Cosa sono gli interruttori magnetotermici e cosa prevede la normativa vigente

Gli impianti elettrici domestici (e non) sono dotati di uno specifico dispositivo di sicurezza che si attiva autonomamente nel caso in cui si verifichi un corto circuito o un sovraccarico di corrente. Si tratta dell’interruttore magnetotermico, un apparato (dotato di un doppio meccanismo) che, generalmente, agisce su un segmento dell’intero impianto: quest’ultimo, infatti, nella maggior parte dei casi, è controllato da un interruttore generale a monte.

Come funziona un interruttore magnetotermico

Com’è facile intuire già dal nome, un interruttore magnetotermico è formato da due meccanismi: uno magnetico e uno termico. Il primo agisce in caso di corto circuito mentre il secondo si attiva quando si verifica un sovraccarico di corrente.

La parte magnetica dell’interruttore è costituita da un solenoide avvolto attorno ad una barra magnetica, a formare una sorta di relè. Quando questo riceve un elevato impulso di corrente, si forma un campo magnetico il quale, a sua volta, attira a sé un piccolo organo a forma di ancora che determina l’apertura dell’interruttore. Questo meccanismo interviene in maniera istantanea così da evitare ulteriore sovraccarico che potrebbe danneggiare l’intero impianto. La parte termica, invece, è formata da una piccola lamina composta da due metalli diversi, vincolati tramite incollaggio o un organo di fissaggio. I due metalli hanno un coefficiente di dilatazione termica differente; di conseguenza, il sovraccarico di corrente fa piegare la lamina bimetallica fino ad azionare l’interruttore per interrompere l’alimentazione.

In commercio esistono anche modelli che utilizzano tecnologie più sofisticate e precise come, ad esempio, sistemi di azionamento elettronici. A prescindere dal meccanismo di funzionamento, il consiglio è quello di optare sempre per modelli sicuri ed affidabili, meglio se prodotti da aziende specializzate nel settore come la BTicino, i cui prodotti sono reperibili anche tramite un e-commerce di materiale elettrico come emmebistore.com.

La normativa di riferimento

Tutto quanto riguarda gli interruttori magnetotermici, trattandosi di dispositivi di sicurezza, è disciplinato da specifiche normative, sia a livello nazionale che comunitario. In primo luogo, il principale riferimento normativo italiano è la Legge n. 46/1990 che, in sintesi, stabilisce che gli interventi di realizzazione, ampliamento e ripristino degli impianti elettrici devono essere eseguiti secondo la regola dell’arte. I lavori devono essere approntati previa progettazione ed eseguiti da una ditta specializzata che impiega personale abilitato; al termine degli interventi, l’impiantista – secondo quanto prescrive la legge – deve rilasciare al committente una dichiarazione di conformità. Il dispositivo impone anche l’installazione di un interruttore magnetotermico che deve essere collegato elettricamente ad un impianto di terra.

A livello comunitario, invece, vi sono diversi regolamenti che disciplinano gli aspetti più significativi riguardanti le caratteristiche tecniche e le modalità di installazione degli interruttori magnetotermici.

La Norma CEI EN 60947-1 contiene disposizioni di carattere generale finalizzate ad “armonizzare l’insieme delle regole e delle prescrizioni di carattere generale applicabili alle apparecchiature a bassa tensione”; inoltre, serve a coordinare altre norme di carattere più specifico, relative ai singoli dispositivi. Per quanto riguarda gli interruttori automatici destinati all’uso domestico, le disposizioni di riferimento sono quelle riportate dalla Norma CEI EN 60898-1; essa regolamenta, in particolare, l’installazione degli interruttori in circuiti con tensione nominale massima di 440 V e con correnti inferiori o pari a 125 A.

La Norma stabilisce, inoltre, che il meccanismo di apertura deve essere a scatto libero mentre i contatti degli interruttori multipolari devono essere accoppiati meccanicamente così che tutti i poli si aprano e si chiudano contemporaneamente sia quando sono azionati manualmente sia per manovra automatica (quindi anche nel caso in cui il sovraccarico riguardi un solo polo). Tali dispositivi sono ritenuti idonei al sezionamento perché l’apertura o la chiusura del polo è segnalata dalla posizione dell’organo di azionamento.

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