”.
Una rivincita per Vera che nella sua vita ha dovuto cercare di trovare per anni e anni una sua identità, combattendo quella enorme sofferenza causatagli da una famiglia da cui si non si è mai sentita accettata e dai tanti registi italiani che ”hanno sempre fatto finta che non esistessi”, sottolinea. Ma quella voglia di mostrare il suo talento e la speranza di farcela non l’hanno mai abbandonata: ‘Vera’ infatti è la storia di una donna sensibile, timida e a tratti anche ingenua, che non si sente accettata da nessuno e che vive con sofferenza questo continuo confronto tra lei e suo padre (Giuliano Gemma, ndr). E’ la storia di una donna che sogna di lavorare nel mondo del cinema ma allo stesso tempo che sente il forte desiderio di vivere la vita vera, quella di tutti i giorni: ”Io l’ho fatto – spiega Vera – per anni infatti non ho proprio provato a fare cinema. Ad un certo punto ho prediletto la vita. ho fatto di tutto, dalla spogliarellista a Los Angeles, alla domatrice di tigri in un circo perché cercavo un mio modo di essere artista, non aspettavo il permesso di nessuno. Il circo è sempre stato ed è ancora oggi una mia grande passione, inizialmente nata perché avevo un fidanzato che faceva il domatore. Amo molto i per i felini, ho lavorato come domatrice in posti dove il circo è molto importante come l’Ucraina, la Russia e la Bielorussia”.
”In ‘Vera’ sono davvero me stessa – prosegue la Gemma – è il film che più mi rappresenta. Io dico sempre alla regista il film l’avrebbe potuto scrivere mia madre. Non è facile tirare fuori il tuo vero modo di essere in maniera così profonda e in questo film ho dovuto fare un vero e proprio lavoro su me stessa. ‘Vera’ è stato completamente ispirato da me e scritto per me quindi è chiaro che i registi hanno dovuto scavare in quella che era la mia anima più profonda, nel mio io più vero. Nel film – svela – non avevamo ne’ truccatori ne’ parrucchieri, mi sono fatta persino i costumi da sola. Non avevo una roulotte per cui sono rimasta ore buttata in mezzo alla strada a San Basilio. Il film inoltre è tutto girato in pellicola per cui è stata durissima perché quando sei nel bel mezzo di una scena e al massimo della tua concentrazione ad un certo punto ti interrompono e ti dicono: ‘No fermi stop, dobbiamo cambiare la pellicola”’.
La trama del film, diviso tra realtà e finzione, racconta la storia di Vera Gemma, una donna che vive all’ombra di un padre famoso, bello e carismatico. Stanca della propria vita e delle proprie relazioni superficiali, vaga nell’alta società̀ romana ma ad un certo punto, quando in un incidente automobilistico avvenuto in una zona della periferia romana, ferisce un bambino di otto anni e inizia con lui e con suo padre un’intensa relazione. Ma ben presto si rende conto che, nonostante la sua buona fede, anche questa volta è stata ”manipolata” ed ”usata” così decide di andare avanti ”perché non bisogna mai perdere la speranza – dice l’attrice – che poi è anche il senso del mio film”.
”Sono una persona molto ingenua e sensibile, do sempre agli altri una seconda possibilità, non ho imparato niente da questo film – ammette – continuo a credere negli essere umani, a provare pietà per chi è più sfortunato di me ma allo stesso tempo penso chi si approfitta di te, a lungo andare, la pagherà e se sei in buona fede troverai sempre il modo di rialzarti. Sono stati tanti gli uomini che mi hanno usata, fregata e sfruttata – dice l’attrice – la scena del film in cui vengo addormentata e derubata ad esempio è successa veramente. Ricordo che avevo un fidanzato con cui decisi di andare a fare uno splendido weekend a Fregene e invece mi ritrovai in una stanza d’albergo, due giorni, dopo completamente rimbambita. Lui mi aveva messo un sonnifero potentissimo dentro una bevanda e quando mi sono svegliata e ho chiesto alla reception che giorno fosse ho capito che avevo dormito per ben due giorni e rimasi sconvolta. Poi ho scoperto che quello che pensavo fosse il mio fidanzato mi aveva rubato un rolex. Lo denunciai, ma dopo ritirai la denuncia e con la polizia feci la figura di quella che aveva litigato con il fidanzato e che per vendicarsi lo aveva denunciato è poi aveva cambiato idea”.
