Fisco, Csel: “Dimezzato ‘tesoretto’ Comuni derivante da segnalazioni anti-evasione”

Solo 3% fornisce ‘dritte’ ad Agenzia Entrate, gettito pari a 3 mln euro nel 2022

Roma, 24 set. (Adnkronos/Labitalia) – Ammonta a poco più di 3 milioni di euro il totale di risorse recentemente assegnate dal ministero dell’Interno ai Comuni che, nel corso del 2022, hanno contribuito a contrastare l’evasione fiscale segnalando situazioni di evasione o elusione fiscale all’amministrazione finanziaria. Nonostante gli enti coinvolti fossero numericamente in linea con quelli dello scorso anno (267 contro 253), l’entità del ‘tesoretto’ generato dallo strumento delle segnalazioni qualificate è stata più che dimezzata rispetto a quanto ripartito nel corso del 2022. Ancora più impietoso il confronto con 5 anni fa, quando i Comuni coinvolti erano stati 517 e i contributi ottenuti avevano superato di oltre 10 milioni quelli appena ripartiti. A segnalarlo una elaborazione di Centro Studi Enti Locali (Csel) per Adnkronos sui dati relativi ai trasferimenti 2023 (riferiti al 2022).
La ragione principale di questo drastico calo del gettito derivante da questa attività è il fatto che, per la prima volta dopo dieci anni, si è tornati a una ripartizione al 50 e 50 delle maggiori somme relative ai tributi erariali riscossi tra Stato ed enti autori delle segnalazioni. Per incentivare le amministrazioni comunali ad attivarsi il più possibile a fare la loro parte nella lotta all’evasione, questa percentuale era stata elevata al 100% a partire dal 2012 ed era stata sistematicamente prorogata di anno in anno fino al 2021 compreso. Dall’anno scorso, invece, in assenza di proroga, si è tornati ad applicare la percentuale ordinaria del 50%.
Va detto però che, anche ove le risorse recuperate fossero state assegnate in toto ai Comuni, i numeri 2022 non sarebbero stati positivi. Il gettito delle segnalazioni qualificate andate in porto l’anno scorso è stato infatti pari a 3 milioni e 60mila euro. Anche raddoppiato, questo importo avrebbe rappresentato un record negativo se confrontato con gli anni precedenti: 6.725.741 euro nel 2021, 6.490.977 euro nel 2020, 7 milioni e 775.239 euro nel 2019, 11.406.176 nel 2018, 13.278.451 nel 2017 e 13.319.929 nel 2016.
L’elaborazione di Csel ha confermato, poi, ampie differenze nel livello medio di partecipazione dei Comuni a questo genere di attività. Su 100 euro recuperate, 85 sono mediamente riconducibili alle amministrazioni collocate nelle regioni settentrionali, 11 a quelle centrali e tre a quelle meridionali. Globalmente la percentuale di Comuni che si attivano per fornire delle ‘dritte’ all’Agenzia delle Entrate per combattere l’evasione fiscale resta bassissima. La media nazionale, pari al 3%, è superata soltanto da Friuli Venezia Giulia, regione in cui il 3,3% dei Comuni ha all’attivo almeno una segnalazione qualificata andata a buon fine nel 2022, Liguria (3,8%), Lombardia (5,1%), Marche (3,6%), Sicilia (3,3%), Toscana (7,7%) e Veneto (3,2%).
Al di sotto di questa percentuale, invece, l’Abruzzo (0,7%), la Calabria (2%), la Campania (0,5%), il Lazio (1,6%), il Molise (2,2%), il Piemonte (1,8%), la Puglia e la Sardegna (1,6%) e l’Umbria (1,1%). Record negativo per Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, dove non un singolo Comune ha contribuito a recuperare somme sottratte al fisco dai propri cittadini, né nel 2022 né del 2021.
L’unica vera regione virtuosa, in cui quasi un Comune su 5 si è adoperato per dare man forte all’amministrazione finanziaria, è l’Emilia Romagna, che ha all’attivo ben 60 Comuni beneficiari delle risorse su 330 (18,2%). In termini di gettito, però, l’Emilia Romagna si è piazzata solo al terzo posto tra le regioni che hanno ottenuto di più. I Comuni emiliani hanno infatti messo insieme 526.792 euro contro gli 896.341 euro della Liguria e 876.096 euro della Lombardia.
Ma quali sono gli ostacoli che fanno sì che 97 Comuni su cento non si mobilitino per affiancare l’amministrazione finanziaria, mettendo a frutto la conoscenza profonda e diretta del proprio tessuto sociale di riferimento? “Come già rivelato in passato, oltre alla generale impopolarità delle operazioni antievasione in questo paese, uno dei principali ostacoli alla diffusione di questo strumento è la complessità della procedura da seguire per inoltrare le segnalazioni”, osserva Csel.
“Queste, infatti, devono contenere i dati identificativi del soggetto in relazione ai quali sono rilevati comportamenti evasivi ed elusivi ‘senza ulteriori elaborazioni logiche’. I dipendenti comunali devono, quindi, avviare una vera e propria istruttoria prima di richiamare l’attenzione dell’amministrazione finanziaria su un caso sospetto”, spiega.
“Questo comporta un grosso investimento in termini di tempo e impegno e presuppone che ci siano nell’ente dipendenti qualificati e risorse strumentali e tecnologiche adeguate”, conclude.

(Adnkronos)