Fiumi di danaro made in China

La «questione cinese» preoccupa la Guardia di Finanza. Soprattutto quell’incomprensibile flusso di milioni di euro che annualmente viene spedito attraverso bonifici in Cina. Che fine fanno quei soldi? Da dove arrivano? Come sono stati guadagnati
La «questione cinese» preoccupa la Guardia di Finanza. Soprattutto quell’incomprensibile flusso di milioni di euro che annualmente viene spedito attraverso bonifici in Cina. Che fine fanno quei soldi? Da dove arrivano? Come sono stati guadagnati?

A Padova non esiste una Chinatown come quella di Milano, tuttavia sono sempre più numerosi i cittadini della Repubblica popolare che arrivano in città per lavorare e viverci. Persone che mensilmente inviando denaro in valuta italiana nel loro paese.

Ma ciò che preoccupa di più è l’incomunicabilità di un popolo molto chiuso e rispettoso delle proprie tradizioni e la poca visibilità delle attività con gli occhi a mandorla. Peculiarità che impediscono ai finanzieri di vederci chiaro.

Ieri mattina, durante la presentazione del bilancio dell’attività del 2006, il colonnello della Finanza Gaetano Rabuazzo ha sottolineato che tutte le attività cinesi sono sottoposte ad uno screening continuo da parte dei suoi uomini. Ma ancora qualcosa sfugge. Per esempio gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria del maggiore Antonio Manfredi e quelli della Compagnia di Padova del capitano Roberto Di Resta stanno cercando di capire da dove arriva tutto il denaro contante grazie al quale imprenditori cinesi comprano attività in città e in provincia e perché con la stessa frequenza montagne di euro vengano spedite in Cina. I militari hanno scoperto che imprenditori cinesi incaricano i loro dipendenti di effettuare bonifici ad una stessa società in Cina. Piccole somme alla volta, tanto per eludere le regole anti riciclaggio. Un esempio: sette cinesi che lavorano nel medesimo laboratorio di confezioni sono stati sorpresi in fila lo stesso giorno con in mano bonifici per importi variabili (ma sempre inferiori a quello dichiarabili per legge) in una banca. Bonifici il cui beneficiario era sempre lo stesso: una finanziaria in Cina.

Nel frattempo i finanzieri hanno anche scoperto alcune tattiche utilizzate dagli imprenditori cinesi per impossessarsi di zone precise della città. Se ad esempio interessa una strada, ma nessun negoziante italiano vuole vendere, si compra un qualunque negozio nei pressi pagandolo anche tre, quattro volte il suo valore. E viene aperta una rosticceria che da lì ad un anno esaspererà gli animi e gli italiani se ne andranno. Oppure gli imprenditori dagli occhi a mandorla acquistano i locali ai lati di quello che interessa. Che piano piano deciderà di mollare.

 Cinesi a parte, ieri il colonnello Rabuazzo ha anche distribuito il rapporto annuale del 2006. In totale i militari del comando provinciale, in dodici mesi hanno effettuato 1.381 verifiche e scoperto complessivamente imponibili non dichiarati e costi non deducibili per oltre 214 milioni di euro e violazioni all’imposta sul valore aggiunto per circa 79 milioni di euro. Inoltre sono stati individuati 83 evasori totali. Scoperti anche 133òavoratori in nero e irregolari. I controlli l’anno scorso hanno interessato anche le attività a progetto, per evitare che i «furbi» ne approfittino. Ma l’attività si è sviluppata anche nel comparto del rilevamento dei prezzi al consumo, dell’osservanza delle disposizioni normative sui saldi e le vendite straordinarie e sul settore delle accise. In questo campo i finanzieri hanno sequestrato 87.378 chili di oli minerali che erano stati sottratti al pagamento delle imposte. Importanti risultati sono stati ottenuti nell’attività di contrasto alle frodi comunitarie. Gli aiuti comunitari indebitamente richiesti o percepiti nel 2006 ammontano a 241.238 euro.

Per quanto riguarda la tutela dei marchi, sono stati effettuati 108 interventi, con la segnalazione di 105 violazioni, la denuncia di 118 persone e il sequestro di 148 mila prodotti contraffatti (settore della moda, dell’elettronica, dei beni di consumo e dei giocattoli).

Infine sul fronte della lotta allo spaccio degli stupefacenti, nel 2006 sono raddoppiati i chili di droga sequestrati. In totale la Guarda di Finanza di Padova ha posto sotto sequestro 167.000 grammi tra hashish, marijuana, cocaina, eroina e altre sostanze. Sono state fermate durante i dodici mesi 226 persone, di cui 56 sono state arrestate (per la maggior parte si tratta di albanesi), 36 sono state denunciate e 134 sono state segnalate al prefetto in quanto trovate in possesso di modiche quantità.

Ma questo è soltanto la punta di un iceberg.

Paolo Baron
(Il Mattino di Padova, 19 aprile 2007)   

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