Scritto e recitato con Simone Colombari, in scena dal 13 al 17 marzo alla Sala Umberto di Roma
Roma, 5 mar. “Lo spettacolo, nato inizialmente da una mia idea, ora è stato completamente riscritto, direi ‘rivoluzionato’, da me e da Simone Colombari che mi affianca in palcoscenico. Prima era sostanzialmente un concerto con alcune letture, ora ha un format più teatrale”. A spiegarlo è il protagonista Max Paiella, intervistato dalla AdnKronos in vista del debutto alla Sala Umberto di Roma dello spettacolo ‘Jannacci e dintorni’ sul cantautore milanese – cui è stata anche dedicata l’ultima edizione del Premio Tenco, dal titolo ‘Vengo anch’io’ – scritto a quattro mani e recitato con Simone Colombari.
Perché uno spettacolo proprio su Jannacci? “Mi sono ricordato che quando ero piccolo non lo capivo, Gaber già un po’ di più… Poi ho scoperto e amato questa sua vena comica e tragica allo stesso tempo – risponde Paiella – Basti pensare al testo di ‘El purtava i scarp del tenis’, all’apparenza un motivetto allegro ma che parla di un barbone che alla fine muore sotto il mucchio dei suoi cartoni…”.
Ma, prosegue Max, “anche ‘Vengo anch’io, no tu no’, il suo primo autentico successo popolare, anche grazie alla promozione che ne fece Renzo Arbore, affronta il tema dell’emarginazione e dell’esclusione sociale, sempre attualissimo. Riuscì persino a restare per un anno nella ‘Hit Parade’ di Lelio Luttazzi dopo l’ingresso a ‘Canzonissima’, da dove fu invece escluso il brano ‘Ho visto un re’, scritto da Dario Fo, perché ritenuto una satira troppo irriverente verso il potere”.
Cosa piace di più dell’artista Enzo Jannacci all’artista Max Paiella? “Il suo essere estremo, sia nel divertimento che nella tragedia, senza usare filtri – risponde – Lui utilizza la comicità anche per parlare del dolore. Si può citare come esempio il testo di ‘Se me lo dicevi prima’: a chi replica ‘Eh, se me lo dicevi prima’ risponde ‘Ma io sto male adesso!’ per concludere ‘Guarda che di te e degli altri, a tutta questa gente qua, ecco, non gliene frega niente’…”.
Soprattutto, aggiunge l’attore, “mi piace questa sua concezione dell’artista come un saltimbanco, si nasce e si vive e si muore da saltimbanchi, intendendo con questo termine il ruolo di chi in qualche maniera spiega l’essere umano al genere umano, se vogliamo usare un gioco di parole, affrontando sia i suoi tratti tragici che quelli divertenti, toccando varie forme di comicità, dal registro ironico al sarcastico, e descrivendo la realtà anche in modo surreale senza rinunciare al realismo”, conclude Max Paiella prefigurando altri spettacoli simili a ‘Jannacci e dintorni’, “magari proseguendo con Paolo Conte”, anticipa.
(di Enzo Bonaiuto)
(Adnkronos)