Cambio ora solare 2023, cosa succede al corpo? Ecco gli effetti


L’immunologo Minelli: “Incombono disturbo affettivo stagionale e mini jet-lag”
Roma, 27 ott. (Adnkronos Salute) – Nella notte tra sabato 28 ottobre e domenica 29 sposteremo indietro le lancette dell’orologio di 60 minuti, riportandoci verso l’ora solare. “Guadagneremo un’ora di luce in più al mattino ma, salutando l’ora legale, il buio arriverà prima. Dunque, potrà essere forse un po’ triste pensare alla fine della bella stagione quando realizzeremo che sono solo le 4 del pomeriggio. Tanto più dovendo fare i conti pure con il rischio del ‘disturbo affettivo stagionale’ o ‘Sad’ e anche con un ‘mini jet-lag'”. A fare il punto per l’Adnkronos Salute sull’arrivo dell’ora solare è l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata.
Il Sad “sarebbe pronto ad incombere nei mesi invernali con le sue scarse dotazioni di metionina e serotonina, ma – osserva l’esperto – il nostro organismo alla fine saprà trovare le giuste soluzioni per raggiungere nuovi livelli di adattamento. E, d’altro canto, non possiamo fare altro che riprovare per crederci”.
“Da anni – ricorda Minelli – s, specie da quando . Ma se l’introduzione dell’ora legale perdurante per l’intero anno può avere benefici in termini di risparmio energetico, potrebbe non essere così conveniente in termini di salute”, avverte lo specialista.
“Fin dagli anni ’30 – spiega – si è fatto strada nel lessico medico ordinario il termine ‘omeostasi’ per indicare l’insieme di processi neuro-endocrini, immunologici o metabolici che l’organismo mette in atto al fine di compiere in maniera corretta le proprie funzioni e così mantenere un buono stato complessivo di salute. Possono intervenire, tuttavia, delle sollecitazioni ambientali in grado di alterare le ordinarie attività fisiologiche, posizionandole su nuovi livelli di adattamento proprio in risposta alle sfide dell’ambiente. Tale condizione che, in antitesi all’omeostasi, qualcuno ha chiamato ‘allostasi’, può essere gradualmente sostenuta dall’organismo attraverso specifici processi di accomodamento per poi essere funzionalmente adottata. Ma, nel caso in cui le variazioni dovessero eccedere i limiti omeostatici, il loro sovraccarico potrebbe condurre ad importanti conseguenze patofisiologiche: dall’ipertensione arteriosa alle variazioni della permeabilità intestinale, ad un’alterata disponibilità di cortisolo”.
“Un classico esempio di stato allostatico – chiarisce l’immunologo – può essere il ‘jet-lag’, da intendersi come il risultato di una mancata corrispondenza tra i ritmi circadiani di una persona e l’ora del giorno nel nuovo fuso orario. Durante i primi giorni, dopo un volo verso un nuovo fuso orario, i ritmi circadiani sono ancora abituati all’ora del luogo di partenza. Ciò che può influenzare l’umore, la capacità di concentrazione, le prestazioni fisiche e mentali. I sintomi del jet-lag – spiega Minelli – non sono universalmente declinabili in modo omogeneo, potendo variare da persona a persona e potendo essere di volta in volta diversi anche nella stessa persona. Classicamente, coloro che subiscono il jet-lag sperimentano almeno uno dei seguenti disturbi: turbe gastrointestinali; ridotto interesse per il cibo e l’alimentazione; umore deflesso e ansia; stanchezza, mal di testa, incapacità di concentrazione, irritabilità; scarso rendimento nell’esecuzione dei compiti fisici e mentali durante la nuova giornata; e poi sonno scarso con grande difficoltà ad addormentarsi alla solita ora della notte, insonnia lacunare e risveglio precoce”.
Il fattore esposizione alla luce, prosegue l’esperto, “può incidere sui ritmi circadiani umani. Alcuni studi suggeriscono che, all’arrivo in un luogo con un nuovo fuso orario, il ritmo circadiano, evidentemente influenzato dall’orario vigente nel luogo di destinazione, possa adattarsi più favorevolmente alle nuove situazioni ambientali nel caso in cui si raggiunga la destinazione in momenti serali della giornata, quando vi è buio. Sembra – conclude Minelli – che l’ora solare, con un maggior numero di ore di buio nella serata, sia più affine al nostro orologio biologico, favorendo un riposo qualitativamente più adeguato grazie anche alla naturale produzione di melatonina che viene sintetizzata quando è buio e che, com’è noto, aiuta a dormire. Ed è ovvio che una migliore qualità del sonno assicuri una maggiore concentrazione, sia sul lavoro che nella vita quotidiana”.

(Adnkronos)