Coldiretti: “Tra batterio xylella e clima quest’anno bruciato 30% di potenziale produzione d’olio”

Il batterio killer della xylella fastidiosa e i cambiamenti climatici “hanno bruciato quest’anno un potenziale pari al 30% della produzione nazionale di olio crollata a circa 208 milioni di chili nella stagione 2022/2023 contro i 329 milioni di chili della stagione precedente. Se l’espansione della zona infetta non venisse arrestata, l’impatto economico per l’Italia potrebbe crescere fino a 5,2 miliardi di euro, sulla base dello studio della prestigiosa rivista americana Pnas (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America) sulla valutazione dell’impatto di Xylella sull’olivicoltura in Italia, Grecia e Spagna, realizzato da un team multinazionale di ricercatori guidato da economisti dell’Università di Wageningen (Olanda)”. Lo sostiene Coldiretti che ha diffuso i dati sull’epidemia del batterio in occasione della giornata in difesa degli ulivi al Villaggio contadino di Bari, a dieci anni dall’arrivo della fitopatia in Italia.
“Con la Puglia che rappresenta una delle culle dell’olio Made in Italy – afferma Coldiretti – è quindi strategico intervenire per un rapido ed efficiente utilizzo dei fondi messi a disposizione per la rinascita degli uliveti. Ma – denuncia – a tre anni dalla pubblicazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia da 300 milioni di euro, non è stata liquidata alcuna risorsa agli agricoltori per i reimpianti degli ulivi secchi che avrebbero consentito di ricominciare a lavorare e a produrre. Per espianti e reimpianti – continua Coldiretti – non è stato liquidato ancora un euro agli agricoltori a fronte di 8.133 domande singole e 26 domande collettive (contenenti 880 richieste di adesione) per un valore di oltre 222 milioni di euro, rispetto a 40 milioni di euro disponibili a cui si sono aggiunti altri 20 milioni di euro dalla rimodulazione del Piano di rigenerazione”. Nel 2022 la spesa degli italiani per l’olio extravergine d’oliva è comunque aumentata del 7,5% nei dodici mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen.
“Non a caso l’Italia – aggiunge Coldiretti – è fra i primi tre maggiori consumatori di olio extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati IOC (International oil council ndr)”. “Il rilancio della produzione nazionale dell’olio d’oliva è però messo a rischio anche dal Nutriscore sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando che “il successo dell’olio made in Italy è alimentato da un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 533 varietà di olive coltivate dalle Alpi alla Sicilia”.

(Adnkronos)