Pubertà precoce, aumento di casi durante covid: lo studio

(Adnkronos) – Aumento di casi di pubertà precoce, in particolare tra le bambine, nei 2 anni caratterizzati dalla pandemia covid tra il 2019 e il 2021. E’ il quadro delineato dallo studio che l”Irccs G. Gaslini di Genova ha pubblicato sul ‘Journal of the Endocrine Society’ di agosto, esaminando i dati di 133 ragazze sospettate di essere in pubertà precoce da gennaio 2016 a giugno 2021. 

“L’analisi – spiega Mohamad Maghnie, direttore Uoc Clinica pediatrica ed Endocrinologia dell’istituto e responsabile scientifico del lavoro – si è concentrata in particolare sui cambiamenti nello stile di vita durante i periodi di lockdown, rivelando che negli ultimi anni è stato osservato un lento aumento di casi di pubertà precoce, in particolare nelle bambine, con un’estrema ‘impennata’ proprio negli ultimi 2 anni tra Covid-19, pandemia e lockdown. Questo fenomeno è stato segnalato da molti centri di diversi Paesi”.  

 

La pubertà precoce (Pp) consiste nella comparsa di segni di sviluppo puberale prima dell’età di 8 anni per le femmine e di 9 anni per i maschi. Oltre a un disagio psicologico e relazionale nel bambino, può contribuire ad aumentare il rischio nel corso degli anni di sviluppare patologie quali diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore dell’apparato riproduttivo. Prima della pandemia la pubertà precoce colpiva appena un bambino su 10mila. La pubertà precoce è 10 volte più comune nelle bambine che nei bambini, anche se le ragioni di questa differenza sessuale sono ancora misteriose. Lo scopo dello studio è stato valutare l’incidenza della pubertà precoce centrale idiopatica (Icpp) nelle femmine durante la pandemia di Covid-19 in Italia rispetto all’incidenza della Pp valutata nei 4 anni precedenti. E’ stata anche investigata la possibile relazione tra l’aumento di incidenza della Pp e il cambiamento dello stile di vita legato alla pandemia.  

“Durante la pandemia – riferisce Daniela Fava della Clinica pediatrica ed Endocrinologia, prima firmataria dell’articolo con Carlotta Pepino, specializzanda in Pediatria all’università di Genova – il numero delle bambine che abbiamo valutato per sospetta pubertà precoce è aumentato di quasi l’80% rispetto ai 4 anni precedenti, e la percentuale di bambine a cui è stata diagnosticata la pubertà precoce rapidamente progressiva (Rp-Icpp) è stato del 30% più alto durante il periodo pandemico. Prima della pandemia, solo il 41% delle ragazze indirizzate al nostro istituto per sospetta pubertà precoce presentava una forma rapidamente progressiva, ma durante la pandemia la percentuale è salita al 53,5%”. 

 

Tra i possibili fattori scatenanti di questo fenomeno – evidenzia lo studio – è stato riscontrato un Bmi (indice di massa corporea) più elevato nelle ragazze con diagnosi di pubertà precoce rapidamente progressiva durante la pandemia, sebbene non statisticamente significativo. Questi dati sono in linea con il trend di aumento di peso registrato negli ultimi anni nei bambini. Un rapido aumento del peso corporeo è associato all’avanzamento dello sviluppo puberale e un aumento della massa grassa corporea, in particolare del grasso viscerale, sembra svolgere un ruolo importante in questo senso. I cambiamenti nelle abitudini quotidiane durante la pandemia, dunque, secondo gli autori potrebbero aver modificato la composizione corporea in termini di distribuzione del grasso, anche senza causare un aumento significativo del Bmi: tra le pazienti visitate durante i primi 15 mesi della pandemia, quasi il 90% aveva interrotto ogni attività fisica. 

“Abbiamo anche osservato – sottolinea Maghnie – un uso prolungato di dispositivi elettronici, che potrebbe aver influenzato i tempi di sviluppo puberale attraverso fattori diretti e indiretti. Le bambine con diagnosi di pubertà precoce durante il periodo pandemico hanno mostrato una media di 2 ore giornaliere in più, rispetto al periodo precedente, trascorse utilizzando dispositivi elettronici, e 88,5% di queste hanno interrotto l’attività fisica programmata che svolgevano prima della pandemia. Nessuna bambina aveva avuto il Covid-19 prima della diagnosi di Rp-Icpp”.  

“Il forte picco di nuove diagnosi di pubertà precoce idiopatica rapidamente progressiva in coincidenza con la pandemia è un fenomeno importante – commenta il primario – I bambini sono diventati meno attivi fisicamente e i tassi di sovrappeso e obesità, così come lo stress, sono aumentati durante la pandemia. L’attenzione su questo fenomeno ancora in gran parte misterioso è anche legato alle ricerche che hanno messo in relazione la pubertà precoce con il possibile un aumento del rischio di malattie cardiometaboliche, depressione e altri problemi di salute mentale nella vita adulta. Inoltre, l’età precoce del menarca è un fattore di rischio accertato per il cancro al seno e altre forme di tumore estrogeno dipendenti”. 

(Adnkronos – Salute)

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