Pnrr Italia, via libera a modifiche quarta rata. Fitto: “Nessun ritardo”

Riunione flash a Palazzo Chigi: 10 modifiche su 27 obiettivi. Il ministro: “Stop polemiche sterili”. Schlein: “Meloni riferisca in Parlamento”

Roma, 11 lug Le 10 modifiche agli obiettivi della quarta rata del Pnrr, che hanno ottenuto oggi il via libera, “riguardano diversi ministeri”, ovvero “i ministeri delle Infrastrutture, delle Imprese, dell’Istruzione, della Cultura”. Così il ministro Raffaele Fitto, al termine della cabina di regia sul Pnrr convocata in tarda mattinata a Palazzo Chigi. “La quarta rata a questo punto – ha aggiunto – dopo una condivisione formale con la Commissione europea, può essere oggetto di richiesta di pagamento, che inoltreremo. Ieri abbiamo concluso con la Commissione Ue il tavolo tecnico”, da qui la convocazione, “partita nella serata di ieri”, della cabina di regia per dare il disco verde alle modifiche.
E’ durata mezz’ora la cabina di regia presieduta dal ministro ‘regista’ del Recovery Fund Fitto. Sul Pnrr “il governo sta portando avanti un lavoro serio e costruttivo”, ma “siamo di fronte a diverse fake news: non c’era nessuna convocazione urgente della cabina di regia, che è avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri perché abbiamo avuto il via libera tecnico dell’Europa, dunque solo allora è partita la convocazione”, ha detto ancora il ministro aggiungendo che la modifica dei 10 dei 27 obiettivi per lo sblocco della quarta rata decisi dal governo “porterà alla richiesta dell’intera quarta rata, non immaginando un definanziamento”.
“Dobbiamo lavorare velocemente ma non in fretta perché la fretta può comportare errori decisivi per il Paese. Mi auguro che il dibattito sia impostato su proposte, ma ogni giorno sento cose contro: penso che l’Italia avrebbe bisogno di un confronto serio, con proposte costruttive, invece di polemiche sterili che non servono a nessuno. Dobbiamo lavorare per raggiungere un obiettivo che non è del governo ma del Paese”, ha sottolineato il ministro.
“Andrò in Parlamento il 18” luglio “per la relazione semestrale, e penso di essere andato in Parlamento un numero di volte non paragonabile rispetto a quanto accaduto nei due anni precedenti. Il tema dei ritardi è particolare: non ho ancora ascoltato un riferimento preciso a un ritardo imputabile a noi che sia oggettivo”, ha sottolineato il ministro secondo il quale le garanzie per i tempi per ricevere la quarta rata del Pnrr “non può darle nessuno. Noi abbiamo impostato un lavoro preliminare definendo quali obiettivi andavano corretti per raggiungere il risultato ed evitare di avere una fase di verifica molto lunga”.
Il ‘regista’ del Pnrr per il governo Meloni ha ricordato, a chi gli chiedeva i tempi per incassare la terza rata, che questa “è stata sottoposta a lunghe e accurate verifiche da parte della Ue, proprio su questo abbiamo approntato il lavoro sulla quarta”, così da evitare le stesse “lungaggini”.
“Rispetteremo la scadenza del 31 agosto” per la revisione del Pnrr nella sua interezza, ha quindi precisato il ministro. “Stiamo entrando in una dimensione diversa per l’attuazione del Piano – ha poi illustrato -. Nelle fasi precedenti l’attuazione richiedeva provvedimenti amministrativi. Ora siamo nella fase di messa a terra dei progetti”.
Le modifiche che entro quella data verranno apportate sono dettate da “due esigenze oggettive: da un lato è cambiato lo schema con il RepowerEu, che risponde a esigenze energetiche, e con altre questioni come l’aumento delle materie prime; fall’altro lato ci sono alcuni interventi che per ragioni oggettive non sono realizzabili entro giugno 2026, la scadenza del Pnrr. Il governo sta quindi lavorando ad un coordinamento delle risorse. Possiamo spostare alcuni interventi su altri programmi di intervento, come i fondi di coesione che hanno il 2029 come scadenza”.
”Per quanto riguarda l’andamento del fabbisogno di cassa dello Stato, se la terza rata (del Pnrr ndr) fosse entrata prima sarebbe stato molto meglio ma stiamo gestendo la situazione, confidando che questa benedetta rata venga somministrata”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso di una conferenza stampa. ”Credo che quello che sta avvenendo faccia emergere con consapevolezza che quelli che prendiamo dal Pnrr non sono tutti soldi regalati, in parte regalati, tutti gli altri sono debiti che dobbiamo gestire nel modo migliore”, sottolinea.
“Ci sono 19 miliardi di euro che l’Italia avrebbe potuto incassare già da febbraio con la terza rata del Pnrr: siamo a luglio e non ne abbiamo traccia. Ci sono altri 16 miliardi di euro, la quarta rata, per i quali dovevamo presentare la domanda a fine giugno: siamo all’11 luglio e tutto tace. Tace soprattutto la presidente del Consiglio, in silenzio da giorni per i guai giudiziari dei suoi ministri e sottosegretari mentre l’Italia rischia di perdere le risorse che faticosamente ha ottenuto dall’Unione europea”, afferma la segretaria del Pd Elly Schlein aggiungendo: “Meloni si assuma le sue responsabilità e venga a spiegarci in Parlamento perché non si è ancora visto un euro della terza rata del Pnnr e perché rischia di slittare anche la quarta, si ricordi che parliamo di risorse che riguardano investimenti strategici per le imprese, il lavoro e le vite delle persone e ottenerle è essenziale per far ripartire il Paese. Una cosa è certa: non possiamo perdere la storica opportunità del Pnrr perché il governo passa il suo tempo a difendere Santanchè, La Russa e Delmastro”.
“Leggiamo sulle agenzie che il ministro Fitto ha convocato, con urgenza, la cabina di regia sul Pnrr con all’ordine del giorno la ‘revisione della 4a rata’. Deve evidentemente aver letto la rassegna stampa, visto che molti giornali oggi scrivono che la 4a rata del Pnrr è fortemente a rischio”, afferma il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.
“Il nostro paese aspetta ancora, da mesi, la terza. Sui ritardi e sui rischi che il nostro Paese corre come Pd, da mesi, in tutte le sedi istituzionali, abbiamo sollecitato esecutivo e Parlamento, senza avere risposte – prosegue Boccia – Il comportamento del governo è al limite dell’irresponsabilità: ha perso tempo tra cambi di progetto e riforme della governance, e ora non sa che pesci prendere per uscire da un impasse che rischia di far perdere all’Italia risorse essenziali per la sua crescita. No, forse non erano pronti”.

(Adnkronos)