PROTEZIONE CIVILE: ASSESSORE BOTTACIN, “LA CHIUSURA DEL CENTRO REGIONALE DI FORMAZIONE HA FERMATO EMORRAGIA”

(AVN) Venezia, 19 febbraio 2017

Chiuso per mancanza di risorse ma anche per insostenibilità dei costi. L’assessore alla Protezione Civile della Regione Veneto spiega così la liquidazione del Centro regionale di studio e formazione della Protezione civile, istituito a Longarone e poi trasferito a Mestre. “Nei pochi mesi in cui ho assunto la presidenza del Centro regionale di Protezione civile, da gennaio a giugno 2016 – precisa l’assessore regionale – ho potuto constatare che le ragioni per le quali il medesimo era stato creato erano venute meno e che era divenuto impossibile sostenerne i costi. Sono questi i motivi che hanno indotto l’assemblea dei soci (Regione, Province, Città metropolitana e comune di Longarone in veste di socio onorario) a votare all’unanimità, nell’aprile scorso, la mia proposta di dare avvio alle procedure di liquidazione”.

“Conseguentemente a quel voto unanime – prosegue Bottacin- una volta completate le procedure, a giugno ho depositato la richiesta di estinzione a cui il Tribunale di Belluno ha poi dato seguito nominando il commissario liquidatore”.

“Le motivazioni che hanno portato a quella scelta – ricorda Bottacin – sono dovute all’impossibilità delle Province di versare le quote per mancanza di disponibilità finanziarie (buona parte non avevano versato la quota già nel 2015, nessuna quella del 2016) e anche per l’incertezza sul ruolo delle stesse Province, determinato dalla legge Delrio”.

Oltre alle condizioni di insolvibilità delle Province, il Centro di formazione scontava elevati costi di gestione, nettamente superiori agli introiti delle quote: “uno squilibrio economico – sottolinea Bottacin – in palese contrasto con le norme statutarie”. Infine – prosegue l’assessore – le verifiche regionali hanno sollevato dubbi sulla correttezza della gestione delle risorse pubbliche del centro. Dubbi avvalorati anche dall’intervento della Guardia di Finanza su alcune partite, come l’acquisto del programma RFID “.

“Quanto ai crediti vantati nei confronti della Regione va specificato – precisa Bottacin – che si tratta per una parte di somme dovute ai formatori, ovvero a volontari accreditati a fare formazione, e non di rimborsi ai volontari per gli interventi nelle situazioni emergenziali, interventi di cui il Centro non si è mai occupato. Con i formatori ci sono effettivamente dei ritardi, ma a questo riguardo la Regione, almeno per il periodo nel quale ho seguito in prima persona la vicenda, ha chiesto maggior verifiche su debiti e crediti complessivi, e non solo collegati ai formatori, prima di procedere alle dovute liquidazioni”.

“Nel frattempo, comunque, la Regione si è fatta carico – rassicura Bottacin -della formazione dei volontari, creando un’apposita unità organizzativa, guidata dal dirigente Porcellato, all’interno della Direzione regionale protezione civile. Con un immediato beneficio di risparmio: i circa 150 mila euro l’anno risparmiati per i soli costi di gestione potranno essere reinvestiti direttamente nella formazione”.

Quanto al personale, l’assessore Bottacin annovera le assunzioni tra le ‘pratiche dubbie’, oggetto di analisi e verifica. “Trattandosi peraltro di contratti di natura privatistica – precisa l’assessore – le loro posizioni non possono certamente assumere forma pubblica, se non attraverso le procedure concorsuali previste per legge. Se, invece, risultassero ulteriori irregolarità anche sull’origine della loro assunzione, gli amministratori che hanno proceduto alla formalizzazione di tali assunzioni ne dovranno rispondere, sia per gli eventuali aspetti economici che penali”.

(Regione Veneto)

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