CONSUNTIVO SMOG 2020 – 141 GIORNI FUORILEGGE

Venti giorni  in più dell’anno scorso. “Il 2020 è stato un pessimo anno per l’inquinamento da polveri sottili. Il dato rappresentativo di tutta Padova è quello fornito dalla stazione Arpav alla Mandria che misura il “fondo urbano”. Ebbene i numeri sono eloquenti – dichiara Lucio Passi, responsabile politiche antismog di Legambiente Padova: l’anno appena concluso ha registrato 80 giorni in cui il Pm10 ha superato il limite di legge, contro i 61 del 2019 e i 60 del 2018. Purtroppo ben 47 sforamenti sono avvenuti prima del lockdown totale, che di fatto è stato ininfluente, perché ormai le condizioni atmosferiche non erano più favorevoli all’accumulo in aria delle micropolveri. (nota 1)

Va ricordato che per legge i giorni di superamento non possono essere più di 35 in un anno e a Padova questo limite è stato superato consecutivamente da 19 anni, con conseguenze gravissime per la nostra salute: in Italia sono circa 60.000 le morti premature ogni anno. Se poi aggiungiamo i 61 giorni in cui anche l’Ozono nel 2020 ha superato il limite di legge corrono i brividi: 141 giorni altamente inquinati, quasi 5 mesi su 12”.

“Tornando al Pm10 – osserva Passi – tre delle altre quattro centraline che monitorano l’inquinamento in città, registrano ancor più giorni di sforamento del limite , ma la maglia nera va a quella di via Internato Ignoto, posta in un’area strategica rispetto alle tre linee dell’inceneritore di San Lazzaro. La centralina ha infatti rilevato 87 giorni fuorilegge e negli anni è sempre stata al di sopra della media urbana. Un ulteriore motivo, oltre a quelli già esposti da Legambiente, per essere preoccupati per la realizzazione della quarta linea dell’inceneritore. Se anche fossero dismesse le prime due, complessivamente la potenza del nuovo impianto risulterebbe  tanto aumentata che potrebbe bruciare i rifiuti di quattro province.

Sarei ben felice di sbagliarmi sullo slittamento ad autunno del blocco degli Euro 4 diesel, ribadito solo pochi giorni fa – continua Passi. Infatti  lo slittamento non è cosa da poco: un’auto a gasolio Euro 4 inquina quanto 7 diesel più recenti o 20 auto a benzina. La pandemia da Covid non è una buona ragione per allentare la guardia sull’inquinamento. Il provvedimento di contrasto allo smog sarebbe dovuto scattare fin dall’ottobre scorso, come previsto dall’accordo delle Regioni padane, vietando la circolazione degli Euro 4 anche “col semaforo verde”. Invece, prima fu posticipato al 10 gennaio 2021 e ora sembra più che probabile che slitti ad autunno. Tuttavia non c’è nessun motivo – né di ordine scientifico, né di ordine sociale, per sostenere che siccome c’è la pandemia allora può essere possibile inquinare di più. Essere più permissivi con le fonti inquinanti (vedi nota 2), perché siamo flagellati dal Coronavirus, non ha nessuna giustificazione tecnica. È propaganda, inutile e dannosa. Per altro, come emerso dallo scandalo Diesel Gate, i veicoli a gasolio inquinano di più dei limiti  dichiarati dalle case automobilistiche: si tratta dei  mezzi fino agli euro 6  immatricolati prima del 2020. Dunque è ancor più scandaloso che si decida di prorogare la circolazione degli euro 4”.

“D’altra parte – conclude Passi – le deroghe per poter favorire l’utilizzo dell’auto sempre e comunque sono già previste nelle misure ordinarie e di emergenza. Sono tantissime, facilissime da ottenere e distribuite a piene mani. Tra queste i nuovi 100 posti alla Prandina. Legambiente ancora una volta chiede all’Amministrazione di dire finalmente e chiaramente cosa vuol fare di fare di quella grande area”.

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NOTA 1

Il Pm10 ha sostanzialmente schivato il lockdown della prima ondata del Covid. Infatti 41 giorni di superamento del limite di legge si sono verificati entro il 9 marzo e altri 6 prima del  suo ulteriore inasprimento di fine marzo. Il Pm10 ha ripreso virulenza con il ripresentarsi delle condizioni atmosferiche favorevoli al suo accumulo in aria. Ad ottobre si sono verificati 8 giorni di superamento, a novembre 16 e 9 dicembre, per complessivi 80 giorni. Dati stazione Mandria.

NOTA 2

Nell’agglomerato urbano di Padova (città più comuni contermini) l’origine principale del Pm10 è il traffico. Nel 2019 dal traffico proveniva il 44% delle emissioni globali di Pm10 (primario e secondario), il 25% dal riscaldamento, 14% dell’industria,  9% dell’agricoltura.

(Legambiente Padova)