09 febbraio 2024
(Arv) Venezia 9 feb.2024 – “Il discorso del presidente Mattarella oggi al Quirinale segna una importante svolta nella riflessione che la Giornata del Ricordo impone a tutti: evitare le strumentalizzazioni”, contestualizzare lo scenario in cui, per usare le stesse parole del presidente della Repubblica, l’unica colpa delle vittime infoibate, giustiziate, morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, fu semplicemente quella di essere italiani”. Così Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, presente a Roma alla cerimonia al Quirinale in occasione del Giorno del Ricordo in rappresentanza del Veneto. “La cessione alla Jugoslavia dell’Istria e di parte della Dalmazia terre che per secoli erano state parte integrate della Repubblica di Venezia fu il prezzo pagato dall’Italia per la sconfitta nel Secondo Conflitto Mondiale, mentre l’oblio e il silenzio su quanto accadde, gli assassini, gli infoibamenti, la deportazione nei gulag titini e sulle stragi come quella di Vergarolla, fu il costo imposto dalla realpolitik postbellica che vedeva in Tito un antagonista a Stalin, alternativo e critico del sistema del patto di Varsavia. Certo – continua Ciambetti – anche in Italia il silenzio conveniva al Pci di Togliatti e non a caso il presidente Mattarella oggi ha parlato di un muro di silenzio e oblio, un misto di imbarazzo e opportunismo politico, che non a caso ha iniziato a sgretolarsi dopo il crollo del Muro di Berlino. Le parole del capo dello Stato sono state chiare anche nel riferimento alla realtà contemporanea e ai nostri giorni – conclude Ciambetti uscendo dal Quirinale – quando la nostra realpolitik ci spinge a non pensare alla pulizia etnica nel Karabakh o nel Darfur. Tra gli antidoti al male che serpeggia anche in Europa, come vedemmo appunto nei Balcani, c’è lo studio e la conoscenza di quanto accadde: questo è il Giorno del Ricordo, far tornare al nostro presente un passato tanto amaro e doloroso per esuli e profughi, quanto vergognoso per altri e per gli strateghi del silenzio: dobbiamo fare i conti fino in fondo con la nostra storia”