Il dossier, che fa parte di una piu’ corposa indagine regionale che ha comportato l’analisi di migliaia di pagine e un lavoro di circa sei mesi, evidenzia una situazione complessivamente buona per il territorio padovano, ma non mancano i segnali di allarme e preoccupazione. ”I 22.500 controlli svolti in provincia dall’Arpav sulle acque ci restituiscono la foto di una rete di acquedotti che e’ in grado di fornire acqua potabile alle nostre tavole in tranquillita’. Non c’e’ stato nessuno sforamento dei limiti di legge – continua Businaro – ma ci sono comunque situazioni anomale e da sottolineare. Tra i 17 comuni della provincia presi in esame, a Montagnana la maglia nera per 4 parametri”.
Il confronto che emerge con le 12 acque minerali piu’ diffuse e conosciute nel Veneto, di cui solo 4 imbottigliate in regione, e’ impietoso, sottolinea Legambiente. Non ci sono vere ragioni per preferire l’acqua minerale a quella del rubinetto. Comparando infatti le acque di rete e quelle imbottigliate, emerge che lo ione di sodio, quello della particella solitaria della pubblicita’, e’ basso in tutte le acque analizzate salvo che a Vigonza, dove il dato e’ sopra la media, pur rimanendo al di sotto dei limiti di legge. Lo zolfo e’ ugualmente basso in tutte le acque, senza distinzione, salvo che a Montagnana, dove il dato e’ sopra la media, ma comunque inferiore ad almeno una marca di acqua imbottigliata.
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