Covid Italia, crescono casi e morti: varianti più diffuse, sintomi e nuove regole

(Adnkronos) – Aumentano i contagi e i morti Covid in Italia così come il tasso di positività. Nell’ultima settimana del bollettino, che va dal 31 agosto al 6 settembre, è stato del 12,6%, 2,1 punti percentuali in più rispetto al 10,5% del periodo 24-30 agosto. I casi dell’ultima settimana sono stati 21.309 in aumento del 44% rispetto ai 14.863 della scorsa settimana, e 94 decessi con un aumento del 45% circa rispetto ai 65 del periodo 24-30 agosto. 

“Abbiamo nuove varianti di #Covid che stiamo monitorando ma nessuna sembra più preoccupante del solito” scrive Fabrizio Maggi, direttore dell’Unità di Virologia e laboratori di Biosicurezza dell’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, in un post su Facebook. “Il virus ha preso la direzione dell’adattamento verso il suo ospite, cioè noi. E questo, anche grazie alla copertura vaccinale e all’immunità ibrida, non può che tradursi in una malattia più blanda nelle persone giovani e sane. Vaccinare anziani e fragili, invece, continua a essere importante mentre vediamo un po’ di rilassamento su questo fronte”.
 

Gli ultimi dati mostrano “un’incidenza dei casi diagnosticati e segnalati pari a 31 casi per 100mila abitanti. L’incidenza più elevata in Sardegna con 53 casi per 100mila abitanti, mentre la più bassa in Basilicata (8 casi per 100mila abitanti)”.  

“Cresce anche l’occupazione dei letti in area medica, che si attesta al 3% (era al 2,7% la scorsa settimana) con un totale di 1.872 ricoverati. Aumenta anche l’occupazione delle terapie intensive (0,6% rispetto allo 0,4% della rilevazione della scorsa settimana), dove sono ricoverate 49 persone”, sottolinea il monitoraggio.  

In salita anche le reinfezioni: “La percentuale di infezioni riportate in soggetti con almeno un’infezione pregressa è in aumento e intorno al 39%” secondo il monitoraggio, rispetto al 36% della rilevazione precedente.  

Arrivano, intanto, nuove disposizione per i tamponi Covid per l’accesso ai Pronto soccorso e nelle Rsa. La circolare della direzione Prevenzione del ministero della Salute, firmata dal direttore Francesco Vaia, “esaminato l’attuale andamento clinico-epidemiologico”, raccomanda che “per i pazienti che non presentano sintomi compatibili con Covid-19 al triage, effettuato all’accesso al Pronto soccorso, non è indicata l’esecuzione del test per Sars-CoV-2”. Per i pazienti che presentano sintomi con quadro clinico compatibile con Covid-19 “è indicata l’effettuazione di test diagnostici per Sars-CoV-2”.  

E ancora: per i pazienti “che all’anamnesi dichiarano di aver avuto contatti stretti con un caso confermato Covid-19, con esposizione negli ultimi 5 giorni, è indicata l’effettuazione di test diagnostici per Sars-CoV-2”, sottolinea la circolare. “Per i pazienti, pur asintomatici, che devono effettuare ricovero o un trasferimento (sia programmato che in emergenza) in setting assistenziali ad alto rischio (reparti nei quali sono presenti pazienti immunocompromessi e fragili, strutture protette, Rsa) è indicata l’effettuazione di test diagnostici per Sars-CoV-2”, prosegue il documento.  

Per quanto riguarda le Rsa, le strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie. “Agli ospiti che devono accedere (nuovi ingressi, trasferimenti) alle strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie, in cui siano presenti persone fragili a rischio per età o patologie concomitanti, è indicata l’effettuazione di test diagnostici per Sars-CoV-2 al momento dell’accesso presso la struttura”, sottolinea la circolare.  

Cambiano le varianti, ma i sintomi di chi si ammala in gran parte restano invariati ossia naso che cola, raffreddore, mal di gola e tosse. Può capitare anche che venga la febbre e si perda olfatto e gusto come accade spesso con il Coronavirus. La variante prevalente in Italia, secondo il nuovo bollettino, è l’Eris. Gli esperti comunicano che i sintomi riscontrati finora nei pazienti colpiti dalla variante Eris sviluppano un quadro clinico del tutto simile alle già note manifestazioni di Covid.  

Ad esempio la dottoressa Kristina K. Bryant, specialista nel campo delle malattie infettive pediatriche presso il Norton Children’s Infectious Diseases, ha parlato alla rivista ‘Health’ di sintomi simili a quelli tipici della variante Omicron. Per la precisione, molti pazienti hanno riferito di aver accusato sintomi simili alle più comuni allergie: tra questi si parla di naso che cola, tosse, mal di gola e congestione delle vie respiratorie superiori. Trattandosi di variante dominante, Kristina K. Bryant consiglia comunque di non sottovalutare le sue manifestazioni. Nel caso di Pirola anche febbre alta, raffreddore e perdita del senso del gusto o dell’olfatto. 

