Cancellare il paesaggio

Ampio dossier di Legambiente Regionale di denuncia delle politiche di gestione del territorio veneto. Tre casi esemplari di un saccheggio senza fine: Veneto City in riviera del Brenta, Motor City tra Verona e Mantova e Euroworld nel delta del Po.

"Negli ultimi decenni è avvenuto un processo di diffusione insediativa e occupazione di suoli senza paragoni nella storia, malgrado la sostanziale staticità demografica, che ha interessato la gran parte delle aree pianeggianti e delle periferie urbane del nostro Paese e larga parte del territorio costiero". Così riassume le premesse al dossier Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto

"L’aggressione al territorio regionale data ormai da decenni, eppure non cessa di procedere. Una vera e propria nebulosa insediativa, una metropoli sorta spontaneamente senza alcun disegno ordinatore e senza i servizi e le infrastrutture di una metropoli, caratterizzata dalla ingombrante presenza di capannoni, centri commerciali, lottizzazioni residenziali disseminati senza alcuna logica apparente se non quella del profitto immediato dei proprietari delle aree e con l’avvallo di amministrazioni locali compiacenti, sempre pronte ad approvare varianti e variatine di piano regolatore. Ma non viene risparmiata nemmeno un’area periferica che solo in parte aveva finora salvato se stessa".

Le conseguenze Legambiente le legge nella congestione delle infrastrutture stradali ma anche negli ecosistemi che soffrono di una profonda crisi dovuta a un modello insediativo che ha stravolto le regole di funzionamento dei processi naturali, da una agricoltura industrializzata a bacini fluviali imbrigliati.

Le responsabilità sono nell’assenza di politiche territoriali, nei ritardi di una legislazione urbanistica ancora ferma alla città dell’espansione, al record mondiale di tre condoni edilizi in venti anni, ad una attenzione al paesaggio che dopo i segnali di risveglio e di speranza della Conferenza nazionale del 1999 si è andata spegnendosi.

Nell’aprile 2004 il Consiglio Regionale – afferma Sergio Lironi, urbanista e componente del Comitato Scientifico di Legambiente – approva la nuova legge urbanistica, che riprende molte delle novità e degli indirizzi legislativi già in vigore in altre regioni del centro e nord Italia. E’ significativo rileggere le ragioni ed i criteri che – secondo la Relazione al Consiglio presentata dall’allora Presidente della 2ª Commissione, Raffaele Bazzoni – ispiravano i contenuti della nuova legge. Tra questi la necessità di promuovere uno sviluppo sostenibile e durevole, la volontà di tutelare il paesaggio e la qualità degli insediamenti e la presa d’atto che, pur in presenza di un "territorio completamente pianificato", si era verificata una "sostanziale incapacità di governare e controllare in modo adeguato la pianificazione ter ritoriale" e che si erano "assecondati processi di spontaneismo insediativo, sia residenziale che produttivo" che hanno prodotto "un sistema disordinato che rischia di pregiudicare ogni ulteriore crescita economica".

Ai buoni principi hanno fatto seguito invece le molte proroghe e deroghe concesse prima della sua effettiva entrata in vigore. Nel 2004, l’anno della nuova legge urbanistica, i Comuni del Veneto autorizzano 38 milioni di mc di nuovi capannoni commerciali e 18 milioni di mc di volumetrie residenziali, superando la media di 40 milioni di mc di nuovi fabbricati realizzati annualmente nel Veneto dal 2001 ad oggi. Un boom edilizio, sorretto soprattutto dalla bolla speculativa che ha caratterizzato la finanza nazionale ed internazionale di questi ultimi anni. Un boom che non ha eguali nel passato e che fa sì che la nostra regione si collochi al primo posto in Italia per l’entità dei volumi di edilizia residenziale e non residenziale annualmente autorizzati con concessione edilizia dai Comuni.

Un quadro d’insieme decisamente preoccupante, ben descritto da Tiziano Tempesta dell’Università di Padova, che osserva come le nuove abitazioni costruite dal 2000 al 2004 sono potenzialmente in grado di dare alloggio a circa 600.000 nuovi abitanti: se anche rimanessero costanti gli elevati tassi d’incremento demografico registrati negli ultimi anni per effetto dei nuovi fenomeni migratori, ci vorranno circa 15 anni per utilizzare tutte le case messe in cantiere.

Le uniche iniziative di ampio respiro a scala territoriale che sembrano destinate al successo – in sintonia spesso con le nuove complanari, tangenziali, raccordi anulari e camionabili finanziate dalle società autostradali per veder rinnovate le loro concessioni – sono quelle della grande speculazione immobiliare, finalizzate alla realizzazione – in luoghi sensibili del territorio regionale – di mega centri commerciali e per il tempo libero.

I casi più clamorosi – clicca qui per scaricare il dossier – sono quelli del faraonico progetto di "Euroworld" nel delta del Po, della "Città dei motori" , tra Verona e Mantova, di "Veneto City", tra Venezia e Padova nelle vicinanze della Riviera del Brenta. Progetti che spesso trovano convinti sostenitori tra gli amministratori regionali e che già oggi determinano tutta una serie di attese ed operazioni speculative sulle aree interessate o limitrofe e la progettazione di nuove infrastrutture di supporto, quali la camionabile prevista sul tracciato (o a lato) della mai completata idrovia Padova-Mare.

Legambiente Veneto

(tratto da Ecopolis, newsletter socio-ambientale di Legambiente Padova)

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