Accenture: “La digitalizzazione nel futuro del mercato”

La transizione verso veicoli definiti dai loro servizi digitali – tra cui sicurezza, comfort, funzionalità operative e di intrattenimento – promette di portare nuovi significativi guadagni all’industria automobilistica

Roma, 7 ago. (Adnkronos/Labitalia) – “Il futuro del mercato automotive si giocherà nei prossimi due decenni. In parallelo alla transizione verso l’elettrico, è in corso la realizzazione di una nuova industria della mobilità soprattutto dal punto di vista della digitalizzazione: ci si muove sempre più in direzione di una piena integrazione tra il mondo dei dati e quello dei servizi digitali. Sono leve indispensabili per differenziarsi ed essere competitivi nel contesto attuale. Il focus si sta spostando dal ‘prodotto auto’ a un”esperienza di mobilità’, che mette il cliente al centro di un veicolo software-defined. A dirlo Teodoro Lio, responsabile consumer & manufacturing industries.
La transizione verso veicoli definiti dai loro servizi digitali – tra cui sicurezza, comfort, funzionalità operative e di intrattenimento – promette di portare nuovi significativi guadagni all’industria automobilistica. I servizi digitali che ruotano intorno all’auto si basano sui dati del veicolo connesso e si integrano perfettamente in un ecosistema di fornitori di infrastrutture ad es. parcheggi, stazioni di servizio, fornitori di tecnologia, come aziende produttrici di smartphone, città intelligenti e altro ancora.
Per cogliere le opportunità offerte dai servizi digitali, le aziende avranno bisogno di costruire un forte “nucleo” digitale (che riguarda tecnologia, processi, persone, cultura aziendale) in grado di sfruttare la grande potenzialità dei dati e dell’intelligenza artificiale e in generale della tecnologia, adottando un approccio focalizzato sul cliente e sul valore generato dai servizi. Tale “nucleo” digitale permetterà di conoscere le preferenze dei clienti e offrire così un servizio personalizzato.
“La maggior parte delle case automobilistiche ha ancora molte opportunità da cogliere: ad oggi i servizi digitali generano solo il 3% circa dei loro ricavi a livello globale, una percentuale non ancora sufficiente a coprire gli ingenti investimenti, mentre stimiamo che nei prossimi due decenni questo valore salirà fino a 3.5 trilioni di dollari, ovvero il 40% dei ricavi complessivi della filiera” continua Teodoro Lio. “Inoltre, l’intelligenza artificiale può svolgere un importante ruolo nell’aumentare il valore dell’auto per il cliente senza aggiungere loro complessità. Questo può avvenire supportando i consumatori nella scelta più adatta ai propri bisogni; implementando e differenziando le funzionalità dell’auto grazie all’integrazione con l’ecosistema digitale; incrementando la sicurezza e rendendo il prodotto di mobilità integrato in modo trasparente e flessibile nella vita digitale di ognuno”.
Le aziende nel settore automotive dovrebbero dotarsi di una strategia chiara su come sviluppare i servizi digitali e che coinvolga l’intera azienda. Sono diverse le questioni chiave che devono affrontare: anzitutto, decidere se è meglio sviluppare i servizi digitali al proprio interno, con investimenti finanziari in tecnologia e per attirare le competenze adeguate che possono anche essere significativi, o se è preferibile integrare nei propri veicoli servizi digitali di terzi.
Se le case automobilistiche non riescono a trasformare il software in un’attività redditizia, rischiano di perdere la gara contro i nuovi players, sia rispetto a quelli storicamente presenti sul mercato sia rispetto ai nuovi che vi si affacciano. Se non agiscono rapidamente, rischiano insomma di rimanere indietro. Concorda anche l’83% dei dirigenti del settore automobilistico, affermando che i servizi digitali saranno il fattore chiave di differenziazione per il vantaggio competitivo.
