Ancora “fango” mediatico sui preti padovani. Nel mirino anche don Paolo Spoladore

don Paolo SpoladoreSembra non volersi placare la morbosa attenzione riservata dai giornali veneti, e padovani in particolare, ai sacerdoti schierati in prima linea e particolarmente impegnati nel sociale.

E’ ancora vivo il clamore suscitato dalla vicenda di don Sguotti, soprannominato "il prete innamorato", "reo" di avere tessuto una presunta relazione sentimentale con una giovane donna immigrata e di aver avuto da questa addirittura un figlio. Ma alla gogna – anche se per altri e vari motivi – erano finiti in precedenza anche altri preti, evidentemente considerati troppo contro corrente.  Parliamo di don Marco Pozza, soprannominato "don Spritz" per via della sua opera di evangelizzazione condotta nelle piazze dove va di moda l’aperitivo dei giovani, don Marino Ruggero, il parroco che fu rimosso per aver partecipato ai provini del Grande Fratello e aver aperto il bar "Pub dal Don", don Federico Bollettin , il giovane prete che si innamora di una ragazza che aveva aiutato ad uscire dalla tratta. Per non parlare del "sorvegliato speciale" don Albino Bizzotto, fondatore e animatore del movimento "Beati i costruttori di pace". E così via…

Adesso è la volta di don Paolo Spoladore, sacerdote cantautore molto noto e seguito in tutto il Veneto, non solo tra i giovani. SUlla stampa locale di ieri sono apparsi articoli nei quali si dà spazio alle accuse di una donna che dichiara aver avuto un figlio proprio da don Spoladore. E per suffragare questa circostanza, la donna avrebbe addirittura esibito i risultati del test del DNA.

Piacerebbe conoscere meglio le basi dalle quali questi giornali traggono gli elementi che attribuiscono fondatezza alle esternazioni di questa donna… e sarebbe interessante sapere se questo presunto test del DNA è stato esaminato da un esperto (dubito che un giornalista del Gazzettino, con tutto il rispetto, sappia interpretare senza esitazione un simile documento, ndr.).

Don Spoladore, oltre ad essere un artista molto apprezzato anche a livello internazionale (le sue canzoni sono cantate da una ventina d’anni nelle parrocchie di tutta Italia e non solo),  è un prete molto impegnato in attività di formazione. Migliaia di persone, da tutta Italia, seguono ogni mese i corsi di promozione umana organizzati da Usiogope, una società fondata dallo stesso Spoladore per curare l’edizione e la distribuzione di musica e libri.

Insomma, non un prete qualunque. Una figura senza dubbio scomoda, in questo Veneto ancora bigotto e ripiegato su sé stesso,
 
Intanto, è da sottolineare il commento della curia patavina con un comunicato rilasciato all’indomani delle notizie pubblicate sui giornali. "Le notizie apparse su carta stampata e televisioni locali – rispetto a una presunta paternità di un prete padovano, attribuita a don Paolo Spoladore – ha sorpreso e addolorato la Diocesi di Padova che, pur non esprimendo in questo momento un commento o giudizio sulla vicenda, in quanto non informata direttamente della realtà dei fatti, esprime la propria sofferenza. E si auspica, inoltre, che don Paolo Spoladore, con cui si è sempre cercato di mantenere un rapporto sereno e fraterno, possa chiarire eventuali coinvolgimenti e/o responsabilità, nel rispetto di tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda".

L’ultima opera di Spoladore è "Shiloh". Il nono cd di don Paolo Spoladore, in distribuzione dallo scorso dicembre, porta il nome che in alcuni testi biblici si usa per nominare il Messia. «E’ il frutto – spiega il sacerdote padovano – di dodici anni di ricerche sui testi e di molte collaborazioni con musicisti e tecnici di tutto il mondo». Ad ascoltarlo in anteprima, al palasport di Bassano, per le tre serate del 20, 21 e 22 dicembre, ci sono state diecimila persone.

Per questo disco, di cui don Paolo ha scritto tutti i brani, ci si è avvalsi di molte collaborazioni esterne rispetto a quelle tradizionali della casa editrice Usiogope. «Pur mantenendo la nostra linea, e cioè che le canzoni siano semplici e cantabili, abbiamo chiesto aiuto ad alcuni che riteniamo tra i migliori professionisti al mondo. L’orchestrazione di circa metà dei brani è fatta da David Campbell che, tra l’altro, è arrangiatore per gli U2 e che, per noi, ha formato un’orchestra registrando in uno studio di Los Angeles. Il coro, poi – raffinatissimo – è svedese, mentre ottoni e fiati sono polacchi. Il resto l’ha fatto la nostra band».

Nicola Furini

 

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