‘Vera’ ha trionfato al Festival di Venezia 2022 nella ‘Sezione Orizzonti’ con due premi: ‘migliore attrice’ e ‘migliore regia’: ”Abbiamo fatto un lungo percorso – racconta la Gemma – dal Festiva di Venezia abbiamo vinto circa 34 premi con questo film, continuavamo e girare per festival e a vincere in tutto il mondo però non ci saremmo mai aspettati di arrivare agli oscar. Ad un certo punto i registi mi hanno detto: ‘Guarda l’Austria deve presentare il tuo film agli Oscar per forza perché abbiamo vinto talmente tanto che non possono ignorarci però non ti aspettare niente perché lo presentano insieme ad altri 12 film bellissimi ed è molto dura’, e io mi sono detta: ‘Come va va’. Ad un certo punto la regista mi ha mandato una foto davanti ad un bar con la scritta ‘Bar Oscar’ è a quel punto ho iniziato ad urlare e a piangere. Mio figlio si è addirittura spaventato, ricordo che urlavo istericamente, mi è crollata la tensione di tutti i ‘no’ che mi avevo detto nella vita, di tutte le porte in faccia, di tutti i registi che mi avevano rifiutata. All’improvviso mi è risalita una vitalità enorme e mi sono detta: ‘Tutto è servito per arrivare a questo momento, tutto ha avuto senso’. Su come si sente a gareggiare per ‘la Nazionale avversaria’, Vera dice scherzando: ”Insomma, adesso non mi chiameranno mai più (i registi italiani, ndr), dovrò dimostrare che questo è un incidente di percorso. Già hanno provato ad ignorarmi completamente quando ho vinto il Leone d’oro a Venezia, come se quel premio fosse un errore, come se quelli della giuria internazionale di Venezia fossero tutti scemi. Ora che è arrivata la ‘botta’ degli oscar penso che mi odino proprio”.
”In Italia non mi hanno mai voluta – ribadisce l’attrice – il mio aspetto estetico non piaceva per i miei ritocchini e per la mia chirurgia plastica eppure vedo tutte le attrici italiane che sono più rifatte di me. Si vede che su di me evidentemente la cosa ha traumatizzato anche se poi il cinema è lo specchio di una vita e un personaggio che ha dei ritocchi non rappresenta altro che l’epoca attuale per cui non vedo perché escluderlo completamente. Ammetto che l’idea di invecchiare mi terrorizza – confida Vera – odio l’idea di invecchiare e se posso rallentare questo inesorabile e crudele processo di invecchiamento rimanendo figa il più possibile a chi faccio del male? Questo è sintomo di mancanza di talento? Di mancanza di intelligenza? Io sono laureata, parlo tre lingue, non devo dimostrare niente a nessuno. Sono una esperta di cinema, sono malata di cinema – continua – sono cresciuta sui set perché era l’unico modo per stare con mio padre. Mio padre faceva tantissimi film durante l’anno perché era l’epoca gloriosa del cinema di genere. Io sono cresciuta in Almeria, nel sud della Spagna, in questi set di film western ed è per questo che porto sempre tre cappelli da cowboy: uno bianco, uno rosso e uno nero che mi lucido e mi spolvero ogni giorno e sapete perché? – chiede ironica – semplicemente perché me li ha regalati mio padre. Ricordo che quando me li regalò mio padre mi disse: ‘Guarda sono di tre colori diversi così li puoi abbinare ai vestiti. Mettiteli perché ti stanno benissimo e soprattutto ti porteranno fortuna per cui io ho iniziato a mettermeli ogni volta che lavoravo, per scaramanzia. L’ho messo anche a al festival di Venezia e mi ha portato fortuna”’.
