Caro energia, prezzo rottame, decarbonizzazione: le sfide dell’industria del vetro

La produzione del vetro cavo rimane di segno positivo (+1,5% rispetto al 2021), aiutata dal successo dei prodotti del Made in Italy

Roma, 7 lug. Per un settore energy intensive come quello del vetro, il 2022 è stato un anno complesso condizionato fortemente da caro energia, inflazione, coda lunga della pandemia, prezzo del rottame di vetro che è salito di oltre 10 volte nell’ultimo anno e che sta spingendo le vetrerie al ritorno alle materie prime vergini. Nonostante questi fattori negativi la produzione del vetro cavo è restata di segno positivo (+1,5% rispetto al 2021), aiutata dal successo dei prodotti del Made in Italy, mentre quella del vetro piano colpita dalla crisi dell’auto (-9,7% le immatricolazioni rispetto al 2021) e nonostante il boom delle ristrutturazioni edilizie, ha registrato un -3%.
In attesa di una politica energetica europea e di interventi strutturali sui prezzi dell’energia – segnala Assovetro, l’Associazione degli industriali del vetro aderente a Confindustria, in occasione dell’Assemblea annuale – le misure per mantenere la competitività del settore vetro passano dall’estensione del meccanismo del Crediti di Imposta che possono aiutare, in questa fase recessiva, anche il cammino verso la decarbonizzazione, all’avvio di interventi quali la gas release e l’electricity release per il sostegno alla realizzazione di impianti rinnovabili da parte dei consumatori industriali.
L’Assemblea ha esaminato le emergenze attuali e le sfide che pone il futuro per una industria che conta 68 aziende, 102 siti produttivi, oltre 6.600 occupati diretti ed è la seconda manifattura europea, la prima per i contenitori.
“Nonostante un anno particolarmente difficile – ha dichiarato Marco Ravasi, presidente di Assovetro – l’impegno dell’industria del vetro continua a concentrarsi nel potenziamento della catena dell’economia circolare, oggi purtroppo messa a rischio dal costo insostenibile del rottame e nella sfida della decarbonizzazione. Molte aziende hanno annunciato piani di riduzione sostanziale delle emissioni già al 2030, cui dovranno corrispondere, massicci investimenti in tecnologie. Le più promettenti per decarbonizzare il settore sono l’idrogeno verde, la cattura della CO2, l’utilizzo del vettore elettrico nei forni che oggi pone, però, un problema di infrastrutture soprattutto di trasporto dell’energia elettrica”.
L’energy switch da gas a elettricità farebbe passare, infatti, il settore vetrario italiano da un assorbimento di energia elettrica di circa 500 MW costanti a circa 2 GW e il fabbisogno di impianti di produzione di energia elettrica verde per il settore dovrebbe essere di 16 GW di impianti fotovoltaici, di cui circa 11 GW per l’elettrificazione dei siti vetrari e 5 per la decarbonizzazione dei consumi attuali. Sul fonte europeo Assovetro è impegnata su due provvedimenti in itinere: la revisione della direttiva Emission Trading che prevede una contrazione significativa dei crediti gratuiti di carbonio concessi alle industrie e il regolamento imballaggi che si focalizza sul riuso, una sfida questa, che deve rimodulare le abitudini dei consumatori, la logistica e la creazione di nuovi modelli di business.
I NUMERI – Vetro Cavo: produzione 4,773 mln tons (+1,5%), import 1,299 mln tons (+11%), export 615 ktons (-0,3%). In particolare per le bottiglie la produzione è stata di 4,104 mln tons (+1,8%), l’import di 940 ktons (+11,3 %) e l’export di 322 ktons (-4,4%). Vetro Piano: produzione 1,15 mln tons (-3%), import 149 ktons (-2,5 %), export 308 ktons (+2%). Filati: produzione 104 ktons (-0,6%), import 172 ktons (-28 %), export 47 ktons (-48%).

(Adnkronos)