Salario minimo, Cifa: “Contrattazione collettiva di qualità a sostegno di imprese e lavoratori “

(Adnkronos) – Sì alla terza via, quella della contrattazione collettiva di qualità, la sola che può sostenere davvero la crescita delle imprese e, al contempo, promuovere lo sviluppo professionale e culturale delle persone, la loro domanda di tutele e di sicurezza, il loro benessere complessivo. Questo il messaggio lanciato dal webinar organizzato da #IlLavoroContinua, il nuovo centro studi dell’associazione di imprese Cifa.
 

“Dobbiamo augurarci – ha spiegato il presidente dell’associazione di imprese Cifa, Andrea Cafà – che si vada verso una riforma che vada a stabilire quale contratto collettivo applicare e chi possono essere i soggetti che possono stipulare accordi collettivi. La preoccupazione è che in assenza di una norma chiara e che dia certezze si generi molto contenzioso e credo che questo non convenga a nessuno. Quindi auguriamoci che ci sia una legge che dia gli standard minimi di qualità che un contratto collettivo deve avere per essere leader e di qualità e poi individuare bene i soggetti che possono stipulare i contratti collettivi nazionali aziendali”. 

“Immagino – ha sottolineato – che possono essere quei soggetti che negli anni, come Cifa e Confsal, abbiamo saputo costruire una bilateralità che dia risposte ad imprese e lavoratori, una bilateralità come fondi interprofessionali che finanziano la formazione continua dei dipendenti delle imprese, una bilateralità come i fondi sanitari che danno servizi sanitari ai dipendenti delle imprese e, in alcune circostanze ai parenti dei dipendenti, fondi pensione cioè quei soggetti che negli anni hanno saputo dimostrare di organizzare servizi reali ed efficaci per imprese e lavoratori”. 

E proprio il segretario generale del sindacato Confsal, Angelo Raffaele Margiotta ha infatti ricordato “tre semplici proposte per arrivare alla minima dignità economica che deve derivare dal lavoro, cioè dal cosiddetto salario minimo. Prima detassare completamente i redditi base, cioè quelli al di sotto dei 9 euro. Seconda che ciascun contratto collettivo depositato al Cnel prima di poter essere applicato deve ricevere un visto di conformità, standard minimi sia giuridici che economici da parte del Cnel. La terza proposta è quella di non fare nel Codice degli appalti menzione del contratto di riferimento, ma fare sì che in tutti gli appalti vengano scorporati il costo del lavoro e del personale in riferimento ad una paga nominale pari al minimo contributivo che viene fissato ogni anno per legge che è 8 euro e 50 centesimi”. 

Il docente di Diritto amministrativo all’Università di Chieti e di Pescara, Paolo Cacciagrano ha ricordato che da uno studio Ocse risulta che “il salario minimo legale non genera inflazione in maniera proporzionale. Nel settore privato, in un’ottica di continuità perché un contratto di appalto è un contratto di durata abbiamo verificato quali sono le ipotesi e soprattutto le proposte che un professionista può attuare sia dal lato del committente che dell’appaltatore al fine di mantenere la continuità contrattuale e ristabilire un sinallagma violato. Mentre nel settore pubblico abbiamo visto qual’è la nuova disciplina del contratto degli appalti pubblici, quindi l’articolo 9 che sostanzialmente preserva questo equilibrio contrattuale di fronte a eventi straordinari ed imprevedibili”. 

“Cercare di arrivare a considerare – ha sottolineato – una politica salariale al ribasso che ha avuto un effetto negativo sulla crescita. L’auspicio è una norma illuminata per ottenere un risultato tangibile per i lavoratori”. 

“Abbiamo tentato di parlare – ha chiarito l’avvocato giuslavorista Fabrizio Di Modica – di quello che si riesce ad estrapolare dalle sentenze di ottobre della Corte di Cassazione e da quello che dice la giurisprudenza di merito tenendo fuori la politica. Parlare oggi di salario minimo, di salario minimo legale e costituzionale è sicuramente appannaggio della politica, ma per gli operatori del settore è importante sapere come tutte queste idee si concretizzino in un contenzioso che poi porta a delle sentenze. E per noi operatori è importante perché ci dà un orientamento che poi può anche arrivare alla politica come il senso pratico delle idee che si cerca di mettere in campo”. 

Il giudice del lavoro Giuseppe Tango ha rilevato che “il salario minimo è un tema complesso. Si rischia di creare un caos e la soluzione potrebbe essere quella di istituire un osservatorio per individuare parametri contrattuali certi e predefiniti”.  

Per il presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo, Antonio Alessi, “la contrattazione riveste un’importanza fondamentale, bisognerebbe trovare delle soluzioni che non pesino sulle grandi imprese, anche perché le grandi realtà imprenditoriali hanno la possibilità di ammortizzare gli eventuali costi. Partendo dalla base dell’etica contrattuale possiamo portare a casa ottimi risultati”. 

 

 

(Adnkronos – Lavoro)

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