Unione Europea, riparare gli smartphone anziché buttarli: nuove regole

Il 25 ottobre la commissione per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori dell’Unione Europea ha adottato la sua posizione su un nuovo “diritto alla riparazione” per i consumatori, con 38 voti a favore, 2 contrari e nessuna astensione. La proposta mira a promuovere le riparazioni durante e oltre il periodo di garanzia legale del prodotto e a promuovere una nuova cultura della riparazione. I venditori saranno tenuti a offrire gratuitamente la riparazione durante il periodo di garanzia legale, tranne quando essa risulti più costosa della sostituzione, sia fattualmente impossibile o sia scomoda per il consumatore, secondo il testo adottato. Gli europarlamentari hanno sostenuto incentivi per incoraggiare i consumatori a scegliere la riparazione anziché la sostituzione, come ad esempio l’estensione di un anno della garanzia legale per i prodotti riparati. Gli europarlamentari vogliono anche che gli Stati membri promuovano la riparazione attraverso incentivi finanziari come buoni e fondi nazionali per le riparazioni.

I produttori saranno obbligati a riparare un certo numero di prodotti (ad esempio, lavatrici, aspirapolvere, smartphone, biciclette) anche se non rientrano nel campo di applicazione di una garanzia legale. Per incoraggiare ciò, gli europarlamentari prospettano che le riparazioni vengano effettuate entro un periodo di tempo ragionevole e che i produttori siano in grado di offrire dispositivi di sostituzione in prestito ai consumatori. Se un prodotto non può essere riparato, gli europarlamentari sostengono che i produttori potrebbero offrirne uno ricondizionato al suo posto. Il portavoce della commissione, René Repasi, ha dichiarato: “Oggi abbiamo stabilito obblighi diretti di riparazione per i produttori e introdotto nuovi incentivi affinché i consumatori scelgano la riparazione. Abbiamo rafforzato il ruolo degli operatori di riparazione indipendenti e li abbiamo posti al centro del miglioramento delle riparazioni in Europa. Attraverso un miglior accesso alle informazioni tecniche pertinenti per la riparazione e a pezzi di ricambio accessibili per gli operatori di riparazione, compresa la promozione della stampa 3D per i pezzi, una maggiore concorrenza ridurrà i costi delle riparazioni. Abbiamo affiancato a ciò l’obbligo per gli Stati membri di istituire incentivi finanziari per avviare il settore delle riparazioni”.

Si tratta di una decisione accolta con entusiasmo dagli operatori nel ricondizionato: “L’adozione dell’obbligo di riparazione al di fuori della copertura della garanzia rappresenta una vera e propria conquista e un passo importante verso il rafforzamento del diritto dei consumatori alla riparazione”, dice ad Adnkronos Tech&Games Claire Darmon, Head of Public Affairs Europe di Swappie. “Non solo offre maggiori opportunità per i consumatori di richiedere riparazioni per casi non coperti da garanzia, ad esempio, uno schermo rotto, ma la disposizione legale prevede anche chiaramente che i consumatori possano scegliere qualsiasi fornitore di riparazioni, indipendentemente dal fatto che sia affiliato al produttore originale. Crediamo fermamente che questo sia un passo fondamentale verso l’apertura del mercato delle riparazioni, garantendo parità di condizioni tra i fornitori e promuovendo una maggiore fiducia dei consumatori verso le riparazioni indipendenti”.

“Il diritto alla riparazione è fondamentale perché la riparazione e il ricondizionamento sono pilastri per trasformare la nostra economia in un sistema più circolare, preservando da un lato le limitate risorse naturali e dall’altro riducendo i cosiddetti e-waste, ossia i rifiuti elettronici”, spiega Darmon. “Il diritto alla riparazione offre ai consumatori maggiori possibilità di scelta per una riparazione accessibile e di qualità, anziché sostituire il dispositivo con uno nuovo. È dunque essenziale aggiornare la normativa in modo che la riparazione sia percepita come accessibile, semplice ed economica. Solo abbattendo queste barriere possiamo modificare il nostro modo di consumare, in particolare per quanto riguarda i dispositivi elettronici di piccole dimensioni. E le decisioni della UE sui diritti di riparazione possono certamente influenzare il mercato globale. L’Unione Europea ha dimostrato una notevole capacità di stabilire regolamenti che altri Paesi seguono e spesso adottano come propria legislazione. Lo dimostrano i casi della privacy dei dati e della concorrenza digitale, dove le politiche UE hanno stabilito standard di rilevanza internazionale. Inoltre, l’UE si è distinta nella legislazione in diversi settori, tra cui l’eco-design e la riparabilità. Tale impegno non si limita all’arena europea, poiché altri Paesi, come il Canada e diversi Stati degli USA, stanno valutando l’introduzione di leggi sul diritto alla riparazione. Tutto ciò sottolinea l’interesse globale per questo tema e l’influenza delle decisioni prese dalla UE”.

L’economia circolare applicata al settore dell’elettronica di consumo può avere un impatto ambientale enorme. Clarmon spiega: “Poiché i rifiuti elettronici sono il flusso di rifiuti in più rapida crescita al mondo, è fondamentale pensare all’estrazione e al riciclo di materiali finiti come le terre rare. Nel 2019, secondo il Global E-waste Monitor delle Nazioni Unite, sono stati scartati 53,6 milioni di tonnellate di apparecchiature elettroniche (e-waste) a livello globale: l’Europa ha contribuito per circa il 22% e si stima che un cittadino europeo medio generi più di 16 kg di rifiuti elettronici all’anno. Per raggiungere l’obiettivo, il governo e il settore privato devono collaborare per assicurarsi che i dispositivi vengano progettati tenendo conto della durata e della riparabilità e per stabilire un solido diritto alla riparazione per i consumatori. In questo modo si rafforzerebbe la fiducia nei servizi di riparazione e ricondizionamento, stimolando l’economia della riparazione in Europa e promuovendo posti di lavoro verdi, a vantaggio della competitività e dell’occupazione europea”.