I numeri della crisi Italiana

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In relazione al Convegno: “Dove nasce la voglia di morire -crisi economica ed aggressione fiscale-” organizzato da Federcontribuenti Veneto presso il Comune di Padova il 27 aprile’13, vi riportiamo, naturalmente in forma sintetica, l’intervento dell’economista Fabrizio Zampieri.

 

INTRODUZIONE

Attualmente ciò che fa più preoccupare gli italiani è (indagine: Genworth):

  • aumento del costo della vita;
  • la paura di perdere il posto di lavoro;
  • timori legati al costo della salute.-

Prima conseguenza di queste problematiche è l’utilizzo da parte degli italiani dei risparmi accumulati negli anni passati per riuscire a mantenere il precedente tenore di vita ma soprattutto per arrivare alla fine del mese. Solo nel 2012, le famiglie italiane hanno “bruciato” ben 21 miliardi di euro di risparmiprivati e personali.

 

I NUMERI DELLA CRISI ECONOMICA ITALIANA
Potere d’acquisto e reddito disponibile delle famiglie.

L’Istat ha comunicato in questi giorni che:
il potere di acquisto delle famiglie nel 2012 è calato del 4,8% rispetto all’anno precedente. Il dato tiene conto dell’inflazione.
  Nel quarto trimestre del 2012 il calo è stato del 5,4% su base annua;
il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 2,1% nel 2012. Nell’ultimo trimestre del 2012, il reddito delle famiglie è diminuito ancora di più, segnando -3,2% rispetto al trimestre 2011;
il reddito reale disponibile si è contratto del 3,9% nella prima parte del 2013 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questo ha portato ad un calo della spesa, ma soprattutto ha generato uno stato di sfiducia negli italiani.
 Pertanto si può affermare che la povertà delle famiglie italiane cresce ancora.

 

Disoccupazione.

Altri dati (drammatici) da parte dell’Istat:
• in Italia, a febbraio 2013, il tasso di disoccupazione è stato pari all’11,6%;
nella zona Euro (17 Paesi), a febbraio 2013, il tasso di disoccupazione si è attestato al 12% (peggio dell’Italia sono stati Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro, Irlanda e Slovacchia);
• quasi un milione di famiglie è senza reddito da lavoro nel 2012.
Nel dettaglio sono 955 mila le famiglie con tutti i membri appartenenti alle forze lavoro in cerca di occupazione, in rialzo del 32,3% sul 2011. In un solo anno le famiglie senza lavoro sono aumentate di 233 mila. Ed ecco come sono ripartite: 234 mila single, 183 mila monogenitore, 74 mila coppie senza figli e 419 mila coppie con prole a cui se ne aggiungono 45 mila che l’Istat definisce di «altre tipologie”;
• la disoccupazione giovanile (15-24 anni), a febbraio 2013, ha raggiunto il livello del 37,8% (record negativo).
I Neet (Not in education, employment or training), cioè i giovani che non studiano, non lavorano e che non cercano un’occupazione sono arrivati a oltre il 22%.

Pressione fiscale.

Dati Istat e Ocse:
nel quarto trimestre del 2012 la pressione fiscale ha toccato il 52% del Pil, in crescita dell’1,5% rispetto allo stesso periodo del 2011. Si tratta di un valore record (negativo), mai raggiunto prima;
anche la media per l’anno 2012, che si attesta al 44% del Pil, +1,4% sul 2011, segna un nuovo record (negativo);
secondo l’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’Italia rimane al sesto posto nella lista dei 34 Paesi membri dell’Organizzazione per quanto riguarda il peso delle tasse sui salari. In altre parole, il cuneo fiscale in Italia è più alto rispetto agli altri paesi Ocse. La pressione fiscale e contributiva continua a pesare molto sul costo del lavoro italiano;
• in base alla classifica, il cuneo fiscale in Italia per un single senza figli è al 47,6%, mentre per una famiglia con reddito e due figli il cuneo fiscale è al 38,3%. Entrambi i dati sono superiori alla media Ocse, che è rispettivamente del 35,6% per un single senza figli e del 26,1% per una famiglia con un reddito e due bambini.

 

Chiusura Imprese.
Arriva anche il dato preoccupante relativo alla chiusura delle imprese (fonte: Cerved):
secondo l’esame delle istanze di fallimento depositate presso le Camere di Commercio, nei primi tre mesi del 2013 hanno chiuso 4.218 imprese, ben il 13% in più rispetto allo stesso periodo del 2012;
nel 2012 presentarono istanza di fallimento 12.442 imprese, più di mille al mese, 34 al giorno, in aumento del 2,3% sul 2011 e del 32% rispetto al 2009.
Pertanto: la crisi economica in Italia non solo non se ne vuole andare ma addirittura peggiora stando ai dati.

 

Produzione Industriale

Sempre secondo Istat ed Eurostat:
• a febbraio 2013 la produzione industriale è diminuita dello 0,8% rispetto al mese di gennaio. Su base annua, rispetto a febbraio 2012, la produzione industriale è scesa del -3,8%, facendo segnare il diciottesimo ribasso consecutivo. L’indice grezzo della produzione industriale è crollato del 7,6%. A gennaio la produzione industriale era cresciuta dello 0,8% rispetto a dicembre 2012, mentre era diminuita del 3,6% su base annua.

Deficit pubblico ed indebitamento.
il deficit italiano nel 2012 si è attestato al 3% del Pil. Il dato è stato rivisto al rialzo dello 0,1% rispetto alla stima provvisoria di febbraio (2,9%).
Una buona notizia per l’Italia arriva invece dal debito, che nel 2012 si è assestato al 127%. La stima precedente, pubblicata a febbraio, lo dava al 129,1%. L’Italia assieme ad altri 16 Paesi è ancora nell’elenco degli Stati membri con deficit superiore al 3%. Ora la Commissione Ue dovrà valutare se chiudere o meno la procedura per deficit eccessivo aperta dal 2009. OBIETTIVO: SOTTO IL 3%. Per chiudere la procedura, il deficit deve essere sotto il 3% nel 2012, 2013 e 2014. Le stime del 2013 di Bruxelles al momento lo danno al 2,1% (ma ci sono da aggiungere i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione che secondo il governo dovrebbero  portarlo al 2,9%), e stessa cifra anche per il 2014.

 

CONCLUSIONI E RIFLESSIONI
Definire i numeri ed i dati visti come un bollettino di guerra è un accostamento che ben rappresenta la realtà. Ciò che posso affermare con certezza è che la crisi italiana non è finita, anzi continua e durerà per tutto il 2013 e sicuramente anche ad inizio del 2014.

Azioni e misure da adottarsi nel nostro Paese urgentemente per far fronte alla drammatica situazione:
• piano di sostegno all’economia (piccole e medie imprese, artigiani, commercianti e famiglie);
pagamento dei debiti della P.A;
riforma del sistema tributario e della riscossione (Equitalia);
riforma del sistema elettorale (Parlamento e Presidente della Repubblica);
Legge anticorruzione (seria ed efficace);
consultazione generale per rivedere i parametri di Maastrich e le rigide regole europee su Fiscal Compact, Patto di stabilità e deficit pubblici.

Ma i politici e governanti vogliono veramente questo (ovvero il bene del Paese)…???.

 

 

Fabrizio Zampieri

fabrifinanz@hotmail.com

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