Gli studi ad oggi effettuati evidenziano che la variante Eris “è caratterizzata da un elevato tasso di crescita che, insieme ad una diminuita capacità neutralizzazione da parte di anticorpi verso altre varianti, giustificherebbe la sua prevalenza in diversi Paesi”. Tuttavia, “ad oggi non si evidenziano rischi addizionali per la salute pubblica rispetto ai lignaggi co-circolanti”, sottolinea l’Istituto. 

Su Pirola le autorità sanitarie internazionali hanno acceso un faro per via dell’elevato numero di mutazioni concentrate sulla proteina Spike. BA.2.86, afferma Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc, è molto divergente dai ceppi di Sars-CoV-2 attualmente in circolazione”, e questo “solleva preoccupazioni per un aumento delle reinfezioni”, nel caso in cui Pirola “superasse le varianti esistenti nell’Ue/See”. “Non vi è indicazione” che l’infezione da varianti di Sars-CoV-2 simili a Kraken (XBB.1.5)+F456L, una mutazione sotto la lente degli esperti, oppure da Pirola BA.2.86, “sia associata a una malattia più grave o a una riduzione dell’efficacia del vaccino Covid contro la malattia grave, rispetto alle varianti attualmente circolanti. Le persone anziane e quelle con patologie preesistenti rimangono a maggior rischio di esiti gravi se infette”.
 

Per quanto riguarda le altre varianti di Sars-CoV-2 sotto la lente a livello internazionale, si riscontra “una stabile prevalenza nel nostro Paese della variante” Arturo “XBB.1.16, mentre i valori relativi a” Kraken “XBB.1.5 risultano in diminuzione così come quelli relativi a XBB.2.3” o Acrux. “Si continua a segnalare la circolazione di CH.1.1” o Orthrus, “discendente di BA.2.75” o Centaurus “e classificata come variante sotto monitoraggio, Vum, dagli organismi internazionali, con valori di prevalenza contenuti”. 

“Chiaramente il virus circolerà con le sue mutazioni e vi sarà una ciclicità nell’aumento dei contagi, ma questo era atteso. E’ un fatto che la pandemia è finita ed è un fatto che oggi la gestione del Covid diventa una gestione ordinaria non dissimile da ciò che accade ogni anno con i virus influenzali” dice, interpellato dall’Adnkronos, l’ex viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, a proposito dei timori dell’Oms e della comunità scientifica per l’aumento dei contagi Covid in autunno. Secondo il medico “non necessariamente ci sarà una stagionalità del Covid ma – osserva – vi saranno dei momenti in cui il virus circolerà di più e ovviamente gli ospedali dovranno essere pronti ad accogliere i pazienti fragili che saranno più bisognosi di cure ospedaliere”.  

“Ovviamente la necessità di un vaccino è importante per coloro che hanno delle fragilità, esattamente come accade per il vaccino antinfluenzale”, prosegue Sileri, per il quale “sarà importante la sorveglianza epidemiologica” ma l’ex esponente del governo Conte considera la pandemia “sicuramente finita”. “Va monitorato ciò che accade – ribadisce Sileri – per essere pronti a offrire una risposta e per facilitare la gestione di quei pazienti che purtroppo possono avere delle conseguenze più importanti”. 

Decaduto l’obbligo di isolamento per i positivi al Covid, mentre già tornano a salire i casi in Italia, con il rientro al lavoro a regime e la riapertura delle scuole “l’impennata ulteriore di contagi non è solo un rischio ma una certezza, perché se uno ha un Covid produttivo può trasmettere l’infezioni nei contesti sociali in cui si trova, soprattutto in un ambiente come quello lavorativo, dove rimane non per pochi minuti ma per un’intera giornata”. Così Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano che però aggiunge: “Ciò premesso, per una serie di fattori, anche un paladino della cautela come il sottoscritto non ha una visione di terrore e catastrofe per lo scenario che ci si prospetta: ci sarà un aumento delle infezioni, ma non ritengo, e auspico che non ci sarà un incremento molto importante di malattie gravi e di decessi”. 

A scongiurare scenari preoccupanti “anche se aumenteranno i casi, è il fatto che – ricorda Galli – più di 50 milioni di italiani hanno fatto almeno un ciclo vaccinale completo, anche se per molti risale a tanto tempo fa, e che circa più di 30 milioni di persone hanno avuto la malattia. Dunque, il combinato disposto di questi oltre 30 milioni e degli oltre 50 milioni, ci dice che le capacità di difesa e di parziale contenimento delle nuove infezioni nel Paese sono importanti. Quindi – rimarca – i contagi cresceranno ancora e già i dati dell’Istituto superiore di Sanità indicano una curva in salita, ma non avremo un quadro neanche lontanamente commensurabile al disastro fatto dall’epidemia in passato, quando eravamo tutti vergini rispetto al virus”. 

 

 

 

 

(Adnkronos – Salute)

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