Ogni qualvolta si parla di occupazione giovanile qualcuno è solito lanciare epiteti più o meno coloriti nei confronti dei giovani. Siamo partiti con i “bamboccioni”, arrivando agli “sfigati” dei giorni nostri , passando per un vocabolario di aggettivi tutti denigratori della classe giovanile. Gli ultimi dati indicano una disoccupazione giovanile pari al 30%!!. Un dato più che allarmante che spinge il tasso di disoccupazione generale in Italia al 8,9%. L’obiettivo del Governo di infondere flessibilità al mercato dovrebbe dare impulso proprio all’occupazione giovanile, tanto è vero che si stanno stringendo degli accordi con l’Europa nei quali commissari europei saranno presenti a Roma proprio per sostenere progetti mirati al sostegno del mercato del lavoro. Diversi sono i problemi che investono i giovani. Innanzi tutto la formazione. Solo da pochi anni si sta cercando di rafforzare il connubio tra Università ed azienda attraverso l’istituto del tirocinio , inserito all’interno del percorso studi. Purtroppo questo elemento non diventa, se non in rarissimi casi, un rapporto che si protrae anche successivamente, questo poiché il sistema azienda stà attraversando un momento di estrema crisi in cui la forza lavoro è vista come voce di costo, da tagliare e razionalizzare più che come risorsa produttiva sulla quale investire. Vi sono poi gap formativi molto forti, in cui l’Università è ancora ancorata alla dottrina più che alla pratica aziendale a causa anche della carta anagrafica di gran parte dei docenti ordinari. Si passa quindi ai Master , vero e proprio punto di incontro tra studenti ed aziende, in cui però l’elevato costo non risulta a portata di tutti. Dal lato delle opportunità di lavoro si nota, scrutando tutti i portali di recruiting, come spesso ci siano offerte di lavoro per lo più in ambito commerciale con grossi titoli anglosassoni in cui la parola “manager” ha il compito di attirare l’interesse, ma che in realtà nasconde aziende arrembanti che reclutano il loro esercito per lanciare l’offensiva al consumatore. Si perché poi quelli che si affannano ad aggettivare questi ragazzi dimenticano che ai posti di Amministratore Delegato delle nostre aziende troviamo ultrasessantenni e nei ranghi di dirigente, figli, nipoti e nuore. Si comprende allora il fenomeno delle fughe all’estero che se da un lato sono un vanto dall’altro sono un depauperamento costante delle risorse della nostra Nazione. Coloro che decidono di rimanere sanno di dover percorrere a lungo la strada del precariato o del dottorato a mille euro in attesa di un’opportunità degna di chiamarsi tale. A ben analizzare le ultime vicende non vediamo grosse vie di uscita a breve. Nel tavolo di concertazione che vede impegnati Governo e sindacati si parla essenzialmente di articolo 18; una parte tende a creare risparmio alla spesa sociale e l’altra a difendere i diritti acquisiti di coloro che un posto di lavoro ce l’hanno. Mancano a mio avviso attori essenziali, quali la Scuola e l’Università, a cui spetta il compito di formare la forza lavoro, ed il mondo dell’Industria che è il committente di questa risorsa produttiva. Non si può pensare ad una riforma che non sia il quanto più possibile integrata. Lo sviluppo non è figlio solo della libertà o meno di licenziare ma soprattutto dell’idea di sistema economico che l’Italia vuole darsi . Siamo ancora un polo produttivo o siamo maggiormente orientati al servizio?, vogliamo essere l’Hub commerciale dell’Europa con Medio Oriente e Nord Africa o un Penisola di Relax Artistico e Turistico?. Se prima non ci diamo dei ruoli e degli obiettivi all’interno dell’Europa, che tipo di riforme strutturali potremmo attivare?. Qualche giorno fa l’ex Ministro Tremonti individuava nel rilancio delle opere pubbliche un meccanismo di impulso all’economia. Che io ricordi, è lo stesso piano degli anni ’90 ed ancor prima dell’era pentapartitica. Non dico che l’ammodernamento delle infrastrutture di un Paese non siano importanti e funzionali allo sviluppo, ma è una ricetta che ha un respiro di breve periodo, che nasconde sempre problemi di corruzione, di lentezza dovuta alla burocrazia centrale e di infiltrazioni mafiose e che non sempre porta ad un miglioramento dei servizi (trasporto su gomma, qualità del trasporto ferroviario locale ecc…). Siamo in una fase operativa ed abbiamo saltato a piè pari quella strategica, cerchiamo di passare a colpi di decreto da una fase corporativa ad una ultraliberista, ma se guardiamo bene gli attori sono sempre gli stessi , i giurassici.. .
Del Giacco Luigi
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