Nonostante tutti gli sforzi per intraprendere la trasformazione digitale in alcune parti della loro organizzazione, la maggior parte delle aziende automobilistiche non è ancora veramente esperta di tecnologia e digitale nel suo nucleo. Quasi nove aziende su dieci invece di considerare la trasformazione come un processo continuo che riguarda l’intera azienda, trasformano solo alcune parti dell’azienda e del loro business e lo fanno principalmente attraverso una serie di iniziative circoscritte. Altre case automobilistiche continuano a operare in modi più tradizionali. E’ necessario creare contaminazioni virtuose e connessioni innovative anche all’interno dell’azienda. Le barriere devono essere abbattute: tutti saranno chiamati a collaborare per sviluppare le nuove capabilities nel software.
Un’altra domanda fondamentale che le case automobilistiche devono porsi è quale sia il servizio digitale e la tecnologia più interessante su cui investire e puntare, ciò che spinge i clienti a pagare di più e a selezionare un brand rispetto ai concorrenti. Quel servizio digitale capace di attrarre nuovi clienti e ampliare la propria fetta di mercato. Sicuramente una delle tecnologie più promettenti al momento è rappresentata dall’intelligenza artificiale, soprattutto quella generativa (G-AI).
Sono cinque le modalità di applicazione della Generative-AI. 1) consigliare: l’intelligenza artificiale come co-pilota per i manager, ad esempio per l’ottimizzazione dei percorsi della catena di fornitura.
2) Creare: l’intelligenza artificiale al servizio della creazione di contenuti di marketing, immagini personalizzate e modelli 3D.
3) Assistere: l’intelligenza artificiale come vero e proprio assistente nella guida autonoma, che contribuisce a creare un’esperienza immersiva e cucita su misura di utilizzo del veicolo. 4) Automatizzare: l’intelligenza artificiale automatizza e velocizza processi fondamentali, quanto dispendiosi;
5) Proteggere: l’intelligenza artificiale aiuta a gestire le frodi, a verificare la conformità alle normative e a tenere sotto controllo le emissioni di anidride carbonica.
L’utilizzo di assistenti virtuali, configuratori di auto immersivi, co-piloti per il manager, strumenti di design generativo consentirà di migliorare tempi e processi di sviluppo fino al 30%-50%, di ridurre i costi operativi eliminando l’80% delle attività di routine, con il vantaggio di una forza lavoro maggiormente concentrata sulle attività più strategiche e a valore aggiunto più alto e di una maggiore agilità e velocità sul mercato. Si stima che il 30% delle ore di lavoro complessive nell’industria automobilistica abbia un alto potenziale di automazione, mentre un altro 6% ha un alto potenziale di aumento, pari a più di un terzo del capitale umano complessivo.
L’ai generativa per svilupparsi ha però bisogno di integrare la sua capacità di imparare informazioni sul linguaggio e sul contesto con una elevata mole di dati, grazie ai quali può costruire esperienze fortemente personalizzate sulle esigenze dei consumatori, realizzando allo stesso tempo importanti risparmi sui costi e incrementando la produttività. La combinazione di più dati, con modelli migliori e maggiore potenza di calcolo, sta infatti portando all’esplosione di questa tecnologia. L’ai sembra confermare il concetto secondo cui ‘Data is the new oil’.
Lo sviluppo del settore automobilistico è perciò collegato a doppio filo alla capacità di acquisire e gestire i dati: i dati stanno guidando la transizione del settore e lo stanno portando verso una vera e propria economia di piattaforma. Dati sulle aspettative dei clienti possono trasformare il processo di acquisto dell’auto, mentre dati relativi all’utilizzo dell’auto hanno il potenziale di trasformare l’esperienza di guida avvicinandola a un concetto di mobilità come servizio.
I dati devono essere perfezionati per essere efficaci. E siamo ancora nelle fasi iniziali del processo: oggi solo il 25% delle organizzazioni – in tutti i settori – sta realizzando il potenziale dei propri progetti di dati e analisi.
Dall’altra parte l’80% dei consumatori sarebbe disposto a condividere i dati relativi alla propria auto in cambio di un’offerta di servizi. Questo ci indica anche l’importanza di stabilire politiche di governance dei dati, in linea con le normative per la protezione dei dati, con l’obiettivo di garantire la gestione e la protezione di tutti i dati raccolti.
In conclusione, trattare i dati come una forma di capitale aziendale rappresenta la prima ricetta per sbloccarne il valore e consentire l’adozione dell’ia, plasmando così la mobilità del futuro.

(Adnkronos)