Emergenza cinghiali: prosegue il lavoro di coordinamento della Provincia di Padova

Emergenza cinghiali: prosegue il lavoro della Provincia di Padova

La presenza dei cinghiali nei Colli Euganei è una questione rilevante, specialmente in avvicinamento all’autunno. Questi animali possono influire sulla filiera agricola, l’industria turistica e la sicurezza pubblica. Inoltre, c’è una preoccupazione per la possibile diffusione di malattie, tra cui la peste suina, che i cinghiali possono trasmettere.

Il punto della situazione e delle possibili misure da adottare è stato fatto nel corso di un incontro convocato da Vincenzo Gottardo, vicepresidente della Provincia di Padova. Insieme al presidente del Parco Colli Euganei, al Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie Antonia Ricci, ai presidenti delle associazioni di categoria CIA, Coldiretti e Confagricoltura, i rappresentanti del settore igiene dell’ULSS 6 e ad alcuni sindaci del territorio, è stata analizzata la situazione attuale della presenza dei cinghiali sui Colli Euganei e sul rischio di eventuali contagi con la peste suina 

Sono emersi, in particolare due elementi: il ruolo importante del monitoraggio da parte delle istituzioni preposte; il ruolo proattivo dei cittadini, specialmente coloro che viaggiano, o che cacciano nei territori. Infine, la decisiva relazione tra il territorio e il presidio sanitario che si occupa della possibile diffusione della peste suina.

Vincenzo Gottardo, Vicepresidente della Provincia di Padova, che ha delega anche all’Agricoltura, ha spiegato che l’Ente sta coordinando un tavolo di lavoro “che coinvolge l’Istituto profilattico delle Tre Venezie, il servizio veterinario delle Euganea, il Parco Colli e le associazioni di categoria. È fondamentale coordinarsi sul territorio in tempi rapidi, considerando i casi che si sono manifestati in Lombardia, l’ultimo dei quali è stato registrato nella provincia di Pavia. Non possiamo rimanere spettatori di questa emergenza legata alla diffusione della peste suina sia tra i selvatici che negli allevamenti domestici. Ciò causerebbe ingenti danni sia al comparto produttivo che al territorio. Pertanto, stiamo adottando misure preventive e organizzando la sorveglianza del territorio per prevenire eventuali contagi. Il nostro territorio, anche per la conformazione geografica, è sempre a rischio. Per questo è necessario continuare a informare la popolazione, soprattutto per chi frequenta le zone rurali, per chi viene dall’estero, che non porti prodotti che potrebbero essere contaminati”.

Alessandro Frizzarin, presidente del Parco Colli Euganei, ha ribadito che “fortunatamente non si è verificato un caso di trasmissione all’uomo di questa malattia, ma potrebbe avere gravi ripercussioni sull’agricoltura e sull’intera filiera economica. Per quanto riguarda il Parco Colli, ribadiamo l’importanza di continuare l’attività di monitoraggio, che è stata svolta in modo costante fino ad oggi. Inoltre, è fondamentale mantenere l’attività di contenimento della specie, che ha già prodotto buoni risultati, riducendo le richieste di risarcimento danni e aumentando il numero di cinghiali abbattuti”.

Luca Trivellato, presidente Confederazione Italiana Agricoltori di Padova, si è detto preoccupato per la situazione: “Colpisce ancora una volta il settore agricolo, soggetto agli effetti negativi della potenziale diffusione della peste suina nel Veneto, anche se per fortuna al momento non si sono segnalati casi. Tuttavia, la malattia è alle porte, anche se non riguarda gli esseri umani. Questa situazione potrebbe compromettere in particolare il settore zootecnico della suinicoltura e le attività correlate, come la trasformazione e la ristorazione, tra cui ristoranti e agriturismi. Speriamo che le misure attualmente adottate siano sufficienti per contenere al massimo questa eventualità. Continuiamo a chiedere una modifica della legge 157 del 1992, che regola la caccia al cinghiale, poiché questi animali sono i principali veicoli di diffusione della malattia e si spostano liberamente, il che rende la malattia più difficile da controllare rispetto a una popolazione gestita”.

Mattia Bottaccini, del servizio veterinario ULSS 6 Euganea: “Il messaggio che vogliamo comunicare riguarda la responsabilità individuale dei cittadini nell’evitare di abbandonare rifiuti contenenti resti di carne di suino. Anche un oggetto apparentemente innocuo come un pezzo di salame caduto accidentalmente è importante da segnalare, poiché potrebbe entrare in contatto con cinghiali presenti in determinate aree. Fino a quando non si effettua un test sul cibo, non possiamo avere la certezza che non contenga il virus. Se un cinghiale viene a contatto con questo cibo, potrebbe diventare una fonte di infezione per la popolazione di cinghiali selvatici nel territorio”. 

E a questo proposito, in collegamento durante l’incontro, Antonia Ricci, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ha evidenziato come “la popolazione ha un ruolo, anche i privati cittadini,di controllo di questa malattia; invitiamo tutti a tenere gli occhi bene aperti e sapere di cosa stiamo parlando, sapere che, ad esempio, se si trova un cinghiale morto     questo va immediatamente segnalato, è fondamentale per ridurre i danni di questa malattia. In generale, noi siamo sempre a disposizione per controllare, perciò siate scrupolosi, quando le persone viaggiano in altre regioni per caccia, trekking, pensino e come potrebbero portare qui il virus. Teniamo alta la guardia”.

(Provincia di Padova)