A Palazzo Roncale Marco Goldin racconta l’arte in Veneto tra le due guerre

Mercoledì 14 giugno, alle 18:30, a Palazzo Roncale, il critico e curatore d’arte Marco Goldin sarà ospite di Palazzo Roncale, nell’ambito della mostra Virgilio Milani e l’Arte del ’900 in Polesine, per raccontare Marchiori e il particolare contesto che – tra le due guerre, nei decenni di maggiore attività di Virgilio Milani – hanno reso il Veneto un vero e proprio terreno d’avanguardia per l’arte. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Da Ca’ Pesaro al Fronte Nuovo delle Arti. Pittura in Veneto ai tempi di Virgilio Milani.

È questo il titolo della conferenza che il critico e curatore d’arte Marco Goldin terrà nell’ambito della mostra Virgilio Milani e l’Arte del ’900 in Polesine mercoledì 14 giugno alle 18.30 a Palazzo Roncale.

Accompagnato da un’ampia proiezione di immagini, il celebre critico trevigiano tratteggerà un arco cronologico che si estende esattamente su trent’anni. Dalla fine della Prima guerra mondiale, con le mostre conclusive della straordinaria stagione di Ca’ Pesaro, fino al 1948, che è l’anno della Biennale della ripresa dopo lo stacco per il secondo conflitto.

Due storie che hanno fatto diventare il Veneto un vero e proprio terreno di avanguardia.

Un’occasione in cui, in grande stile, verrà presentato il gruppo del Fronte Nuovo delle arti, quando Giuseppe Marchiori, su invito del segretario generale dell’istituzione veneziana, Rodolfo Pallucchini, presenta quei pittori che avevano visto la loro prima esposizione in comune nell’estate del 1947, alla galleria della Spiga a Milano.

L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti.

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Da Ca’ Pesaro al Fronte Nuovo delle Arti

Gli anni che si affacciano sulla Prima guerra mondiale e quelli subito dopo, vedono la scomparsa di Ugo Valeri, poi di Umberto Boccioni e infine, all’inizio del 1919, di Umberto Moggioli. Tre dei principali protagonisti delle mostre di Ca’ Pesaro, che riprendono nel 1919, prima della celebre “secessione” del 1920 da parte di Gino Rossi e compagni.

Verrà quindi analizzata questa fase della pittura veneziana, con le opere nuove di Gino Rossi, Semeghini, Casorati, Cadorin, Wolf Ferrari, Zecchin, oltre ad alcuni nomi nuovi tra i quali i veronesi Zamboni e Trentini e il trevigiano Nino Springolo.

Di qui in avanti, e dopo la trasformazione della stagione capesarina in quella meno avanguardista di Palazzo Carminati, varrà il senso di precise singolarità, dalla trama onirica di Alberto Martini alle seducenti figure femminili di Oppi, dallo strepitoso realismo magico di Cagnaccio di San Pietro al colorismo di pittori come Novati, Ravenna e Varagnolo, fino alle pitture di paesaggi veneziani, tersi come non mai di Virgilio Guidi, o la straripante brama di vita compresa nei quadri di De Pisis.

Prima, appunto, che sotto l’egida di Marchiori si affermi la Nuova Secessione artistica, presentata nel ristorante all’Angelo di Venezia alla fine di settembre del 1946, e diventata l’anno dopo il Fronte Nuovo delle arti.

Quelli tratteggiati da Goldin sono anche i decenni di maggiore attività di Virgilio Milani che scelse di non allontanarsi mai dal suo territorio, rifiutò di partecipare alle stesse Biennali e non volle mai delle personali.

Una scelta di volontario isolamento che non impedì al protagonista della mostra di Palazzo Roncale di tenersi informato su quanto stava accadendo nell’arte al di fuori e dentro il Polesine, dove in quegli anni dominava la figura di un critico di Lendinara, Giuseppe Marchiori, che ebbe un ruolo di reale primissimo piano nel rinnovamento dell’arte in Italia.

(Fondazione Cariparo)