Crisi del grano: in ginocchio interi settori produttivi del Paese

A fine estate, scatta l’ora X: se per ora l’economia nazionale e globale sembra ancora reggere il colpo, a settembre non sarà così! Purtroppo, le previsioni non sono di certo rosee, anzi. Gli effetti si stanno già facendo sentire nel nostro Paese dove i costi di alcuni prodotti sono già aumentati fino a toccare percentuali da capogiro del 100%. Il conflitto in corso è solo stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso già stracolmo con conseguenze pesanti in ogni settore economico.

A che punto siamo ora

Le scorte di magazzino di grano duro, cereali e altri spostati con carrelli elevatori da uno scaffale all’altro, stanno per esaurirsi. La speranza è riposta tutta nei raccolti di fine agosto in Paesi come Canada, Stati Uniti e Francia ma c’è sempre l’incognita del meteo e del clima. Per esempio, l’anno scorso gran parte del raccolto canadese se n’è andato per colpa delle eccessive precipitazioni.

È però l’intero comparto della logistica a esser in grande difficoltà e i problemi sono nati molto prima del conflitto. Infatti, i rincari dei carburanti hanno messo in ginocchio la logistica. Con una riduzione considerevole dei viaggi, diventa difficile spostare materie prime, semilavorati, prodotti finiti. Organizzare un container comporta spese altissime che non tutti sono in grado di fronteggiare come accadeva un tempo. Quindi, se si riceve la grazia di recuperare delle materie prime, sarà difficilissimo esportare i prodotti finiti.

Le cause della crisi

Sono davvero molte le cause e concause della cosiddetta crisi del grano e sono precedenti alla guerra. Infatti, tutto inizia a settembre con i rincari dell’energia. Li costi più alti per imprese e aziende, hanno portato a fermi, cassa integrazione e adesso chiusure.

Da mettere in conto c’è anche la pandemia: una bella gatta da pelare che ha dato filo da torcere a chiunque, nessuno escluso. Sono saliti i prezzi con un tasso di inflazione davvero molto alto, si parla quasi del 10% percepito.

A mettersi di traverso è anche il mercato finanziario: i future sono lievitati con i broker che scommettono e speculano proprio sull’aumento del costo di materie prime come il grano e cereali, determinando condizioni del mercato impossibili.

Le conseguenze a lungo termine

Le conseguenze della penuria di grano, si fanno sentire su tutti i settori, l’agroalimentare per primo non riuscirà a mantenere i livelli di produzione di pasta, pane e tutti i derivati, cioè qualsiasi cosa che troviamo sugli scaffali del supermercato. Ovviamente, tutto avrà un prezzo esagerato, più di ora.

Che dire poi del settore zootecnico? L’intera catena di produzione della carne vedrà tempi bui, buissimi. L’effetto a catena su ristiranti, ad esempio, è inevitabile. Reperire materi prima sarà sempre di più un’impresa titanica che si aggiunge a una perdita di potere di acquisto per le famiglie.

Tuttavia, c’è di peggio: la carestia. Sono soprattutto i Paesi del sud del mondo che importano grano, farina e cereali da Paesi come Ucraina e Russia che se la vedranno davvero durissima. Secondo gli esperti, ciò porterà a un massiccio flusso migratorio verso l’Europa, molto di più di quanto accade oggi.