Omicidio Cologno Monzese, Atqaoui a gip: “Mi chiedo come ho potuto uccidere”


“Quando ho preso coscienza di ciò che era successo ero zuppo di sangue”
Milano, 2 ago. “Quando vado a dormire penso a come ho fatto a essere stato in grado uccidere”. Lo ha detto Zakaria Atqaoui durante l’interrogatorio di garanzia ieri nel carcere di Monza, in cui ha confermato alla gip Elena Sechi l’omicidio, già confessato ai carabinieri di Sesto San Giovanni e alla pm, della ex fidanzata Sofia Castelli, uccisa nella sua casa di Cologno Monzese sabato all’alba.
Atqaoui, , venerdì si è impossessato di un mazzo di chiavi dell’appartamento in cui la 20enne viveva. La sera, dopo aver visto dal telefono di un amico le storie Instagram di Sofia in discoteca, è entrato nell’appartamento di corso Roma, dove la vittima viveva con la famiglia, e ne ha atteso fino all’alba il ritorno, nascosto scalzo in un armadio. Da lì ha ascoltato Sofia parlare con un amica di ragazzi ed “è scattato qualcosa. Non riesco a spiegare cosa”. Quindi ha atteso che si addormentassero, è andato – a quanto ha riferito – in cucina a prendere un coltello, ma resosi conto che “non era adatto” perché la punta era spezzata e la lama seghettata, l’ha riposto nell’armadio ed è tornato in cucina a prenderne un altro.
Quindi “mi sono scagliato contro Sofia, ho sferrato il primo colpo al collo e poi altre due volte. Quando ho preso coscienza di ciò che era successo ero zuppo di sangue, fuori dalla stanza. Mi sono tolto i vestiti. Tremavo. Non mi sentivo bene. Sono andato in sala, ho messo dei vestiti, credo che fossero del padre. Ho messo le scarpe di Sofia”. Una volta uscito, lasciando la porta di casa aperta, Atqaoui ha gettato via, forse in un cestino, il vecchio telefono senza scheda che utilizzava collegandosi al wi-fi, “perché dopo essermi costituito mia madre avrebbe visto le foto mentre bevevo e fumavo nel telefono e la mia famiglia è musulmana”. Camminando e fumando una o due sigarette, il 23enne ha “capito di aver commesso un omicidio” ed è andato a confessare tutto alla Polizia locale. “Avevo la nausea, non riuscivo a parlare”.

(Adnkronos)