Calvaruso (UniPa), ‘bene rimborso per primo anti-epatite Delta e B’

‘E’ la prima molecola efficace nel ridurre il rischio di progressione di malattia’

Roma, 12 apr. (Adnkronos Salute) – “È molto importante la rimborsabilità” di bulevirtide “perchè circa il 5% di chi ha epatite B con infezione da virus Delta (Hdv), può avere la prima opzione terapeutica mirata” in grado di causare “una drastica riduzione del rischio di progredire verso cirrosi e complicanze”. Così Vincenza Calvaruso, professore Associato Sezione Gastroenterologia Università degli studi di Palermo, commenta l’approvazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per l’antivirale di Gilead, il primo farmaco specifico per il trattamento dell’epatite Delta cronica, la forma più grave e a più rapida progressione di epatite virale, con tassi di progressione verso cirrosi ed epatocarcinoma (Hcc) notevolmente maggiori rispetto alla mono infezione da virus dell’epatite B (Hbv).
“Bulevirtide è un farmaco inibitore dell’ingresso (entry inhibitor) – spiega Calvaruso – blocca un recettore specifico della cellula del fegato (epatocita) impedendo l’ingresso del virus dell’epatite B (Hbv) e Delta (Hdv). E’ la prima molecola ad avere una efficacia specifica per il virus Delta che, non potendo di fatto entrare nella cellula, non può infettarne altre”. Si tratta di “un farmaco estremamente efficace. Rispetto al trattamento che avevamo fino ad oggi, cioè l’interferone – aggiunge Calvaruso – ci consente di normalizzare le transaminasi, migliorare l’infiammazione del fregato e il rischio di progressione della malattia”. Nei pazienti trattati – spiega una nota aziendale – il farmaco ha dimostrato il 70% di risposta virologica, il 50% di risposta biochimica, ed il 45% di risposta combinata. “I dati sono promettenti – sottolinea l’esperta – perché ci consente di trattare anche pazienti in malattia avanzata, fibrosi severa e cirrosi compensata”.
“Abbiamo uno studio italiano multicentrico – ricorda Calvaruso – che ci ha fatto vedere come il farmaco sia sicuro ed efficace anche nel paziente con malattia avanzata. Arrivare alla riduzione della viremia in almeno il 70% dei casi e il miglioramento dell’infiammazione e delle transumanassi è fondamentale sul rischio di progressione verso le cirrosi di questi pazienti che è molto alto, purtroppo. Questi pazienti – precisa la professoressa – hanno l’80% di rischio di progredire verso la cirrosi. E’ un’infezione pericolosa per questi soggetti – rimarca – avere un farmaco che blocca la replicazione del virus significa cambiare la storia naturale di questi pazienti. E’ fondamentale – chiosa Calvaruso – che ci sia la rimborsabilità anche per i marcatori dei virus, cioè di tutto quello che serve per monitorare questa malattia”.

(Adnkronos)