Da burnout a coping e Fomo, l’Abc dei nuovi disturbi mentali

(Adnkronos) – Un tempo c’erano l’ansia, la depressione, lo stress a segnare il perimetro dei disturbi mentali più conosciuti dalla popolazione, anche solo per avere un parente o un amico che ne soffriva. Oggi, con l’avvento del web prima e dei social dopo, anche il linguaggio del ‘benessere mentale’ cambia e sono arrivati nuovi termini ad allargare questo perimetro sempre più elastico. O altri già conosciuti dagli addetti ai lavori hanno cominciato a circolare in modo più intenso rilanciati da chi su Twitter, Instagram o TikTok fa divulgazione sulla salute mentale. La Giornata mondiale della salute mentale è l’occasione per passarne in rassegna alcuni, soprattutto quelli nuovi. L’Adhd o sindrome da deficit di attenzione; burnout o sindrome da burn-out; coping; Fomo o ‘Fear of missing out’, la paura di essere esclusi;

Mindfulness o consapevolezza; Trigger e il ‘trigger warning (Tw)’, la reazione stressante a immagini e storie traumatiche.
 

L’Adhd o sindrome da iperattività e deficit di attenzione. E’ conosciuta dai medici dall’inizio del ‘900, è “un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età”, come evidenzia l’Istituto superiore di sanità (Iss). Con l’avvento del web e dei social, questo disturbo è stato spesso associato all’abuso di internet o dei videogiochi, ricevendo grande attenzione dai genitori allarmati.  

Burnout o sindrome da burn-out è stata annoverata anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tra le nuove problematiche di salute mentale dei lavoratori ed è la diminuzione di efficienza lavorativa legata alla mancanza di energia, spossatezza, stress e stanchezza, che può influenzare lo stato di salute e benessere delle persone. Una sorta di ‘esaurimento da lavoro’ che colpisce in particolar modo alcune professioni, come i medici sottoposti a turni massacranti.  

Coping. Il termine deriva dal verbo inglese ‘to cope’ o fronteggiare. Si far riferimento alle capacità di una persona di avere delle strategie mentali e comportamentali per gestire, o appunto fronteggiare, situazioni problematiche. Si parla di ‘coping’ quando un soggetto percepisce un evento tanto più stressante quanto più si valuterà scarsamente adeguato a fronteggiarlo. “La psicologia della salute si è molto occupata di coping, – riporta la Società italiana di psicologia clinica medica – soprattutto in riferimento alla maniera in cui le persone affrontano il dolore e la malattia. Si è potuto costatare che la maniera in cui una persona vive la propria malattia influenza significativamente il personale stato di benessere psicofisiologico”.  

Fomo o ‘Fear of missing out’ è la paura di essere esclusi o ‘tagliati fuori’ dalla cerchia di amici o conoscenti. Persone con alti livelli di ‘Fomo’ utilizzano maggiormente i social così da restare sempre connessi con quanto stanno facendo gli altri. Con il boom dell”io digitale’ è diventata sempre più una parola in tendenza nelle ricerche sul web. Si associa anche a Fobo o ‘Fear of better options’ la paura di non prendere le decisioni migliori.  

Mindfulness o fenomeno mindfulness. E’ un termine inglese che indica la consapevolezza e permette di passare da uno stato di sofferenza ad una percezione soggettiva di benessere, grazie alla conoscenza profonda degli stati mentali. “Come sempre accade, tanto più qualcosa è di moda tanto più rischia di essere equivocato, banalizzato e a volte addirittura capovolto rispetto al suo effettivo significato – sottolinea l’Ordine degli psicologi del Lazio sul proprio sito – Il grande potenziale della mindfulness tuttavia non è oscurato né compromesso dagli utilizzi riduttivi o incompetenti, e quando ben comprese le pratiche di consapevolezza rappresentano una delle linee di sviluppo e una delle frontiere più vive, ricche e ‘generative’ nel panorama contemporaneo di ricerca sulla natura della mente e di lavoro su disagio”. 

Trigger e ‘trigger warning’. Nel mondo dei social, usato con Tw o ‘trigger warning’, è una sorta di avvertimento. L’origine arriva da ‘to trigger’ o innescare, ovvero quando uno stimolo richiama alla mente una precedente esperienza traumatica. I trigger warning sui social o sul web permettono di scegliere se continuare la lettura o la visione di un contenuto, valutando la tenuta del proprio equilibrio psicologico in quel momento e preparandosi a gestire al meglio le proprie reazioni.  

(Adnkronos – Salute)

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