PADOVA GRANDE MALATA ANCHE PER IL PM2,5

Sono circa  220 le morti evitabili a Padova ogni anno a causa del PM2,5, le polveri ultrafini. A sostenerlo è lo studio del Global Health Institute di Barcellona, in collaborazione con l’Università di Utrecht e il Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health, diffuso qualche giorno fa.

La ricerca, riguardante 1000 città europee, basate su dati del 2014  colloca Padova tra le città più inquinate d’ Europa, in quindicesima posizione.

Quell’anno” – dichiara Lucio Passi, responsabile politiche antismog di Legambiente – la media annuale del Pm2,5 (che comprende anche le taglie inferiori) a Padova  fu di 24 microgrammi per metro cubo d’aria, ma negli ultimi dieci anni è stata solitamente superioreNel 2020 la media delle tre stazioni di rilevamento Arpav che misurano il Pm2,5 a Padova  è stata di 26 microgrammi per metro cubo d’aria, con il record negativo ad appannaggio della centralina di via Internato Ignoto, posta in un’area strategica rispetto alle tre linee dell’inceneritore di San Lazzaro, dove sono stati registrati 28 microgrammi. Il limite di legge è di 25 microgrammi, come media annuale, anche se l’OMS da tempo insiste affinché la soglia venga abbassata a *20 microgrammi

“Se il Pm10, le polveri sottili da un diametro di 10 micron (Pm10) – continua Passi  sono inalabili quelle da un diametro da 2,5 micron (Pm2,5) sono addirittura respirabili, ciò significa che possono penetrare nei nostri polmoni fino ad accumularsi nel sangue e raggiungere varie parti del nostro organismo.

Così, se i danni legati al Pm10 riguardano principalmente il sistema respiratorio, quelli legati al PM 2,5 si estendono anche ad altri tessuti. L’esposizione al Pm2,5 contribuisce a patologie respiratorie e cardiovascolari, aumenta il rischio di tumore polmonare e le morti premature

Tutti i principali studi, Unione Europea, OMS stimano a più di 50.000 le morti premature in Italia dovute annualmente a Pm10 e Pm2,5.

Mentre aspettiamo le due nuove linee del Tram, opere assolutamente indispensabili per rendere la mobilità padovana più sostenibile – sottolinea Passi- bisogna operare sul breve periodo per contenere lo smog causato dal traffico. Nell’agglomerato urbano di Padova (città più comuni contermini) l’origine principale del Pm10 è il traffico, e non il riscaldamento, come sostiene chi prende in considerazione solo il Pm10 primario. Nel 2019 dal traffico proveniva il 44% delle emissioni globali di Pm10 (primario e secondario), il 25% dal riscaldamento, 14% dell’industria,  9% dell’agricoltura.

“Per contrastare lo smog – ricorda Passi – sono molte le misure da adottare. A partire dalla politica della sosta: è noto che i parcheggi in centro attraggono traffico che altrimenti non attraverserebbe la città, ma si insiste su quelli e non sui parcheggi scambiatori con i mezzi pubblici al limitare della città. I nuovi 100 posti alla Prandina che dovevano essere temporanei solo per il periodo delle festività vanno smantellati subito. Legambiente ancora una volta chiede all’Amministrazione di dire finalmente e chiaramente cosa vuol fare di fare di quella grande area.”

Altri interventi – conclude Passi – di contrasto allo smog e capaci di garantire modalità di mobilità che proteggano dal Covid riguardano il potenziamento della ciclabilità e della micromobilità elettrica, attuabili rapidamente. Vanno realizzate di ampie aree a “ciclabilità diffusa”, vale a dire introdurre il doppio senso di marcia per biciclette e mezzi elettrici leggeri nelle strade a senso unicobasta solo dotarle di segnaletica orizzontale e verticale. Inoltre, tra i progetti già previsti dal Comune c’è la Bicipolitana: si tratta di venti assi ciclabili forti, messi in totale sicurezza, che attraversano la città nelle varie direzioni, già ora di grande percorrenza da parte dei ciclisti. A metà novembre sulla stampa locale abbiamo letto di nuovi interventi del Comune dell’intenzione di far partire la prima linea della Bicipolitana:  quando?”.

*Oltre al Pm2,5, sono almeno altri due gli inquinanti che da tempo affliggono Padova: il Pm10, che nel 2020 ha registrato 80 giorni di superamento del limite di legge (max 35giorni all’anno) e l’Ozono che l’anno scorso ha superato il limite di legge 61 volte (max 25 giorni all’anno): in tutto 141 giorni d’aria irrespirabile quasi 5 mesi su 12. Quanto all’inizio del 2021 al 22 gennaio sono stati registrati 11 giorni di superamento dalla centralina dell’Arcella, 8 alla Mandria e in via Internato Ignoto.

(Legambiente Padova)