Saronni alle società di ciclismo: “Basta allenare i giovani come professionisti, li allontana dallo sport”


L’ex campione del mondo: “Continuando così domani non avremo grandi campioni. Basterebbe copiare da Danimarca e Slovenia”
Roma, 13 nov. “I giovani spesso si allontanano dal ciclismo perché in molti già nelle categorie minori vengono sottoposti a stress non necessari: il ciclismo è uno sport di fatica e di sacrificio, ma i giovani hanno bisogno soprattutto di divertirsi. Dal mio punto di vista non si possono copiare i professionisti quando si allenano i giovani perché organizzarli in modo esasperato li porta ad allontanarsi dal movimento e se oggi non abbiamo giovani che si appassionano al ciclismo, domani non avremo grandi campioni”. Lo dice l’ex campione del mondo di ciclismo Beppe Saronni, intervistato dal sito specializzato Bikeitalia.it in vista della “Campus Bike Convention: la scienza applicata al ciclismo” il 2 e 3 dicembre a Bologna. in cui sarà relatore proprio sul tema giovani e ciclismo.
“Investire nello sviluppo della pratica sportiva nei nostri giovani è molto importante, non solo per creare dei campioni, ma per creare delle generazioni sane che ci costeranno meno in sanità nel futuro e ci daranno delle soddisfazioni in giro per il mondo. Basterebbe copiare dai più bravi -dice Saronni-, gli esempi più ovvi da seguire sono la Danimarca e la Slovenia che hanno sfornato campioni come Vingegaard e quel ragazzo terribile che risponde al nome di Tadej Pogacar: i loro paesi di origine hanno saputo coniugare la sicurezza sulle strade con corrette politiche di avvicinamento dei giovani allo sport”.
“Ma oggi vale la pena prendere ad esempio anche alcuni paesi arabi come gli Emirati Arabi e altri paesi del Golfo Persico, in cui vengono spese grosse risorse negli sport, soprattutto nel ciclismo, semplicemente per dare un esempio e un modello sano alle nuove giovani generazioni. Perché con la promozione dell’attività sportiva promuovono una società più sana in cui i giovani imparano le basi di una corretta alimentazione e a utilizzare il proprio corpo per combattere l’insorgere di eventuali malattie future dettate dalla sedentarietà”.

(Adnkronos)