PIÙ PRODUZIONE, INNOVAZIONE ED EXPORT: IL MANIFESTO DI PRANDINI PER I PROSSIMI 5 ANNI

PIÙ PRODUZIONE, INNOVAZIONE ED EXPORT: IL MANIFESTO DI PRANDINI PER I PROSSIMI 5 ANNI

Più produzione, più reddito agli agricoltori, più innovazione, più filiere e soprattutto più Europa e internazionalizzazione.

La Coldiretti che “riparte” dal neo rieletto presidente Ettore Prandini ha presentato, in occasione dell’assemblea elettiva che si è svolta il 20 dicembre a Palazzo Rospigliosi, la sfida del prossimo quinquennio. Con il presidente e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, un parterre d’eccezione: il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, l’ad di Enel, Flavio Cattaneo, il presidente dell’Agenzia Ice, Matteo Zoppas, l’ad di Italgas, Lorenzo Dell’Orco, l’ad di Gse, Vinicio Mosè Vigilante, il presidente di Open Fiber, Paolo Ciocca, il preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Antonio Gasbarrini, il direttore generale di Energy Evolution Giuseppe Ricci, l’ad di Cai Gianluca Lelli, l’ad di Bf Internazional, Federico Vecchioni, l’ad di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia e il direttore del Centro studi Divulga Felice Adinolfi.

La strategia della Coldiretti prosegue sulla  linea che ha portato a incassare importanti risultati, in primis aver portato fuori dal cono d’ombra il settore. Ma Coldiretti non si ferma e punta a obiettivi più ambiziosi. Rendere ancora più centrale l’agricoltura non solo all’interno dell’Italia, ma in Europa e nel mondo. Da qui il rafforzamento della presenza a Bruxelles dove la maggiore organizzazione agricola vuole diventare il “pungolo” del confronto politico. Nella Ue – ha detto Prandini – non ci siamo stati e dunque dare la colpa agli altri per le cose che non vanno è riduttivo. Il nostro paese non ha nulla da invidiare a Francia e Germania. E grazie anche all’azione Coldiretti sono stati raggiunti molti risultati. Dopo il Covid c’era un settore ritenuto marginale che rischiava di scomparire, il florovivaismo. “Se Coldiretti non si fosse spesa per ottenere il taglio della fiscalità avremmo perso il settore”. Un lavoro incessante anche sul RepowerUe e sul Pnrr che ha consentito di ottenere nella rimodulazione un aumento significativo delle risorse. E poi la battaglia per contrastare le direttive su fitofarmaci ed emissioni che potevano davvero compromettere il futuro del settore in Europa. Con Coldiretti è stata avviata una nuova narrazione di quello che l’agricoltura rappresenta. Sullo spinoso capitolo delle emissioni, centri di ricerca e università hanno evidenziato come stanno veramente le cose. Nella Ue c’è stata una flessione del 23% delle emissioni di gas che sono invece cresciute del 47% in Brasile, del 25% in India e del 7% negli Stati Uniti. “Come Coldiretti – ha detto Prandini – ci siamo battuti con forza per affermare il principio della reciprocità”. Ok all’ambiente, ma non in una logica oscurantista della Ue che con le direttive proposte avrebbe solo ottenuto di ridurre almeno del 30% la capacità produttiva del 27. E mentre l’Europa produce il 6/8% delle emissioni, delocalizzando le produzioni perse in Europa il risultato sarebbe stato di aumentare le importazioni e l’inquinamento globale.

L’agricoltura italiana vuole fare ancora meglio con lo sviluppo delle agroenergie. “E anche sulle agroenergie – ha ribadito il presidente – abbiamo posto una questione rilevante: bene l’autoconsumo ma perché non consentire anche la vendita?” Sembrava una mission impossibile e invece Coldiretti ha fatto centro anche su questo. E una spinta sul fronte delle rinnovabili arriverà anche dal corposo pacchetto di accordi firmato con Eni, Enel, Italgas e Gse.

Per Prandini una priorità è poi l’innovazione: gli investimenti in agricoltura 4.0, dai droni alla precision farming, dai satelliti all’utilizzo dei dati sono aumentati negli ultimi 4 anni del 2.300%. La narrazione di un’agricoltura diversa da quella che ha ferito in questi ultimi anni il settore. Come quella che lo ha messo sul banco degli imputati. “L’agricoltura – ha chiarito ancora una volta Prandini – è presidio e custode del territorio, non nemico dell’ambiente”. E un contributo arriverà dalle agroenergie. “Siamo favorevoli a politiche per l’ambiente – ha chiarito – ma diciamo no alla logica oscurantista dell’Unione europea che con le direttive che siamo riusciti ad arginare avrebbe creato le condizioni per un taglio del 30% della capacità produttiva europea”. Anche per quanto riguarda le regole green Coldiretti si appella alla reciprocità” quello che vale nella Ue deve valere anche nei confronti dei Paesi da cui importiamo”. Così come per Coldiretti è fondamentale la reciprocità sociale. Abbiamo voluto con forza una legge contro il caporalato, ma diventa poi concorrenza sleale per le imprese che rispettano le regole l’importazione di prodotti agricoli da Paesi in cui c’è addirittura lo sfruttamento minorile. E per questo anche negli accordi di libero scambio bisogna tener conto di queste regole.

In primo piano anche le infrastrutture, se non si investe nella portualità l’Italia perderà una grande occasione nel Mediterraneo. Sul Piano Mattei, che coinvolge molti paesi che si affacciano proprio sul Mediterraneo, “siamo stati lungimiranti, abbiamo compreso che la possibilità di crescita dell’Africa passa dall’agroalimentare”. La lungimiranza che ha condotto Coldiretti a ingaggiare una dura battaglia contro i cibi realizzati in laboratorio e che ha portato al varo di una legge unica nel mondo. Un modello già copiato dalla Francia e a cui – ha annunciato il ministro Lollobrigida – è pronta ad accodarsi l’Austria. E presto sarà presentato alla Commissione un documento comune.

Visione e lungimiranza, questa la forza dell’organizzazione agricola.

Bisogna continuare a far volare il nostro calabrone, il messaggio di Gesmundo che ha ricordato come la Coldiretti sia diventata un grande blocco sociale, portatore di interessi che realizza un connubio tra produttori e consumatori, ma anche una grande macchina che produce prossimità e inclusione. E infine un chiarimento “non siamo una forza filogovernativa, abbiamo una cultura di governo. Il nostro compito è parlare con gli esecutivi”. Un’altra caratteristica è la gratitudine. Se arrivano risposte attese da anni lo riconosciamo. Ma sulle battaglie nessun arretramento:” contro i contadini non si vince e non si governa”.

“Insomma la Coldiretti non è solo un’organizzazione che rappresenta le istanze del mondo agricolo, ma un laboratorio di idee e strategie” e questo lo ha affermato il ministro dell’Agricoltura.

(Coldiretti Veneto)