Vera parla del suo rapporto con la bellezza influenzato molto dal fatto che a casa sua, racconta, ”essere belli e magri a casa mia era un dovere. Non si poteva ingrassare sennò ci mettevano a dieta – racconta ancora l’attrice – andavo a casa di una amica solo perché aveva la Nutella che a casa mia era proibitissima. Mio padre ogni tanto mi guardava e mi diceva: ‘Sbaglio o sei un po’ ingrassata?’ e io non mi sentivo amata e accettata per quei chili in più e sentivo che per essere amata dovevo essere magra, perfetta e atletica come voleva mio padre. Ero molto legata a lui poi ad un certo punto ho avuto una ribellione adolescenziale e ho detto: ‘Andate a fan… voi, il cinema la perfezione, l’essere magri, il frequentare gente all’altezza di papà e così mi sono buttata proprio nelle borgate con i criminali, quelli veri”. Le droghe? ”Le ho provate tutte – ammette – ma non sono mai stata dipendente da nessuna di queste droghe. Anche quando ho fatto uso della cocaina appena ho deciso di smettere ho smesso senza nessun problemi. Le ho gestire sempre lucidamente forse perché le ho usate solo quando ero felice e non le ho mai usata come un anestetico al dolore”. Nonostante una vita non facile Vera non si pente di nulla: ”Rifarei tutto quello che ho fatto, non mi pento assolutamente di niente perché quello che ho fatto mi ha portato fino a qui. Credo di non essere poi una persona così brutta e sbagliata come mi dicevano, sono fiera di essere quella che sono oggi”.
”A me piace essere molto magra – prosegue l’attrice – dopo il film ho perso ben 13 chili e ho raggiunto l’ideale di magrezza che volevano a casa mia e questo non significa che io sia sana, in passato le cose di me che ritenevo che andassero cambiate le ho migliorate senza nessun problema e una volta raggiunta la mia idea di bellezza finalmente mi piaccio e piaccio anche gli uomini. Sono un po’ una ‘barbie trans’ – dice divertita – le transessuali sono state per me sempre un grande fonte di ispirazione per la loro bellezza, questa loro ostentazione di femminilità e questo voler essere più donne delle donne. Molte donne hanno paura di essere femmine, di essere sexy, di apparire in modo eccessivo perché in Italia c’è questa idea piccolo borghese che se metti le paillettes non sei una intellettuale invece le donne dovrebbero imparare dalle trans il cui grande sogno è essere donne mentre noi ci perdiamo questo grandissimo vantaggio dell’essere femmine”. I pregiudizi? ”Lasciano il tempo che trovano ed è quello il messaggio che voglio dare io nel film che è quello di non giudicare e di non arrendersi mai nella vita. Se io posso invitare attraverso me le persone ad avere il coraggio di essere loro stesse e non arrendersi mai questa per me è la più grande vittoria, più grande di un Oscar”.
