Armenia-Azerbaigian, per Nagorno Karabakh guerra che dura dal 1988: cosa succede, perché si combatte


Il conflitto tra Baku ed Erevan è rimasta a lungo congelata con periodiche riprese della tensione e violazioni del cessate il fuoco
Roma, 19 set. Perché Armenia e Azerbaigian combattono da 35 anni per una piccola regione montagnosa di 4500 chilometri quadrati nel Caucaso meridionale? Il Nagorno Karabakh, che torna oggi al centro delle ultime news con scontri e altissima tensione, è una enclave a maggioranza armena all’interno dell’Azerbaigian. La popolazione etnicamente armena è di 120mila persone. Il conflitto risale al 1988, quando il governo locale del Nagorno chiese di passare dalla repubblica sovietica dell’Azerbaigian a quella, sempre sovietica, dell’Armenia. Allora vi furono scontri fra milizie etniche, che un intervento di forze sovietiche non riuscì a risolvere.
Con la dissoluzione dell’Urss nel 1991, scoppiò una vera e propria guerra fra Armenia e Azerbaigian, che causò almeno 30mila morti prima di arrivare ad un cessate il fuoco nel 1994, ottenuto grazie ad un accordo mediato dalla Russia e dall’Osce. Il Nagorno Karabakh aveva intanto proclamato un governo autonomo, la repubblica di Artsakh, con capitale Stepanakert, che però non è riconosciuta a livello internazionale, mentre l’Onu continua a ritenere la regione parte dell’Azerbaigian.
Il conflitto è rimasto a lungo congelato con periodiche riprese della tensione e violazioni del cessate il fuoco. Ma nel frattempo l’Azerbaigian, arricchitosi con la vendita di petrolio e gas, si è riarmato. E ha lanciato una nuova guerra il 27 settembre 2020. Questa volta ha prevalso Baku e il conflitto, terminato dopo 44 giorni grazie ad una mediazione russa, ha portato l’Azerbaigian ad appropriarsi di 150 km quadrati di territorio armeno.
Paese musulmano, l’Azerbaigian è sostenuto dalla Turchia al quale è affine culturalmente e linguisticamente. L’Armenia di religione cristiana era appoggiata dalla Russia, che aveva garantito l’ultimo cessate il fuoco del 2020. Ma con l’invasione dell’Ucraina, Mosca ha trascurato l’Armenia mentre si aggravava la crisi del corridoio di Lachin, unica via d’accesso fra Armenia e Nagorno Karabakh. Le forze di peacekeeping russe non hanno impedito a Baku di bloccare l’accesso al corridoio, importante per il rifornimento di beni essenziali nell’enclave. E Erevan ha cominciato a considerare un errore la propria dipendenza dalla Russia in materia di sicurezza, tanto che nei giorni scorsi ha partecipato per la prima volta ad esercitazioni militari congiunte con gli americani.

(Adnkronos)