Nel film c’è una scena in cui Vera recita assieme a una delle sue più care amiche, Asia Argento, dove le due ‘figlie d’arte’ di fronte alla tomba senza nome del figlio Goethe si definiscono delle sopravvissute: ”Io mi sento una sopravvissuta perché ho messo la mia vita a rischio mille volte, anche entrare in gabbia con le tigri e i leoni non è una cosa proprio rassicurante da fare oltre al fatto di essere, come racconto ad esempio nel documentato di Roberto D’Agostino (‘Roma, santa e dannata’), inseguita dalla polizia più di una volta, perché poi quando ti butti nella frequentazione di tutte le persone, anche della criminalità e giochi con queste cose il gioco poi diventa realtà e ti trovi anche in situazioni pericolosissime. Credo di essere stata protetta da Dio mille volte perché non so come ho fatto a sopravvivere”. Tanti gli amori di Vera Gemma: “Ho un avuto due mariti, una volta mi sono spostata con una campione di Kung Fu, un marocchino bellissimo e ho preso il matrimonio un po’ come un gioco sull’onda dell’innamoramento, poi dopo cinque anni mi sono stufata. Il secondo marito è un musicista blues di Los Angeles ed è anche il padre di mio figlio, è un uomo talentuosissimo e non mi sono mai pentita né di averlo sposato né di aver avuto un figlio con lui. Con lui ho un rapporto bellissimo ed è un bravissimo padre”.
E tu che madre sei? ”Sono la mamma migliore del mondo come dice mio figlio che ha 13 anni – risponde scoppiando in una risata – lui è innamorato di me e mi dice che vuole stare con me per sempre. Io non esco la sera di casa da 12 anni tranne che per motivi di lavoro, tutti invece hanno una idea di me come di una donna mondana, tutta droga e rock and roll e invece sto sempre a casa con mio figlio. Sto così bene con lui perché devo andare in giro? sono felice con lui, ci guardiamo i film, ci facciamo le cenette, un giorno sarà lui a non voler più stare con me perché uscirà e se ne andrà quindi me lo godo finché posso”. Hai mai avuto rapporti omosessuali ? ”Sono molto aperta all’amore – spiega – solo una volta mi sono innamorata follemente di una donna e ci sono stata per un bel po’ però dopo non è mai più successo per cui io credo di essere più attratta dal sesso maschile ma quando mi sono innamorata di una donna mi sono vissuta tranquillamente questa esperienza. Ora per la prima volta sono single e sono in uno stato di beatitudine assoluta, adesso sto bene con me stessa e ho altre priorità”.
Vera ha partecipato anche al documentario ‘Roma, santa e dannata’ di Roberto D’Agostino e Marco Giusti, prodotto da The Apartment, società del gruppo Fremantle, e Kavac Film con Rai Cinema: “Non conoscevo D’Agostino, l’ho conosciuta il giorno in cui sono andata a fare l’intervista con lui e mi sono sentita immediatamente capita. Lui è una delle poche persone che mi ha compresa e apprezzata subito ed è diventato un amico, una persona che amo e che stimo molto. Quando mi chiamò Giusti per partecipare al loro documentario non mi disse che era prodotto da Sorrentino, mi disse solo che volevano farmi una intervista sulla Roma notturna e io gli risposi che potevo parlargli solo della Roma di 20 anni fa perché non uscivo mai. Giusti mi spiegò che volevano che parlassi proprio di quella Roma di allora, quella del degrado, quella che avevo vissuto io che all’epoca uscivo tutte le sere e mi accollavo sempre agli ultimi che andavano a dormire. Nel Doc parlo di un locale che si chiamava il ‘Degrado’ dove mi portarono due miei amici gay che mi dissero: ‘Tu impazzirai per questo locale e tutti impazziranno per te’. Quando arrivai vidi una situazione meravigliosa: in questo locale si mischiavano tutti i tipi di persone, trans, gay, etero, drag queen. Stavano tutti insieme appassionatamente e felicemente perché c’era una libertà totale e nel documentario racconto di questa serata folle che ho passato lì”. Per quanto riguarda i suoi progetti futuri Vera anticipa: “A tutt’oggi tutte le proposte di lavoro arrivano dall’estero, prossimamente dovrò fare due film, uno di David Wagner che ha fatto un film bellissimo che si chiama ‘Eismayer’ e che adesso sta scrivendo un lungometraggio apposta per me e che gireremo tutto in Almeria perché è un western ambientato nel futuro”.
(di Alisa Toaff)

(Adnkronos)